Mons Giuseppe Franzelli ci scrive dall’Uganda

Lira (Uganda), 4 Aprile 2023

Carissimi,

Buona Pasqua! Il Signore Risorto ci faccia davvero partecipi della vita nuova che ci ha donato attraverso la sua passione, morte e risurrezione. “Fare Pasqua” è celebrare la sconfitta del male e la vittoria della vita sulla morte. Una vittoria e una vita che Cristo Risorto offre a chi lo segue e crede in lui.
Il fatto che la celebriamo ogni anno può forse indurci a perdere il senso della sua perenne novità e attualità.

Quante Pasque abbiamo celebrato nella nostra vita? Tante. Per me questa sarà l’ottantunesima Pasqua, segnata da una coincidenza particolare, in quanto cade proprio il 9 Aprile, giorno del mio compleanno!
Guardando semplicemente ai numeri, quale novità potrà mai portare nella mia vita la Pasqua numero 81? Con me il Signore è già stato estremamente buono, dandomi una lunga vita. Le mie debolezze e i molti sbagli commessi, affidati alla sua infinita misericordia, sono stati sorpassati e travolti da innumerevoli doni e da tante cose buone e belle che Lui ha fatto in me. Si è anche servito di me per toccare con la sua grazia la vita di tante persone che ho incontrato in Italia, Messico, Sudafrica e Uganda. A questo punto della mia vita, qual è allora la novità che posso aspettarmi e che mi viene richiesta da questa Pasqua? E’ una riflessione che faccio innanzitutto per me stesso, ma che condivido perché vale anche per tutti voi.

Vivere la novità della Pasqua non significa certo ribaltare e cambiare tutto, facendo chissà quali grandi cose. Si tratta di cercare di superare le situazioni di morte e di peccato ancora presenti nella nostra vita, e di vivere con rinnovato impegno le piccole cose e situazioni di ogni giorno. Con un pizzico di amore in più. San Francesco di Sales diceva che “una goccia di miele attira più mosche di un barile di aceto”. Un sorriso, un gesto di amore, di solidarietà e perdono fanno la differenza. Sono i semi e l’espressione della vita nuova ricevuta nel battesimo, la forza della risurrezione che è già all’opera ora, nella vita quotidiana di ciascuno di noi, che ci fa crescere e trasforma. E questo a 20, 50, 81 o 100 anni! Buona Pasqua, allora. Che sia davvero un ri-partire, ri-sorgere e camminare con rinnovato vigore e gioia seguendo il Signore Risorto!

L’accenno al miele mi richiama alla mente gli articoli apparsi recentemente su alcuni giornali italiani in cui si parla di un fatto sorprendente avvenuto a novembre del 2020 durante l’esumazione dei resti di P. Giuseppe Ambrosoli nel cimitero di Kalongo in vista della sua beatificazione. Per la famiglia di P. Giuseppe, che da 100 anni produce miele e vende le caramelle Ambrosoli note in tutta Italia, le api sono di casa. Ma certo nessuno di noi presenti all’esumazione si aspettava che le api avessero scelto come casa la tomba di P. Giuseppe! Scavando, ecco invece che uno sciame di api è improvvisamente uscito da sotto la lapide della tomba, disperdendosi senza pungere e dare fastidio a nessuno. La presenza di queste api e soprattutto il favo di miele trovato sotto la lapide mi hanno subito colpito come un simbolo dell’operosità e fecondità del lavoro umile e silenzioso di questo uomo di Dio che per 30 anni ha dato la sua vita a servizio dei malati, comunicando amore, sanando le piaghe e le ferite dei sofferenti. Come il miele, l’amore rende tutto più dolce e meno amaro…

Sempre a proposito di miele, voglio condividere con voi un altro fatto che mi ha colpito. E’ una storia che inizia più di vent’anni fa in una parrocchia della nostra diocesi. Per salvarsi dalle incursioni ed attacchi dei ribelli, il parroco, un missionario comboniano italiano, si vede costretto a lasciare la missione. Prima di partire affida ad un anziano i soldi della parrocchia e il calice, regalo della sua famiglia nel giorno della sua ordinazione sacerdotale. Passata la tempesta, il padre torna in parrocchia ma si scopre che nel frattempo, all’insaputa del genitore, uno dei suoi figli ha rubato i soldi e fatto sparire anche il calice. L’anziano ne è addolorato e chiede perdono al padre e alla comunità per quanto è successo. La perdita del calice colpisce e addolora molto il padre, che non parla ma si ritira in stanza e piange in silenzio. Passano gli anni. Ormai anziano e malato, il missionario deve rientrare in Italia. Nel frattempo, l’autore del furto e suo padre muoiono. Qualche settimana fa, i figli, figlie e nipoti dell’anziano chiedono di incontrarmi. Vengono in quattordici a chiedere scusa per il male fatto da un membro della loro famiglia. Mi pregano di contattare il loro vecchio parroco e di chiedergli perdono da parte loro e di tutto il clan. Mi consegnano una lettera di scuse per lui. E, come segno e simbolo di riparazione per l’amarezza che ha provato, mi chiedono di fargli avere un vaso pieno di miele! Il miele è già partito e giungerà destinazione il giorno di Pasqua. Ma il gesto di questa gente semplice mi è rimasto nel cuore e mi ha fatto riflettere. Ci mostra la sfida e il compito a cui siamo tutti chiamati.

Ognuno di noi nella sua vita ha sofferto e ha fatto soffrire. Per colpa nostra o di altri, ora non importa. Quello che è stato è stato e ci affidiamo tutti all’abbraccio misericordioso di Dio. Ma forse è rimasto uno strascico di amarezza. Ebbene, oggi ci viene offerta la possibilità di compiere un piccolo gesto – un atto di carità, una preghiera, anche solo un sorriso – che renda più dolce e meno amara la sofferenza di chi ci è vicino, soprattutto di coloro che abbiamo fatto soffrire. Basta una goccia di miele, un po’ di amore, frutto della vita nuova del Signore Risorto, vivo e operante in noi.

In questi mesi sono stato particolarmente impegnato nella fase finale di preparazione dello studio centrale della Televisione Cattolica Nazionale (UCTV, Uganda Catholic Television) in vista del lancio ufficiale che dovrebbe avvenire in occasione della festa dei Martiri dell’Uganda, il 3 Giugno prossimo. Ho ottenuto dalla televisione vaticana l’autorizzazione a trasmettere in esclusiva in Uganda le catechesi, l’Angelus e le attività del Papa. Sono sicuro che ciò servirà a rafforzare l’unità e comunione della nostra gente con il Papa e il loro senso di appartenenza alla grande famiglia della Chiesa cattolica. C’è però ancora un grosso lavoro da fare.

Occorrono tanti soldi (che scarseggiano) e tante preghiere. Invito dunque anche voi a darci una mano, chiedendo al Signore di benedire questo progetto perché la nostra televisione possa davvero diventare uno strumento efficace di informazione e formazione della coscienza dei cattolici e di tutte le persone di buona volontà in Uganda. Ce n’è davvero bisogno, specialmente di fronte a problemi scottanti e delicati, come per esempio l’attuale dibattito a livello nazionale sull’omosessualità.

Il 21 Marzo il parlamento ugandese ha infatti approvato un disegno di legge contro l’omosessualità che risulta fra i più severi al mondo. Per difendere i valori tradizionali e culturali della società africana e in reazione alle pressioni e ricatti delle organizzazioni internazionali che condizionano i loro aiuti ai paesi in via di sviluppo all’accettazione delle tendenze e scelte laiche del mondo occidentale, il documento proibisce il matrimonio fra persone dello stesso sesso e punisce i colpevoli di comportamento omosessuale con la detenzione, in alcuni casi fino a 20 anni. Spinti dall’emotività, i parlamentari invocano per i casi più gravi addirittura la pena di morte! Il presidente dell’Uganda ha ora 60 giorni per decidere se approvare e firmare la legge… E’ evidente che, pur affermando chiaramente i valori e la dottrina cattolica, la televisione potrà in futuro giocare un ruolo importante nell’aiutare la nostra gente a discernere con serenità ciò che è bene e ciò che è male, senza fare di ogni erba un fascio e rispettando comunque la dignità di tutti i figli di Dio, come ci ripete continuamente Papa Francesco.

A livello locale, qui in diocesi, dopo alcuni anni di interruzione – prima per il Covid e poi per il rifiuto a partecipare della comunità anglicana – il Venerdì Santo per le vie di Lira avremo di nuovo la Via Crucis ecumenica, con la partecipazione dei cattolici, protestanti e ortodossi. Pregate perché, aldilà del rito esteriore, sia davvero un passo in avanti sulla strada di una maggiore unità fra tutti coloro che credono in Cristo.

Per quanto mi riguarda, confesso che nei mesi di Febbraio e Marzo ho fatto fronte con difficoltà e sofferenza all’…assalto di tantissime persone che ogni giorno bussavano in cerca di aiuto per pagare le tasse scolastiche o comprare medicine e cibo. E’ chiaro che non posso aiutare tutti e sempre. Ma vedere la sofferenza degli altri mi fa male. Chiedete al Signore che di volta in volta io sappia scegliere e decidere come farebbe Lui.

Per finire, un accenno alla mia salute. Lo devo a quanti di voi si sono preoccupati per me durante i mesi scorsi. Tornato finalmente in Uganda il 28 Gennaio, ora sto discretamente. Sotto la guida di un cardiologo, seguo una terapia che, riducendo e bilanciando il volume e il ritmo di lavoro, mi permette di continuare a dare una mano alla Chiesa famiglia di Dio in Uganda, sia a livello nazionale che diocesano. Anche questo è un dono di cui ringrazio il Signore, mentre rinnovo a tutti voi i miei più fervidi auguri di una Buona e Santa Pasqua!

P. Giuseppe Franzelli