La paternità responsabile non sempre esiste, ma andando a Rungu come potevo non sentirne il richiamo? La paternità di cui parlo è di altra natura che quella che dimora ben radicata nelle idee di tutte le persone. Per grazia di Dio, quasi due decadi or sono, ho avuto l’onore, senza alcun merito e con l’appoggio della mia comunità religiosa, di dar vita alla scuola per sordo-muti (audiolesi), “P. Giuseppe Ambrosoli”, nella missione di Rungu nel nord est della RDC. A Rungu ci sono ritornato qualche giorno fa per dare una mano a risolvere i problemi di un pozzo. In una giornata e mezzo con un gruppo di operai abbiamo risolto il problema. Per il discorso della paternità responsabile, non sarei mai ripartito senza aver prima visitato la scuola degli “Ambrosoliens” (così sono chiamati gli allievi della scuola per audiolesi).

Quando iniziai la scuoletta con l’aiuto delle due brave maestrine, Justine e Denise, gli allievi erano sei. Ora sono settanta e più, cui si aggiungono i ragazzi e le ragazze che hanno terminato la scuola primaria. Le donzelle si dedicano a corsi di taglio e cucito, mentre i giovanotti si applicano a lavori di falegnameria. Questa formazione permetterà loro di apprendere bene un mestiere per poi guadagnarsi da vivere. Giù alla scuola i due gruppi hanno i loro ateliers ben attrezzati e spaziosi, dove sono seguiti da insegnati-istruttori, e dove possono avere la corrente elettrica fornita dalla piccola centrale idroelettrica piazzata su fiume Rungu.

Recentemente la centrale idro-elettrica, dopo trent’anni di onorato e generoso servizio, ha una nuova panne più seria delle precedenti. I pesanti e ingombranti pezzi sono stati spediti in Italia per essere risistemati, cosa che sarebbe impossibile fare qui in Congo. Smontata la turbina, non potrà fornire elettricità chissà per quanto tempo. Nadia, la brava volontaria amministratrice del COE a Rungu, come ripiego provvisorio ha messo a loro disposizione una tettoia, sotto gli alti alberi di teck, vicino alla casa. Con questa soluzione, i ragazzi possono disporre della corrente del gruppo elettrogeno per alimentare le poche macchine elettriche manuali a loro disposizione. Oggi non tutti sono presenti per vari motivi. Quelli che sono all’opera stanno fabbricando diversi armadi che poi metteranno in vendita per trarre degli utili per la scuola e l’atelier. Lavorano con entusiasmo sotto la guida di un istruttore. I risultati sono soddisfacenti e ne sono orgogliosi. La gente di Rungu acquista volentieri i loro prodotti, e ciò significa che sono ben fatti e apprezzati.

E’ già passato lo “sunami” dei bambini, ragazzi e giovani allievi della scuola materna, delle tre scuole elementari, della scuola dei sordomuti e delle due scuole superiori. E’ una marea di allievi che invadono la strada principale. A vederli si resta incantati. In Italia non ho mai visto tanta gioventù allegra e vivace. Loro fanno parte del futuro per le attese e speranze del Congo.

Terminata la prima visita e scendendo presto verso l’ESMA (Ecole Sourd-Muets Ambrosoli), si è obbligati a fare una prima tappa alla scuola materna San Francesco, un altro fiore all’occhiello del COE di Rungu. I quattrocento e più bambini sono già nelle classi con le loro insegnanti. Entro nella prima classe, i bambini si alzano in piedi e mi salutano in coro con uno squillante e vivace “Bonjour Demoiselle”. Abituati a salutare le volontarie del COE e in particolare la loro “mamma” la direttrice Georgine, non tengono conto del fatto che io non sono una signorina ma un fraticello. Incantevoli e decisi tutti vogliono darmi la mano imperterriti senza dare ascolto alle proteste della maestra. Non ho tempo di entrare in tutte le classi, perché perderei la mattinata a stringere le loro quattrocento manine, presentate anche il “bis” e il “tris”.

Riprendo il cammino scendendo per i sentieri tra le case, salutando tutti. Giungo alla Cittadella dell’ESMA, e ne resto incantato. Quando ho iniziato, esisteva solo una casetta con un paio di stanze cui avevo aggiunto un piccolo atelier. Ora gli edifici sono molti e comprendono la Direzione, le otto aule scolastiche, gli “ateliers”, il convitto con relativa cucina e salone per i pranzi e gli indispensabili servizi igienici e docce. C’è anche un capitello con la Madonnina e un pozzo. Le volontarie e i volontari del COE hanno fatto miracoli e va a loro il merito per aver accettato di continuare con competenza e determinazione l’impegno per questi bambini meno fortunati, dopo che i comboniani hanno lasciato la missione nelle mani del clero diocesano. Il COE ha dato nuovo slancio e “lustro” a quest’opera necessaria e significativa, che ora è un punto di riferimento per tutta la vasta zona. Hanno accolto bambini provenienti non solo da Rungu e del suo territorio, ma anche da Niangara e Tapili, fino a 90 km a nord, da Nangazizi e dalla città di Isiro a 65 km a sud, sobbarcandosi un carico costoso e non facile da portare.

Arrivo all’atelier delle ragazze. Anche qui non tutte sono presenti. Alcune sono nei campi per procurare il cibo necessario per le famiglie. Quelle presenti mi accolgono con calorosi abbracci. Tra loro c’è Georgine, che è la mia “primogenita”, essendo stata la bambina mandata dal Signore per ispirarmi e dar vita alla scuola. Da piccola, non potendo andare a scuola, trascorreva le sue mattinate in missione. Gli davo qualche foglio, delle matite colorate, gli tracciavo qualche modello e lei trascorreva le ore facendo disegni futurartistici. E’ diventata una bella ragazzona, o meglio una bella e brava mamma che contempla con la luce negli occhi la sua bambina di pochi mesi. Me la presenta con orgoglio. Tra quelli della “prima ora” anche Vicky e Dido si sono accasati hanno due figli. Si sento la ”copia più bella del mondo”, hanno caratteri estrosi e sono ambedue “testoni”. Con loro non sempre è facile dialogare, hanno sempre ragione. Nonostante il loro carattere speciale, si vogliono bene e adorano i loro bambini. Va benissimo anche il loro carattere perché sapranno difendersi e sostenersi reciprocamente. Le ragazze del “Taglio e cucito” hanno ben addomesticato le loro macchine per cucire, e sotto la direzione della loro insegnante, fanno bei vestiti per persone di tutte le età.

Passo poi da Merci il Direttore, per quattro chiacchiere e per informarmi su come va la situazione scolastica dei settanta allievi di questa speciale scuola. Assieme visitiamo tutte le sette classi. Com’è facile immaginare siamo accolti con calorosi saluti con segni e grida. Del linguaggio dei segni ricordo pochissimo del poco che ho appreso e sono impacciato nel salutarli. Tutti sono impegnati. Appassionato dell’arte fotografica, con la mia povera compatta digitale da “quattro schei” immortalo le classi. Diamo un’occhiata anche al bel campo di riso e di altri prodotti che i ragazzini con gli assistenti hanno coltivato per un’educazione sia all’autofinanziamento sia alla produzione di derrate alimentari.

Per completare la visita passiamo anche dalla cucina, dove due brave mamme stanno preparando il pranzo. Il menu del pranzo di oggi prevede: riso, mpondù (foglie di manioca triturate e cotte in olio di palma) con pasta di arachidi e del “makayabo” (pesce seccato e affumicato alla moda del baccalà da cui prende il nome ereditato dalla presenza portoghese nel vecchio Congo di alcuni secoli fa). Più che un piatto locale è un piatto nazionale gustoso e apprezzato.

Nei prossimi giorni arriva dall’Italia Lisetta che è la responsabile e referente del Coe per la missione di Rungu e della RDC in generale. Resterà a Rungu per alcuni mesi attendendo anche il ritorno di altre volontarie. Lisetta avrà modo di accogliere Mons. Malitano, Vicario Episcopale della diocesi (che un tempo è stato il coordinatore diocesano responsabile delle scuole) e del Vescovo di Mahagi Mons. Sostene Aikuli. La loro visita all’ESMA rende evidente quanto questa scuola sia apprezzata e sia un orgoglio per la diocesi e la provincia di Isiro.

Sono trascorsi alcuni giorni. Lisetta m’informa che i due monsignori hanno visitato l’ESMA come avevano in programma. Mons. Sostene ha pregato con i ragazzi benedicendo poi tutti i locali e incontrando le varie classi. Continua Lisetta dicendo: “Non ho mai visto dei bambini così felici, che manifestavano il loro entusiasmo cantando e ballando alla loro maniera. Il vescovo è rimasto impressionato, si è molto complimentato e ha voluto trascorre un bel po’ di tempo con piccoli e grandi. Vorrebbe che anche nella sua diocesi qualcuno prendesse l’iniziativa di aprire una scuola simile. Nella sua zona, solo i protestanti hanno una scuola che prende in considerazione ogni genere di handicap. Di conseguenza è quindi più dispersiva. Dai nostri collaboratori oggi ho saputo che un signore di Aru (quasi quattrocento km da Rungu) vorrebbe portare nella nostra scuola suo figlio non udente perché ritiene l’ESMA una scuola di ottima qualità.”.

Ultimamente gli aiuti che il Coe riceve per tutte le sue attività, che comprendono la scuola materna, la scuola elementare “Angela Andriano”, l’ESMA e diverse attività di sviluppo sociale, sono drasticamente diminuiti e gli introiti di autofinanziamento come si può immaginare non possono far fronte alle necessità. Chissà che persone generose offrano il loro aiuto, per queste belle e meritevoli iniziative.

Fr Duilio Plazzotta