CURA AMOREVOLE PER I BISOGNOSI E DIALOGO INTIMO COL PADRE

Prepariamoci alla nostra riflessione, pregando con la colletta della Liturgia Eucaristica odierna: “Padre, che con amorevole cura ti accosti all’umanità sofferente e la unisci alla Pasqua del tuo Figlio, insegnaci a condividere con tutti il mistero del dolore, per essere con loro partecipi della speranza del Vangelo. Amen!    

La prima lettura presa dal libro di Giobbe, un testo della Bibbia che presenta la brevità, la fragilità e l’inconsistenza della vita umana, ha un’espressione che denota tanto pessimismo che però poi, più avanti nel libro, Giobbe farà sfociare in una preghiera di richiesta di misericordia e di aiuto dall’alto: “I miei giorni scorrono più veloci di una spola, svaniscono senza un filo di speranza (…). Un soffio è la mia vita”. La seconda lettura, presa dalla prima lettera di San Paolo ai Corinzi, ha un tono completamente diverso. Paolo parla del suo zelo missionario nell’annunciare il Vangelo della vita, liberamente e con grande senso di responsabilità, essendo stato chiamato ad essere servitore della Parola. Nel passo evangelico, vediamo il comportamento di Gesù che riempie i cuori di fiducia e di speranza mentre  guarisce molte persone da varie malattie, si ritira per pregare e poi va in Galilea, dove proclama il Vangelo e scaccia tanti demoni. Chiediamoci: Come possiamo cadere nel pessimismo e nell’abbattimento che uccidono la speranza e bloccano le energie necessarie per operare il bene, se crediamo che Gesù non ha mai abbandonato il mondo, anzi rimarrà per sempre solidale con chi soffre come generatore di vita nuova? La risposta dovrebbe essere: No, non possiamo!

Chiediamoci ancora: Cos’è che siamo chiamati a credere e a fare in comunione con Gesù e gli uni con gli altri? Innanzi tutto dobbiamo pregare ricordando che, come ci insegna Gesù, senza la preghiera che porta all’impegno, non possiamo fare un bel niente né per coloro che soffrono, né per coloro che devono cambiare vita per vivere d’amore e non d’odio, né per noi stessi. Allora, preghiamo ancora una volta: Fa’, o Signore, che abbiamo a conformarci alla tua volontà. Riempici di te e del tuo Santo Spirito. Ti offriamo le nostre vite e le nostre sofferenze, perché abbiamo a collaborare con te per sollevare coloro che sono caduti, per consolare gli afflitti, e per prenderci cura degli ammalati, nella speranza che possano guarire. Dacci tanto entusiasmo per difendere e promuovere la vita nel mondo.

E’ così che possiamo seguire Cristo Gesù e imitare i suoi esempi di vita ricca di amore misericordioso. Il passo evangelico di oggi, come abbiamo accennato sopra, ci dice che innanzi tutto, Egli si recò alla sinagoga. Di là passò alla casa di Pietro dove guarì la suocera, che rimessa in piedi, si mise a servire Gesù e gli altri che erano in casa. Gesù poi, venuta la sera, guarì molti ammalati e scacciò molti demoni, e all’inizio del nuovo giorno, si ritirò in un luogo deserto a pregare, tessendo un dialogo intimo col Padre. E’ questo dialogo che lo preparò a una predicazione efficace e a un’attività di bene per tutti, in particolare per difendere e promuovere la vita. Ciò mi colpisce, e credo colpisca tutti noi anche perché, per così tante persone, la vita, ai nostri giorni, non ha più valore; per questo viene calpestata e distrutta, come se niente fosse.

Veniamo ad alcuni particolari che possono orientare il nostro comportamento:

  1. E’ estremamente importante ricordare che siamo chiamati ad avere forza ed entusiasmo per vivere e proclamare il Vangelo. Non si tratta di mettersi sulle piazze dei nostri paesi e delle nostre città per essere i predicatori di turno a destra e a sinistra. Si tratta di presentare i valori umani e cristiani nei discorsi che facciamo a riguardo di giustizia, di pace, di rispetto gli uni per gli altri, di successo e di piacere, ecc. Un esempio: se sento una persona del gruppo dire che dobbiamo cercare il successo ad ogni costo e il piacere senza pensare a nessuna norma morale, non posso rimanere in silenzio come se accettassi quell’affermazione. No, devo mostrare disapprovazione e disagio, facendo notare che senza i principi del buon vivere, continueremo ad andare di male in peggio, nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità e nel mondo intero.
  2. E’ estremamente importante non rimanere nel nostro piccolo mondo, ma essere in uscita, ad esempio, per mostrare sensibilità e solidarietà con chi soffre, per ritrovarsi ogni domenica per la Celebrazione Eucaristica e per altri momenti di fraternità, mettendosi a servizio gli uni per gli altri con gioia e umiltà, ecc.

Che per intercessione della Madonna, di San Paolo e di tutti i santi e le sante di Dio, abbiamo ad andare avanti con fede, entusiasmo e speranza in un futuro migliore, sempre con la missione come passione nel cuore di ognuno di noi.

 

                                                                                          Giovanni Taneburgo

                                                                                     Missionario Comboniano