Il vangelo di oggi è la continuazione di quello di domenica scorsa e completa l’unità letteraria di Marco 1,21-39, conosciuta come la “Giornata di Cafàrnao”, la “prima” giornata di attività di Gesù, di piena immersione nella realtà dell’umanità sofferente.

  1. Notiamo l’attenzione che l’evangelista dà ai LUOGHI: uscito dalla sinagoga Gesù entra nella casa di Simone e Andrea, situata a pochi passi; poi esce verso la “piazza” della città; all’alba esce verso un luogo deserto e, in seguito, percorre i villaggi di tutta la Galilea. Gesù è un rabbì insolito, che attraversa soglie e sconfina continuamente; è sempre in cammino e sceglie la strada come luogo del suo insegnamento; non accarezza successi, è sempre “in uscita”; “si fa tutto a tutti” (vedi Paolo nella seconda lettura), animato dal desiderio di rendersi presente dappertutto! Gesù non è un “Messia domestico”, facilmente domabile e che avrebbe evitato l’opposizione delle autorità! (F. Armellini).

Questa presenza di Gesù in “tutti i luoghi” è una sfida per me! Io cerco di privilegiare certi luoghi, dove mi sento “a casa mia”, dove mi sento amato e stimato. Mi risulta difficile connettere i luoghi dove vivo e cercare o portare lì la presenza di Dio: nella sinagoga (chiesa) e nella casa (vita domestica); nella città e nella solitudine; nel centro e nelle periferie della mia Galilea. Forse mi manca frequentare dei “luoghi deserti” per discernere dove Dio vuole che io vada. Troppo facilmente spaccio per “volontà di Dio” il rimanere dove mi trovo comodo o dove riscontro successo!

  1. Consideriamo anche l’attenzione che l’evangelista dà ai TEMPI: il sabato, la sera, al tramonto del sole, la notte, al mattino… Notiamo ancora l’avverbio temporale “subito”. Gesù sembra animato da una “urgenza” apostolica. Non ha tempo da perdere. Lui sa di avere solo “tre giorni”: Andate a dire a quella volpe [di Erode]: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme” (Luca 13,22-23).

Questo atteggiamento di Gesù riguardo ai “tempi” mi sfida. Io cerco e mi trattengo nei tempi piacevoli, incurante delle priorità, ed evito o mi “affretto” nei tempi difficili che richiedono impegno e sacrificio! Io spesso non unisco armoniosamente i tempi. Quante volte io dico: “non vedo l’ora che…” finisca questo periodo difficile o arrivi un momento bello. Così i miei tempi sono interrotti da periodi non vissuti in pienezza, subiti o rifiutati!

  1. Soffermiamoci sulle ATTIVITÀ svolte da Gesù in questo vangelo. Sono essenzialmente tre: Gesù guarisce, Gesù prega, Gesù evangelizza! Per caso non sono queste le “attività” che il cristiano è chiamato a svolgere?
  2. a) Gesù guarisce i malati e scaccia i demoni: “Gli portavano tutti i malati e gli indemoniati… Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni”. Notiamo il legame stabilito dall’evangelista tra le “varie malattie” e i “molti demoni”. Gesù “uscì” per vincere il male in tutte le sue forme. E i demòni che affliggono ancora oggi la nostra umanità sono molti! Gesù ha già vinto il male, ma questa vittoria di Cristo non è ancora visibile in tutte le sue dimensioni. Dio non trasformerà il mondo senza di noi. Siamo chiamati a lottare con Cristo per partecipare alla sua vittoria!
  3. b) Gesù prega: Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava”. Anche l’uomo che era Gesù aveva bisogno di pregare. Non solo per coltivare l’intimità col Padre, ma per discernere la sua volontà ed attingere alla Sorgente della Vita. “Senza di me non potete fare nulla” (Giovanni 15,5) è una esperienza fatta da Gesù, prima di dirlo a noi!
  4. c) Gesù evangelizza:Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là”. Gesù vuole arrivare dappertutto perché dove arriva lui il fermento del Regno comincia a lievitare la massa del mondo. Ma quali sono le mani che portano il fermento o il sale del vangelo nella realtà del mondo? Le nostre! “Guai a me se non annuncio il Vangelo!”, dice San Paolo oggi nella seconda lettura. E questo “guai a me!” non è soltanto dell’apostolo, ma di ogni cristiano!
  5. Infine, notiamo come l’evangelista sottolinea l’atteggiamento di VICINANZA:Egli si avvicinò [alla suocera di Simone] e la fece alzare prendendola per mano”; egli esce all’incontro della folla dei malati e degli indemoniati riunita davanti alla porta; egli percorre la Galilea per incontrare i bisognosi di una parola di speranza e di un gesto di conforto.

Non sarà questo una chiamata urgente rivolta alla Chiesa – ossia ad ognuno di noi – a “convertirsi”… al mondo?! cioè ad andare verso la gente?! a rendersi presente dove l’umanità soffre e lotta?! Ci lamentiamo che la gente ha disertato le nostre chiese e forse speriamo ancora un miracolo: che ci ripensino e tornino indietro, ma è ormai ovvio che non sarà così. Siamo noi a dover uscire e metterci fianco a loro in un atteggiamento di umile servizio. Ma per questo abbiamo bisogno che il Signore si avvicini a noi e ci faccia alzare prendendoci per mano, liberandoci della febbre del trionfalismo. Quando noi ci aspetteremmo come primo miracolo qualcosa di sensazionale, Marco presenta, invece, la guarigione della suocera di Simone, il più umile dei miracoli, ma forse il più significativo!

Esercizio per la settimana

1) Cercare di concretizzare nella mia vita (almeno un po’!) una delle quattro sfide a cui abbiamo accennato.
2) Interrogarmi sulla mia reazione di fronte alla affermazione di Paolo: “Guai a me se non annuncio il Vangelo!”. Comboni diceva: Il missionario e la missionaria non possono andar soli in paradiso. Soli andranno all’inferno!”. E cosa pensare del cristiano che spera solo di “salvare la propria anima”?

  1. Manuel João Pereira Correia
    Verona, 2 febbraio 2024