Domenica 25 aprile 2021: 58° Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni
E LASCIANDO TUTTO LO SEGUIRONO
(Lc 5,1-11 e Lc 9,57-62)
Conosceva il lago a palmo a palmo. Amava quel lago perché là era cresciuto. Il lago era la sua vita, la sua storia. Eppure, come altre volte, il lago quella notte non gli era stato amico. Aveva faticato tutta la notte e non aveva preso niente. Anche il lago ha i suoi capricci: i giorni non sono mai tutti uguali. Il pescatore non sa, salpando, se tornerà con la barca colma o senza neanche un pesce. Ma il pescatore è “l’uomo che sa aspettare”. È l’uomo paziente che non ha fretta e che sa che il lago tornerà a essere generoso. Pietro era andato a pesca di pesci. Ma quel giorno non sarebbe stato un giorno normale. Ci sarebbe stato un incontro, un incontro inatteso. Un incontro che avrebbe cambiato tutta la sua vita. Una voce scuote Pietro: “Simone, prendi il largo e cala le reti nuovamente”.Pietro è un uomo di carattere; é ardente e orgoglioso, emotivo e focoso ed è difficile per lui tacere quello che sta pensando: “Conosco questo lago come il palmo della mia mano. Pochi lo conoscono come me. Il lago oggi non mi dà niente. Chi sei tu per dirmi di gettare le reti ?”
Eppure Pietro ha anche l’umiltà dei pescatori e decide di fidarsi: “Sulla tua parola getto le reti. Mi fido di te. Se tu lo dici, ci riprovo. A volte il lago cambia di umore in poco tempo e da egoista diventa generoso”.”E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti quasi si rompevano”. Allora, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: ‘Signore, allontanati da me che sono un peccatore’ “. E Gesù presenta a Pietro la sua proposta, il suo progetto:”D’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Pietro non capisce bene, ma la sua risposta è immediata: “Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono “. Seguire vuol dire lasciare, lasciare il mondo che ci siamo costruiti, il mondo delle nostre sicurezze, il nostro mondo, per camminare verso un mistero, il mistero del progetto di Dio.
Seguimi
“Seguimi” è l’invito di Gesù a ogni apostolo di ogni tempo e di ogni cultura. Seguire vuol dire lasciare; lasciare il mondo delle comodità e delle sicurezze personali, per camminare verso un mistero, il mistero del progetto di Dio. Lasciare per seguire un Dio misterioso.
“Seguimi” significa che il maestro si fa strada. Cristo, Buon Pastore, vuole condurre i suoi per sentieri giusti, per piste di speranza. Egli cammina con loro e condivide ogni situazione: il caldo e il freddo, il vento e la pioggia, i sentieri tortuosi e i pascoli erbosi, il giorno e la notte.
”Seguimi “significa che nel loro camminare devono mettere in conto anche momenti difficili, momenti di fatica, di tentazione, scoraggiamenti e di infedeltà; momenti in cui bisognerà caricare sulle spalle molte croci. Non solamente le proprie croci, ma soprattutto quelle degli altri, trasformandosi in buoni cirenei di chi porta croci pesanti di sofferenza.
Condizioni ed esigenze della vocazione:
Dio è misterioso ed esigente. A Dio non piacciono i “forse”, i “ma”, i “vedremo”. Vuole una risposta sincera, generosa e immediata. Ma come si fa a dire “sì” a un mistero, a seguire senza vedere la meta? Eppure Gesù esige e mette delle condizioni. Gesù vuole i suoi discepoli liberi. Liberi da ricchezza,poveri, innanzi tutto. Disse loro:”Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Lc 9,58). Devono,cioè, ricordare che la strada sarà la loro casa e la gente che incontrano la loro nuova famiglia. Gesù è chiaro: il possedere ingiustificato ostacola la missione dell’apostolo. Gesù aggiunge: “Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno.” (Lc 9,3) Ma cosa dovrà portare il discepolo? La sua fede, la sua fiducia in Dio, il suo amore verso il popolo, la sua totale donazione a Dio per il Suo il regno.
La libertà del discepolo
Gesù chiede, inoltre, che i suoi discepoli siano liberi da ogni vincolo familiare, cioè capaci d’amare il vero Amore. A uno che gli disse: “Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa”, Gesù rispose: ” Lascia tutto e seguimi subito. Nessuno che ha messo mano all’aratro e si volge indietro non è adatto per il regno di Dio”. A un altro Gesù disse: “Seguimi”. E costui rispose: “Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre”. Gesù replicò: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va’ e annunzia il regno di Dio “. ( Lc 9,57-61). Il discepolo non è un senza cuore. Il discepolo ama. Ama soprattutto la sua famiglia e la porta sempre nel suo cuore. La famiglia è il massimo, ma la missione è qualcosa di più. L’apostolo trasforma la sua famiglia in famiglia missionaria. Il vero discepolo ama la sua famiglia di origine , ma allo stesso tempo si dedicherà totalmente a una nuova famiglia, al popolo al quale Dio lo manda.
A distanza di duemila anni dalla vita e dalla morte di Cristo la storia continua a ruotare intorno a Lui. Ogni anno decine di centinaia di uomini e di donne lasciano tutto, la propria famiglia, la propria terra per seguirlo totalmente come quei primi dodici discepoli. Da due mila anni i suoi discepoli missionari, con le loro lotte e i loro trionfi, le loro virtù e debolezze, le loro sofferenze e la loro fede, percorrono le vie del mondo solo per annunziare il suo nome.
P. Teresino Serra
Grazie padrecito per la tua riflessione che mi fa riflettere…facendomi ricordare che durante il cammino anche l’aratro si può bloccare in un piccolo fosso o a causa di una pietra… Allora basta indietreggiare un pochino e riprendere a camminare avanti, verso il misterioso Orizzonte Missionario nell’Amore.
Grazie di Esserci!