Nel 2004 nacque la scuoletta degli “ambrosoliens” con i primi sei bambini audiolesi. Justine Baginyo accettò di essere la prima insegnate della scuola “P. Giuseppe Ambrosoli”. Era una maestrina vivace e ricca d’iniziative. Da qualche tempo collaborava con noi in parrocchia e nel territorio della missione di Rungu, facendo parte della Commissione per lo Sviluppo. Con lei avevamo creato il gruppo del “Afed” (aiuto alle donne in difficoltà) per le ragazze madri bisognose di sostegno, con cui iniziammo dei campi comunitari, dei corsi di alfabetizzazione e di taglio e cucito. Era una buona animatrice e sentivo che poteva essere ben motivata e preparata per l’impegno con i bambini sordomuti. Andò a Butembo, dove i Fratelli Assunzionisti avevano una scuola per ragazzi sordomuti. Ci rimase un anno apprendendo il linguaggio dei segni e la pedagogia da seguire per aiutare questi bambini. Ritornò da Butembo ancor più gasata, decisa e ricca di nuove idee e di progetti.
Il numero degli allievi era in crescita, scelsi nuovi insegnanti, e nominai Justine come prima direttrice della scuola. Purtroppo, qualche anno più tardi Justine ebbe un incidente di moto che ebbe lunghi strascichi. Pochi mesi dopo si ammalò gravemente dovette ritirarsi dall’impegno di direttrice. La malattia durò quattro anni e la portò alla morte.
Tenuto conto che noi comboniani lasciavamo la missione di Rungu consegnandola al clero diocesano, il Coe (Centro di Orientamento Educativo, di Barzio LC), che a Rungu già dirigeva e gestiva una scuola elementare e una scuola materna, accettava di assumere la responsabilità della scuola per sordomuti. Nadia e Georgine furono d’accordo di nominare il maestro Mersi Nestor come nuovo direttore.

Andando a Rungu per aiutare a risolvere i problemi di un pozzo ho avuto il piacere si rivedere gli allievi dell’ESMA (Ecole Sourd Muets Ambrosoli), così ho colto l’occasione per intervistare il direttore Merci.

♦  Direttore cosa mi racconti delle tue origini?

Mi chiamo Mersi Endiciele Nestor e sono originario del villaggio di Amadi, come mio “fratello minore” che fu discepolo di P. Paolo Tabarelli, e che tutti conoscono come “Amadi”. Eravamo in quattro: tre fratelli e una sorella. Purtroppo la Sorella che era la nostra “Yayà” (sorella maggiore) è morta. Mio fratello maggiore è infermiere qui nell’Ospedale di Rungu, che fino a pochi anni or sono era diretto dal COE. Mentre l’ultimo dei fratelli è insegnante nel nostro villaggio per stare accanto alla mamma rimasta vedova. Terminate le scuole superiori, sono giunto a Rungu, ospitato dalla nostra accogliente e generosa “sorella maggiore” Maria Madjka, conosciuta come “Marie du Centre”.

♦  Mersi quando è iniziato il tuo impegno con l’Esma?

La direttrice Justine mi propose d’entrare nell’insegnamento per gli audiolesi “Ambrosoliens”. Ero perplesso perché non avrei saputo da dove iniziare, ma Justine sapeva convincere e appoggiare. Mi sono buttato nell’avventura iniziando nel 2009, ma l’anno seguente, seguendo il percorso formativo già collaudato da Justine e di Denise, sono stato inviato a Butembo per prepararmi a questo particolare impegno, apprendendo il linguaggio dei segni e i sistemi pedagogici adatti ai bambini sordomuti. La scuola dei sordomuti di Butembo a quel tempo aveva una settantina di allievi. Oggi anche l’ESMA è agli stessi livelli con una settanta e più allievi.

Che prospettiva c’è per chi termina le elementari?

Con il COE seguiamo anche quelli che hanno terminato il ciclo che voi in Italia chiamate le “elementari”, e che continuano con corsi di formazione di falegnameria per i ragazzi e di taglio e cucito per le ragazze. Questi ragazzi hanno terminato le elementari con gli esami dettati dal ministero nazionale dell’istruzione, sotto gli occhi degli ispettori inviati per l’occasione e sono tutti stati promossi, ma una “pagella” anche se ottima non basta per far fronte alle sfide della vita. Abbiamo scelto dei buoni insegnanti per i due Atelier e i risultati sono apprezzati da tutti. La gente acquista i loro prodotti sia di falegnameria sia di sartoria. I ragazzi e le ragazze ne sono giustamente orgogliosi.

♦  Certamente il Coe si preoccupa anche per il futuro degli ex-ambrosoliens. Quali sono le nuove idee?

E’ importante che i ragazzi sappiano trovare posto e farsi valere nella società. Una bella iniziativa fresca fresca del Coe è di fornire chi termina i corsi professionali dei mezzi necessari per garantirsi un lavoro e guadagnarsi da vivere. Per ogni ragazzo ci saranno gli attrezzi necessari per lavori di falegnameria e per ogni ragazza una buona macchina per cucire. Lisetta giunta da poco dall’Italia sta facendo gli acuisti delle attrezzature consegnandole ai ragazzi. Queste iniziative sono un ulteriore peso economico per il COE. Qualche Santo verrà in aiuto.

♦  Come ti trovi con la direzione di una scuola per audiolesi, in questo grande Paese, dove i problemi educativi non mancano?

Mi sono trovato subito a mio agio, in primo luogo perché è stato il mio primo impegno come insegnante, quindi ho dovuto buttarmi a capo fitto, poi perché Justine mi ha introdotto, sostento e aiutato come una sorella maggiore. Lei era sempre entusiasta, gasata e piena d’iniziative nuove, amava il suo lavoro e i bambini. Mi ha preparato a occupare il suo posto.

♦  Quali difficoltà trovi nell’insegnamento per questi bambini meno fortunati?

La prima difficoltà riguarda i parenti dei bambini. Quando i bambini sono accolti alla scuola, e ancor più per quelli che restano in “internato” (convitto), la maggior parte dei parenti non si occupa di loro e non procurano loro neanche le cose semplici e meno costose come i quaderni e le bic. Dobbiamo avere molta riconoscenza verso il COE, che si fa carico delle spese per supplire al disinteresse dei parenti anche in questi tempi difficili. Fornire tutti i bambini del necessario e anche garantire loro cibo, assistenza ventiquattrore su ventiquattro e anche assistenza sanitaria in caso di bisogno, ricade sulle spalle del Volontarie del COE. Il peso economico è rilevante e mette a dura prova le possibilità dell’Associazione. Ci preoccupiamo di formare i genitori facendo leva su quelli più sensibili che desiderano essere aiutati nel rapporto con i figli audiolesi e sono disposti a collaborare anche per un cammino verso l’autofinanziamento della scuola e convitto. Gli insegnati e sorveglianti e le mamme della cucina, sono pagati dallo Stato. Qui si dice che “sono meccanizzati”, ma non tutti entrano in questa categoria. Di questi ultimi fuori dalla “meccanica statale” si preoccupa il COE.

♦  Che altro aiuto avete della parte delle autorità?

Siamo noi che dobbiamo aiutare le autorità e gli ispettori che vengono in visita, pagando loro soggiorno, cibo e i mezzi per spostarsi. Tutti i visitatori ufficiali dello Stato e delle Coordinazione scolastica alleggeriscono le nostre già magre possibilità. Spesso ci rimetto personalmente coprendo le spese delle loro esigenze extra.

♦  Cosa pensa la gente del villaggio di Rungu a proposito degli “Ambrosoliens”?

Con le Volontarie del Coe, con la Parrocchia e con gli associati si è lavorato molto per cambiare la mentalità della gente a proposito di questi bambini e ragazzi meno fortunati. Basti pensare che prima un sordomuto era indicato come “buba” (tonto e ritardato), ora sono indicati come gli “Ambrosoliens” ragazzi che sono sotto la protezione di P. Giuseppe Ambrosoli. I ragazzi stessi si sono fatti promotori della loro immagine sociale, della dignità e dei loro diritti. Ora la gente apprezza la loro presenza e li stima come ragazzi che non di rado sono più intraprendenti e intelligenti dei loro coetanei. A livello sociale sono attivi e svegli: Sanno coltivarsi i campi comunitari per arricchire il menu e aiutare la cucina. Sono bravi nel calcio giungendo a ottimi risultati, sanno organizzare danze e giochi competendo con le altre scuole.

♦  Sono attivi anche in parrocchia?

La maggioranza è cristiana e tutti partecipano alla Messa e alla preghiera usando il linguaggio dei segni, e danzando con entusiasmo. Sono un buon esempio non solo per i loro coetanei ma anche per gli adulti. Da qualche tempo Clementine, una delle ragazze sordomute che ha completato le elementari e il corso di “taglio e cucito”, decisa e profondamente convinta dice che si sente chiamata a essere suora. Nella sua famiglia sono ben tre le ragazze con sordità e problemi relativi. I parenti e la mamma in particolare non vogliono che Clementine diventi suora. Lei rema controcorrente in una società che ha molti pregiudizi e pone ostacoli. Sarebbe un esempio e una lezione per tutti. L’esempio è contagioso e già altri ragazzi hanno espresso il desiderio di diventare fratelli religiosi e anche sacerdoti.

♦  Chi sa che lo Spirito Santo non Ispiri qualche sacerdote, fratello, suora o semplice laico a fondare nuove Congregazioni per loro, sarebbe un balzo in avanti anche per la Chiesa…. Mersi ormai in diocesi l’ESMA di Rungu si fa onore, i bambini vengono anche da lontano perché è di riferimento e di esempio: cosa ci puoi dire?

Effettivamente i nostri allievi, oltre che dal vasto territorio della missione di Rungu, vengono anche dalla città di Isiro e villaggi lontani come Niangara, Tapili, Nangazizi e Faradje. Con gli insegnanti ci preoccupiamo non solo che la scuola funzioni e che i risultati siano buoni, ma anche si migliori e sviluppi sempre di più. Ogni anno Maria Antonietta del Coe viene per dare dei corsi preziosi per la formazione degli insegnanti. Anche la Coordinazione Diocesana organizza corsi cui siamo invitati. Sono aiuti importanti per continuare a migliorare e crescere. Non è raro che autorità dello stato e anche vescovi vengano in visita per trovare suggerimenti per risolvere altre necessità di formazione simili.

♦  Mersi quali sono gli aspetti che necessitano nuovi impegni per migliorare la formazione dei bambini e ragazzi audiolesi?

Ci mancano certe persone come ad esempio una buona Logopedista per andare oltre al linguaggio dei segni e apprendere nel limite del possibile a esprimersi con parole, e saper leggere le espressioni labiali. All’inizio e alla fine dell’anno scolastico, un valido aiuto potrebbe essere dato da un audiometrista che possa valutare il grado di sordità e la possibile correzione con audioprotesi. Se poi ci fosse anche la possibilità di aiuto da parte di uno psicologo esperto, sarebbe una gran bella cosa. Ritengo che anche per i parenti sia necessario un supporto psicologico. Come aiuto per la gestione ci manca anche la figura di un segretario che abbia anche una certa dimestichezza con la gestione economica. In oltre quando un allievo si ammala (caso non raro perché qui in Africa le malattie sono sempre in agguato) e dev’essere accolto in ospedale, dobbiamo trovare una persona che lo assista.

 Dai primi tempi della piccola scuoletta con un solo edificio, grazie alla dedizione e interessamento di Lisetta, Nadia, Georgine e Maria Antonietta, si è giunti a fare dell’ESMA una vera cittadella e tutto il merito va al Coe e al personale insegnante.

Agli inizi dell’avventura, in accordo con la mia comunità comboniana abbiamo scelto di mettere questa scuola sotto la protezione di P. Giuseppe Ambrosoli, sacerdote comboniano medico già beato. P. Giuseppe ha lavorato in Uganda con amore e dedizione, attento soprattutto ai poveri, alle persone ammalate e con handicap. Ha dato tutto se stesso senza risparmiarsi lasciando un grande esempio anche per medici e infermieri di cui ha curato la formazione. Non è il tipo da restare con le mani in mano neanche in Cielo, per cui contiamo sul suo aiuto per questi bambini e ragazzi meno fortunati, aiuto che certamente non verrà meno.

Fr. Duilio Plazzotta