L’icona della vite presentata da Gesù nel passo evangelico di oggi, è particolarmente felice e forte. Con essa il Signore ha voluto esprimere il rapporto profondo e personale che Egli volle avere con gli apostoli e vuole avere con ciascuno di noi. Si tratta di una relazione vitale e d’amore perché i tralci abbiano ad avere la stessa linfa e quindi la stessa vita della vite. Staccato dalla vite, il tralcio non può portare frutto, non serve a nulla e viene bruciato perché la sua qualità come legno è povera. Attaccato alla vite invece può produrre frutti squisiti. Veniamo a noi. Nel Battesimo fummo inseriti nella vite che è Gesù, e subito il Padre, esperto vignaiolo, cominciò a prendersi cura di noi per farci fiorire, per farci produrre frutti e raggiungere il pieno sviluppo. Egli continua a prendersi cura di noi, e se lasciamo passare la linfa, se rimaniamo in Gesù, portiamo frutti di vita nuova. Quale è il significato del nostro rimanere in Gesù? Esso significa fargli spazio nella nostra vita, spendere tempo dialogando con Lui, e addirittura vivere con Lui e per Lui.

Portare frutto è cosa importante. Per questo Gesù ci rende fecondi e ci rende anche persone che si sentono realizzate e contente nella consapevolezza di avere una missione: dare testimonianza a Lui, per fare tutti contenti come lo siamo noi, mentre speriamo di incontrare qualche fratello o sorella che ci sostenga in questa missione non sempre facile. Nella prima lettura della Liturgia Eucaristica di oggi, vediamo come Barnaba sostenne Saulo diventando per lui espressione viva dell’amore di Dio mentre, convertito com’era, cercava di unirsi ai discepoli. Questi avevano difficoltà ad accoglierlo perché avevano paura di lui; non credevano che era un discepolo. Fu Barnaba a condurlo dagli apostoli che l’accolsero; così in comunione con loro, proclamava la Parola di vita nel nome del Signore. Che anche noi abbiamo a incontrare persone generose che ci sostengano nel nostro rimanere nel Signore e nel nostro testimoniarlo.

Nella seconda lettura, San Giovanni ci invita a credere nell’amore di Cristo per noi. Ci invita anche a giocare la nostra vita sull’amore, facendo ciò che gli è gradito e quindi amando tutti nelle situazioni concrete della vita. Il passo evangelico ci aiuta a scoprire che è nella dipendenza serena da Cristo che siamo veramente liberi. Infatti, nel Suo nome riceviamo l’energia dello Spirito, e da Lui riceviamo pure il senso giusto della vita e il dono di una ferma speranza. Il passo evangelico parla anche di potatura necessaria per il benessere della vite: “Il Padre pota ogni tralcio che porta frutto perché porti più frutto”. La vita stessa opera una potatura continua mediante malattie, delusioni, fatiche, fallimenti, difficoltà di vario genere. Ci chiediamo: Come viviamo le potature della vita e le potature fatte da Dio stesso? Le accettiamo con pazienza guardando in avanti e sperando di vedere i risultati buoni delle potature varie che tante volte sono sorprendenti? Oppure ci opponiamo ad esse con tristezza e con atteggiamenti di ribellione, imprecando contro tutto e contro tutti? Abbiamo mai avuto il coraggio di chiedere al Padre di essere potati da Lui perché ciò che è negativo in noi venga gettato via?

Ho parlato dei doni che abbiamo per essere capaci di rimanere in Cristo Gesù come tralci nella vite: la cura del Padre, il dono dello Spirito, il senso giusto della vita e il dono di una ferma speranza. Vorrei concludere presentando  tre mezzi privilegiati che dovremmo stimare di più e dovremmo accogliere con gratitudine giorno dopo giorno nel nostro cammino di vita: l’Eucarestia, la Parola contenuta nella Sacra Bibbia e i diversi incontri con la comunità cristiana, raccolta nel nome di Cristo, per la crescita di tutti.

Preghiamo con la Liturgia: “O Dio, che ci hai inseriti in Cristo come tralci nella vite vera, confermaci nello Spirito, perché, amandoci gli uni gli altri, diventiamo primizie di una umanità nuova. Amen!”

 

                                                                                            Giovanni Taneburgo

                                                                                        Missionario Comboniano