Fr. Guido Zabeo

Cadoneghe (PD – I) 15.12.1939 – 11.9.2023 Castel d’Azzano (VR – I)

Omelia di p. Renzo Piazza al Funerale di Fr. Guido Zabeo

14 settembre 2023

Gli occhi di Fr. Guido

Alla morte di un confratello vi sono tante piccole incombenze da svolgere in tempi rapidi, tra cui quella di annunciare ai parenti e agli amici il doloroso evento, aiutati magari da una foto. Nel cercare tra le foto di fr. Guido, sono rimasto colpito da una di qualche mese fa, forse l’ultima, in cui guardava fuori dalla finestra e brillavano particolarmente i suoi occhi grandi e chiari. Occhi che esprimevano, secondo me, una grande serenità (“Sono malato e accetto la mia situazione”) e nello stesso tempo un’inquietudine (“Fino a quando, Signore?”). Questa immagine mi è rimasta nella memoria, e poco tempo dopo, recitando i Vespri, mi è ritornata in mente quando il salmo diceva: “A te levo i miei occhi, a te che abiti i cieli (…); i nostri occhi sono rivolti al Signore nostro Dio finché abbia pietà di noi”.

L’esperienza della morte di una persona cara e familiare ci mette sempre a contatto con la nostra fragilità: ci scuote e ci fa temere. “Oggi è toccato a lui… quando sarà la mia ora?” Istintivamente alziamo gli occhi al cielo per avere sostegno e forza: “Che cos’è l’uomo, Signore, perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne dia pensiero?”

Nello stesso tempo, guardando il nostro confratello che ci ha lasciati, alziamo gli occhi verso Dio perché abbia pietà di lui e gli usi misericordia, perché è proprio di ogni uomo riconoscere, come dice il Salmo, “quello che è male ai tuoi occhi io l’ho fatto”. La nostra fragilità è nota agli occhi di Dio e questo ci rende mendicanti della sua misericordia.

Gli occhi di Zaccheo e gli occhi di Gesù

Il Vangelo di Luca ci parla di un uomo che cercava di alzare gli occhi per vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla e della sua piccola statura. Si chiamava Zaccheo (e non Zabeo!). Per vederlo sale su un albero e obbliga Gesù ad una sosta imprevista. Gesù che aveva l’abitudine di alzare gli occhi al cielo nei momenti cruciali della sua vita – prima di moltiplicare i pani e pesci, prima di risuscitare Lazzaro, durante l’ultima cena, quando prega per i suoi amici – ora deve alzare lo sguardo per incontrare gli occhi del peccatore Zaccheo, posto più in alto di lui. Ma dall’incontro di quei due sguardi scaturisce la salvezza per quell’uomo peccatore.

I nostri occhi

Oggi siamo invitati ad alzare i nostri occhi per noi e per Fr. Guido, cercando di incrociare gli occhi di Gesù, sapendo che dall’incontro di questi sguardi ci verrà il bene.

Viene voglia di dire: Benvenuta, sorella morte, se quando arrivi, ci dai l’occasione di incontrare lo sguardo buono, benevolo, umile e misericordioso di Gesù.

Benvenuta, sorella morte, se quando arrivi tu, finisce la notte per noi e, asciugate le nostre lacrime, i nostri occhi possono contemplare il Risorto nel giorno senza tramonto.

Benvenuta, sorella morte, se quando tu arrivi noi ci ricordiamo che non siamo stati fatti da te e per te, ma per Gesù, l’autore della vita, che “ci ha scelti per trovarci al suo cospetto santi e immacolati nell’amore”, come diceva ancora il cantico dei Vespri di lunedì.

L’opera bella che Dio ha iniziato in noi, chiamandoci alla vita e facendoci incontrare attraverso la fede con il Figlio Gesù, non termina con la morte, ma continua nella contemplazione del volto luminoso del Figlio del Padre. “In lui abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati, secondo la ricchezza della sua grazia”. Così ancora la preghiera dei Vespri.

Fr. Guido era nato a Cadoneghe (PD) il 15 dicembre 1939, quasi 84 anni fa. Quarto di cinque figli è entrato presto dai Comboniani e a 19 anni, il 15 settembre 1958, emetteva i primi voti. Dopo tre anni in Inghilterra, ha alternato il suo servizio missionario tra Brasile nord est e l’Italia, impegnato in Brasile per 18 anni nelle costruzioni e 8 anni nell’amministrazione delle diocesi di Balsas e di Sao Luis e in Italia, al servizio degli anziani e ammalati: a Milano per quasi venti anni e in Casa Madre, Arco e Rebbio per altri nove (è lui che ha assunto Plinio come fisioterapista 26 anni fa…). Attraverso questi servizi concreti ha offerto e speso la sua vita per la causa missionaria. E’ stato disponibile finché le forze gli hanno consentito di essere a servizio degli altri. Poi, a sua volta, ha trascorso da ammalato gli ultimi sette anni nelle case per anziani della Provincia: Milano e Castel d’Azzano.

Lo consegniamo nelle mani del Signore il giorno dell’esaltazione della Santa Croce, festa molto cara al Comboni e ai Comboniani. Proprio 150 anni fa, come oggi, il 14 settembre 1873, Daniele Comboni consacrava il Vicariato Apostolico dell’Africa Centrale al S. Cuore di Gesù. Così scriveva al P. Henri Ramière: “Quando nel 1872 fui nominato Provicario apostolico di tutto il Vicariato dell’Africa Centrale, non esisteva che la sola casa isolata di Khartum e il giardino abbandonato che è stato creato dal Rev. P. Pedemonte della Compagnia di Gesù, arrivato a Khartum nel 1848. Grazie al Sacro Cuore di Gesù, al quale come lei sa, è stato consacrato il Vicariato il 14 settembre 1873, noi abbiamo oggi due grandi Istituti a Khartum, tre nel regno di Cordofan, due a Berber e due nelle tribù di Gebel Nuba”.

Riportiamo volentieri questa salutare coincidenza perché oggi non ricordiamo solamente un territorio consacrato al S. Cuore, ma soprattutto una persona che, 65 anni fa, come domani, il 15 settembre 1958, consacrava tutto se stesso nell’Istituto dei Figli del Sacro Cuore di Gesù come fratello missionario comboniano. Detta con altre parole, Dio consacrava a sé l’esistenza di Fr. Guido Zabeo perché fosse missionario del Vangelo nel mondo con le sue qualifiche di Meccanica, Falegnameria, Infermieristica e scienze tecniche.

E con gioia rileggiamo il Vangelo con cui oggi la Chiesa prega, che ci ricorda tre grandi verità legate a questa festa: la prima è l’amore di Dio Padre per il mondo. Lo ha amato fino a dare il Figlio unigenito; la seconda è la preoccupazione di Dio perché nessuno si perda: “Non ha mandato il Figlio per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”; la terza verità riguarda cosa dobbiamo fare per ottenere la vita eterna. Semplicemente sollevare lo sguardo verso “il Figlio innalzato da terra che attira gli uomini tutti, in croce, con braccia distese, li porta al Padre in offerta”. E’ lo sguardo della fede, lo sguardo del buon ladrone, lo sguardo di Pietro pentito, lo sguardo di ogni discepolo che sa di essere amato da quell’Uomo dal cuore trafitto.

Sono parole di consolazione e di speranza in particolare quando sono proclamate al termine della vita di un fratello che si è speso per gli altri. Come comunità lo affidiamo a Gesù, perché, assieme a noi, lo presenti al Padre.

Padre buono, te lo affidiamo con fiducia non tanto per il bene che ha compiuto e i servizi resi, ma perché tuo Figlio Gesù lo ha amato e ha dato la vita per lui, perché tu vuoi che nessuno vada perduto. Per questo ti lodiamo e ti benediciamo.

Fr. Guido: possa tu vivere con Gesù e contemplarlo per sempre nel suo Regno.