Marco Mascia, docente Relazioni internazionali Università di Padova ha esordito mostrando la profonda crisi della democrazia a causa dell’inadeguatezza del contenitore istituzionale e per una sorta di disaffezione dei cittadini. Riguardo al primo aspetto ha sottolineato: «Le decisioni importanti sono a livello internazionale, per cui la forma dello Stato nazione è svuotata di significato e allo stesso tempo il multilateralismo è in difficoltà proprio a causa dei singoli Stati». Quindi ha continuato: «La democrazia è ancora il modo più adatto, ma urge cambiare la statualità rendendola sostenibile, avendo come riferimento e bussola la sussidiarietà, il rispetto dei diritti umani, il multilateralismo».
Ernesto Preziosi, Centro Studi e Ricerche Storico Sociali, a sua volta ha fatto emergere come la crisi della democrazia perché logoramento in atto non sia riguardo alle forme che rispetto al secondo dopoguerra si sono stabilizzate, ma nel consenso della gente, «perché è stata usata male la democrazia per cui è la cultura democratica che è in crisi. Abbiamo pensato di esportare la democrazia dove non c’era, ma ora dobbiamo soprattutto rivitalizzarla, va costruita giorno per giorno, non può essere data per scontata perché dentro queste forme c’è chi le elude, derubrica il sistema che inevitabilmente a volte è lento». Quindi l’appello ai cattolici che «sono chiamati più che mai in politica, perché non è il tempo di fare i sonnambuli né per accusare la politica, ma esserci dentro e mettersi in dialogo, per difendere non qualche piccolo aspetto di parte ma la democrazia e quindi i diritti di tutti».
Claudio Gentili, direttore rivista La società ha marcato come in generale, e tra i cattolici in particolare, manchi oggi la capacità di pensiero e cultura, accontentandosi di parlare solo per slogan, mentre «la pace passa per imparare a convivere con il conflitto dell’interpretazione, a leggere giornali che hanno orientamento diversi, oltre che dal dare spazio alla sussidiarietà e alla partecipazione».
Nelle conclusioni, il vescovo Domenico Pompili ha ricordato l’importanza di continuare a riflettere e ad agire nel campo dei diritti e della democrazia, rispetto ai quali occorre un’opera continua «da artigiani».