Quattro visite in meno di un anno. Ma anche quella odierna ha lo stesso scopo delle precedenti: rafforzare gli accordi che si hanno con la Tunisia, soprattutto nella gestione dei flussi migratori, e rincuorare della presa in carico delle istanze di sollecito di quei 900 milioni di euro che il paese non ha ancora visto dall’Europa.
Così per prima cosa, in un incontro durato all’incirca un’ora, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha ribadito il suo grazie «alle autorità tunisine e al presidente Saied per il lavoro che cerchiamo di portare avanti insieme contro i trafficanti di esseri umani».
Insieme, vista la rivendicazione da parte di Kais Saied, a dicembre dello scorso anno, di aver bloccato 70mila persone migranti intercettate nel 2023 mentre tentavano di attraversare il Mediterraneo per arrivare in Italia; e tenuto conto della prevista consegna di sei motovedette in regalo dall’Italia, che ripete con lo stato nordafricano il modello di patto con la Libia.
Regalo costoso (4 milioni e 800mila euro) oggetto di contestazione da parte di Asgi, Arci, ActionAid, Mediterranea, Spazi Circolari e Le Carbet, che hanno impugnato il finanziamento deciso dal ministero dell’Interno, attraverso un’istanza cautelare di fronte al Tar del Lazio, che ha già calendarizzato un’udienza a proposito per il prossimo 30 aprile.
Azione che si aggiunge a quella portata avanti da 36 organizzazioni della società civile tunisina, tra cui il Forum tunisien pour les droits economiques et sociaux, Avocats Sans Frontières e Migreurop, che fanno notare come, a poco più di un anno dal discorso razzista del presidente Saied, la violenza e gli abusi continuino a essere sistematici da parte delle autorità tunisine contro le persone provenienti dall’Africa subsahariana.
Gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani che rimangono impunite e sembrano essere invisibili agli occhi di un’Italia che fa accordi e un’Europa che ha promesso soldi a un dittatore purché svolga il “lavoro sporco” capace di frenare il fenomeno migratorio.
Ma il lavoro sporco ha un prezzo che va incassato e il presidente Saied lo rivendica con sempre eguale minaccia: bloccare o meno le partenze. Da inizio anno i dati degli arrivi in Italia dicono che le partenze dalla Tunisia sono in diminuzione, motivo di autoelogio da parte del governo che rivendica l’accordo sui flussi stretto con il paese africano.
Ma nelle ultime settimane è proprio da questo paese che si è registrata un’impennata del numero degli arrivi. In trenta giorni si è registrato il 337% degli sbarchi in più rispetto al mese precedente: 5.587 le persone migranti partite da Sfax. Un numero considerevole, se si conta che dall’inizio dell’anno al 15 aprile le persone sbarcate sono 16.090.
Redazione di Nigrizia