In generale, i Vangeli ci presentano un Gesù compassionevole, calmo, paziente e pervaso da tenerezza. Nel passo evangelico odierno invece, incontriamo Gesù che si presenta con maniere forti, esigente e tutto preso dallo zelo per la casa del Padre. Possiamo dire che abbiamo un Gesù ‘inedito’ che fece un gesto clamoroso e pronunciò un messaggio chiaro, sfidante e importante per la gente del suo tempo e per noi oggi: “Non fate della casa del Padre mio un mercato”. Diciamo subito che è bene capire innanzi tutto le caratteristiche fondamentali di tale gesto e di tale messaggio. Senza dubbio, non furono motivati da una mancanza improvvisa di padronanza di sé, né da uno sbalzo d’umore in Gesù; essi furono motivati da amore misericordioso ed erano di natura profetica. Infatti, Gesù non intendeva soltanto purificare il tempio e ricordare che esso è luogo di preghiera. Con sapienza divina, Egli volle fare molto di più: volle dichiarare concluso il tipo di culto praticato nel tempio perché non aveva più nulla da offrire, e volle proclamare la Nuova Alleanza e presentare il nuovo culto, come realtà basate sulla Sua persona diventata il nuovo tempio spirituale, mediante la sua morte e la sua risurrezione (Vangelo e seconda lettura).

Che cosa succedeva nel tempio durante le liturgie che venivano svolte? Si creava una situazione anomala disapprovata con forza da Gesù. Coloro che gestivano il mondo dei sacrifici, trasformavano il culto in una specie di mercato. C’erano coloro che vendevano gli animali per il sacrificio (buoi, pecore e colombe) e i cambiavalute che fornivano il denaro legale per pagare l’imposta del tempio. Tutto veniva fatto per interesse, senza un vero riferimento di fede e di amore a Dio, e senza interiorità. Gesù volle liberare tutti da pratiche senza senso che imprigionavano le menti e i cuori. E’ ciò che Egli vuol fare anche per noi: metterci i crisi per farci sentire il bisogno di una relazione nuova con Dio e di relazioni nuove con tutti, alla luce dell’amore con cui Egli ha voluto e continua a voler inondare le nostre vite. Mediante il suo amore misericordioso, Gesù ha creato un nuovo culto e una nuova liturgia ‘in spirito e verità’.

Chiediamoci: Sentiamo noi il bisogno di una vera riforma, di un rinnovamento che ci porti a cambiare la qualità dei nostri atteggiamenti e delle nostre pratiche religiose? Lo dico con dolore e senza voler condannare nessuno; ma quante liturgie distratte, senza entusiasmo, senza vita! Quante preghiere e quanti gesti, come accendere una candela e mettere un’offerta nella cassetta delle elemosine, per sentirci a posto, praticando con Dio la legge del baratto: ‘O Dio, abbiamo detto una preghiera, ti abbiamo dato qualcosa; non dovresti tu darci molto, ma molto di più dato che sei estremamente generoso?’ Tutti: sacerdoti, laici, religiosi, giovani e anziani, proprio tutti, siamo chiamati ad avere uno spirito nuovo per essere in comunione con Cristo, vero sacrificio gradito a Dio. Tutta la liturgia dev’essere espressione di fede e di vita, d’amore e di fiducia in Dio e, allo stesso tempo, di servizio al prossimo, escludendo la bramosia di interessi egoistici. Intanto, che bisogno dovremmo sentire di ringraziare il Signore perché è stato paziente con noi!!! Non avrebbe potuto tirare fuori la frusta come fece con i mercanti del tempio, meritando noi lo stesso trattamento, quanto loro e forse più di loro.

Veniamo alla considerazione di elementi concreti che dovrebbero rinnovare la nostra vita e il nostro comportamento:

  1. La riscoperta dei Dieci Comandamenti (prima lettura), non come leggi fredde e pesanti, ma come ‘Dieci Parole’ che mirano a farci vivere nella libertà dei figli di Dio, rendendoci capaci di un movimento più profondo di amore per Dio e per il prossimo. Gesù è entrato nella nostra vita per dare ad essa pienezza, non abolendo, ma portando a livello di perfezione l’Alleanza antica. Don Antonio Colombino che ha commentato le letture bibliche del mese di marzo per il Messalino, Messa-Meditazione, ha scritto. “Sarebbe bello poter passare da una fede da palcoscenico, superficiale e inadeguata, a una fede matura, che sappia coniugare libertà e carità”. E ancora: “Signore Gesù, il tuo amore mi inchioda in un unico abbraccio: amare te e i fratelli. Fa’ che, sostenuto dalla tua infinita misericordia, possa entrare con sincerità in me stesso e seminare opere di carità”.
  2. Abbracciare Cristo Gesù, con lo stesso spirito di San Paolo espresso con forza nella seconda lettura di oggi: Cristo crocifisso, potenza e sapienza di Dio. Cristo Gesù che molti misconoscono e avversano nel nostro mondo che però ha tanto bisogno di Lui e della salvezza da Lui offerta a tutti!
  3. Impegnarsi per evitare atteggiamenti di orgoglio, superiorità e aggressività, per vivere nella semplicità, con umiltà e con tenerezza verso tutti.

 

Chiediamo al Signore perdono per le incongruenze che possiamo notare nella nostra vita, e impegniamoci per celebrare in pienezza la nostra fede.

 

                                                                                                  Giovanni Taneburgo

                                                                                             Missionario Comboniano