La Parola della Liturgia Eucaristica di oggi ci invita a gustare la pienezza della gioia, grazie al messaggio ricco di affetto, di gioia e di amicizia che Gesù rivolse ai discepoli del suo tempo, e oggi rivolge a noi. E’ un messaggio d’Amore: l’amore che Gesù ha avuto e ha per noi, e l’amore che Egli ci chiede di avere gli uni per gli altri. E’ il messaggio più centrale e più affascinante del Vangelo.

Nella prima lettura di oggi, san Giovanni apostolo dice: DIO E’ AMORE. La teologia ha dato tante definizioni di Dio. Questa è la più bella, la più completa, la più singolare, la più sorprendente. E pensate a questa realtà stupenda: Dio ci ha amati sin dall’inizio del mondo, ma ci ha amati in pienezza nel Cristo, suo Figlio unigenito dal volto misericordioso e splendente. Come conseguenza di tutto ciò, Giovanni afferma che chi vuole conoscere Dio, deve amare perché: “Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”.  Giovanni poi, ci fa capire un’altra verità molto importante, che l’amore che noi abbiamo verso Dio stesso e verso gli altri, non è che il riflesso dell’amore di Dio di cui facciamo esperienza nel nostro cammino di vita: “Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo”. Ciò significa che una persona che non si apre a Dio per fare esperienza personale del suo amore, non può amare veramente e senza stancarsi. Care sorelle e cari fratelli che mi leggete o ascoltate, riflettiamo su questa verità: se non facciamo esperienza dell’amore di Dio per noi, attraverso la preghiera, l’osservanza dei Comandamenti, la vita secondo il Vangelo, e l’apprezzamento di tutto ciò che è bello e buono, non possiamo amare veramente né Dio, né gli altri e né noi stessi. Non possiamo amare senza stancarci.

Il brano del Vangelo ci invita a entrare nel vortice d’amore che è realtà assoluta tra il Padre e Gesù: “Come il Padre ha amato me, anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore”. E’ così che Gesù indica la misura dell’amore che siamo chiamati ad avere per Dio Trinità e per tutti coloro che sono nostre sorelle e nostri fratelli nella comune umanità. Si tratta di un amore smisurato nel contesto di un rapporto di intimità profonda e ricco di quella gioia che deriva dal sentirsi amati e dall’amare a nostra volta. Fratel Roger Schutz di Taizé diceva: “In questo consiste il senso della nostra vita: essere amati per sempre, fino nell’eternità, perché, a nostra volta giungiamo fino a morire d’amore. Sì, felice chi muore d’amore. Ecco allora l’amore che accetta ogni sacrificio, perché abbiamo a camminare sulle orme di Cristo che è stato sempre pronto a dare la vita, fino a morire sulla croce.

Un ultimo punto di riflessione per oggi. Quando consideriamo il morire d’amore, il morire sulla croce, non dobbiamo pensare soltanto all’ultimo momento della nostra esistenza terrena, ma a tutto il nostro pellegrinaggio esistenziale. Ogni giorno incontriamo situazioni di morte, di lutto, di sofferenza, di tensione per un motivo o per un altro. E’ importante per noi avere la consapevolezza che anche quando viviamo quelle situazioni, il Signore fa splendere su di noi la luce del suo amore, e ci dona l’energia dello Spirito Santo; lo Spirito che riempie i nostri cuori del suo amore, e come dice la sequenza del giorno di Pentecoste:Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina, piega ciò che e rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato”.

Siamo sempre benedetti, essendo stati creati per essere amati e per amare. Allora, per intercessione della Madonna e di tutti i santi e le sante di Dio, chiediamo la grazia di essere persone che continuamente danno lode a Dio, ringraziandolo perché è buono e infinitamente grande nell’amore.

 

                                                                                                 Giovanni Taneburgo

                                                                                             Missionario Comboniano