Marco 1,21-28:

Eccoci al seguito di Gesù, in compagnia di Simone e Andrea, di Giacomo e Giovanni, dopo la chiamata di domenica scorsa. Gesù ci porta con lui a Cafàrnao, una città a nord del lago della Galilea. Questa sarà la nostra prima giornata con lui. Una giornata memorabile che sarà chiamata la “Giornata di Cafàrnao”, una giornata tipo dell’attività di Gesù. La iniziamo oggi e la concluderemo domenica prossima. In questa prima giornata troviamo il programma di tuo il vangelo. Le due prime attività di Gesù secondo questo bramo sono l’insegnamento e l’esorcismo.

Il Profeta e la Parola con autorità

È sabato e “subito” il Maestro entra nella sinagoga e, dopo la proclamazione delle due letture, la prima dalla Torà di Mosè (il Pentateuco) e la seconda dai Profeti, Gesù prende la parola. E tutti rimangono stupiti: “egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi”. Gli scribi erano i professionisti della Scrittura, ma “non avevano autorità”! Infatti si limitavano a riferire le opinioni di altri rabbini famosi, parole vecchie fatte di leggi e di precetti che legavano ancora di più la gente. Gesù, invece, non recita un ruolo, parla con autorevolezza, porta novità, tocca i cuori e risveglia la vita.

Il primo compito di Gesù è l’insegnamento. Il testo parla 4 volte di insegnare e di insegnamento. Nel vangelo di Marco troviamo il verbo insegnare 50 volte, sempre detto di Gesù (tranne una volta riferito ai discepoli). Non si dice mai cosa insegna “perché quel che insegna è ciò che fa” (Silvano Fausti).

È lui il Profeta promesso da Dio per mezzo di Mosè: “Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole” (prima lettura, Deuteronomio 18,15-20). Gesù è il Profeta ed è la Parola stessa di Dio. “Un grande profeta è sorto tra noi”, diranno le folle (Luca 7,16). I due discepoli di Emmaus lo presenteranno come: “Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo” (Luca 24,19).

Il titolo di Profeta dato a Gesù è stato poco sviluppato dalla tradizione cristiana. Forse dovremmo riscoprirlo. Oggi si dice spesso che la Chiesa sta perdendo autorità e autorevolezza. La “buona novella” del vangelo non può essere annunciata senza l’unzione profetica di Gesù: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore.” (Luca 4,18-19). È urgente per la Chiesa un “insegnare nuovo” che svegli la speranza e riscaldi i cuori. È urgente che ogni battezzato riscopra la sua vocazione di profeta, ricevuta per l’unzione dello Spirito.

La Parola di Gesù stana lo spirito impuro

Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!»”. È sabato e siamo nella sinagoga, cioè in un tempo ed uno spazio sacro, cosa fa lì questo spirito impuro? Sembra essere un fedele frequentatore della sinagoga. Era stato sempre lì, tranquillo e indisturbato. Ma oggi comincia a gridare! Le prediche degli scribi sembra che non l’abbiano mai disturbato, ma questo “insegnamento nuovo” di Gesù non lo sopporta proprio.

E noi potremmo chiederci: questo “spirito impuro” non sarà un fedele frequentatore anche delle nostre assemblee? Non sonnecchierà indisturbato in alcune profondità recondite e tenebrose del nostro cuore? E, se è così, perché non esce allo scoperto? Mancherà per caso questo “insegnamento nuovo”? O è diventato irraggiungibile ad un “vangelo” addomesticato? I “demoni” più pericoli non sono quelli che vediamo fuori di noi, ma quelli che si nascondono dentro di noi, questi “spiriti impuri” che contaminano e indeboliscono le nostre “opere e parole”!

E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui”. Questo è il primo “miracolo” di Gesù presentato da Marco: un esorcismo. Gesù lo opera con la sua sola parola. E tutti nella sinagoga rimangono ancora più stupiti: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». Marco presenta il suo vangelo come una lotta tra il bene e il male. Satana è vinto da Gesù. È sopraggiunto “l’uomo forte” (Matteo 12,29) che viene a liberare l’uomo, il capolavoro di Dio!

Ma chi o cos’è questo “spirito impuro”? Gli evangelisti, Marco in particolare, traducono il concetto di “demonio” con “spirito impuro”. Troviamo una cinquantina di volte il riferimento ai “demoni” nel Nuovo Testamento, e quasi la metà nel vangelo di Luca (23). Per la verità, l’Antico testamento è abbastanza sobrio riguardo alla demonologia ma, al tempo di Gesù, essa era molto fiorente. Tanti fenomeni e mali strani o malattie psichiche e mentali erano attribuiti ai “demoni”. È naturale, quindi, che si trovi questo influsso culturale anche nei vangeli. Il male è sempre esistito e, qualsiasi nome gli attribuiamo, rimane sempre un mistero. Comunque sia, la parola di Gesù sconfigge il male e libera questo uomo.

Ma allora il demonio esiste o no? Oggi si prova un certo disagio a parlarne. Dice il noto biblista Gianfranco Ravasi: “In realtà, la sua è una figura attiva nelle pagine del Nuovo Testamento. La parola di origine ebraica Satana ricorre 36 volte e l’equivalente di origine greca diábolos 37 volte. Si tratta, dunque, di una presenza significativa che non può essere facilmente eliminata come se fosse un residuato mitico popolare”. Mi pare che bisogna evitare i due estremi: vedere la presenza e l’influsso del “demonio” dappertutto o, al contrario, negare la sua esistenza. Diceva Giovanni Papini: “L’ultima astuzia del diavolo fu quella di spargere la voce della sua morte”. In ogni caso, il cristiano non è chiamato a parlare del demonio e dell’infermo, ma ad annunciare che “Gesù, il Nazareno, profeta potente in opere e in parole” è la sola speranza per l’umanità di oggi, assetata di libertà, ma schiava di tanti demoni!

P. Manuel João Pereira Correia
Castel d’Azzano (Verona) 26 gennaio 2024

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