Padre Tonino Falaguasta Nyabenda

La 6° domenica di Pasqua ci parla del Paraclito, cioè dello Spirito Santo. La prima lettura poi (Atti 8, 5-17) ci presenta l’apostolato fruttuoso del diacono Filippo in Samaria. Tanto che gli apostoli Pietro e Giovanni lo raggiunsero per pregare e far scendere lo Spirito Santo sui nuovi battezzati. Questo testo può essere considerato come la base biblica dell’istituzione del Sacramento della Confermazione (o Cresima).

Nel Vangelo di oggi (Giovanni 14, 15-21) ascoltiamo Gesù che promette l’invio del Paràclito (Giovanni 14. 16). Gli Apostoli infatti erano pieni di paura e scoraggiati, dopo che il Signore aveva rivelato loro che stava per andarsene attraverso l’esperienza della Croce.

Ma che cosa significa Paraclito? Il termine appartiene esclusivamente agli scritti di san Giovanni e significa propriamente “Colui che è chiamato accanto” (da un verbo greco, che si traduce in latino ad-vocatus, cioè avvocato). Indica non tanto la natura, ma la funzione della persona che così è definita. Anche Gesù è Paràclito (= avvocato), come ci spiega san Giovanni: “Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto” (1Giovanni 2, 1). Ma Paràclito è anche lo Spirito Santo, che è il Rivelatore e il Difensore di Gesù (Giovanni 16, 7-11) e ne attualizza la presenza nei discepoli.

Intanto il Paràclito viene dopo la partenza di Gesù (Giovanni 16, 7). Il Signore, dopo la sua risurrezione, si farà presente certamente, come vittorioso, ma non in maniera sensibile, piuttosto in maniera spirituale (così ci spiega Xavier Léon-Dufour, gesuita e biblista francese). E, tornando presso il Padre, ci invierà un “altro Paràclito” (Giovanni 14, 16). Questo Paràclito rimarrà con i credenti e resterà in loro per sempre (Giovanni 14, 16). Egli è lo Spirito di verità. Sappiamo che la verità è Gesù stesso. E’ importante allora non dimenticare l’insegnamento del Signore. Infatti: “Egli (il Paràclito) vi insegnerà tutto e vi ricorderà tutto ciò che io (= Gesù) vi ho detto” (Giovanni 14, 26).

Sappiamo che Gesù è stato giudicato e condannato ingiustamente. Le autorità giudaiche, per difendere i loro privilegi e la loro posizione nella religione tradizionale, hanno accusato il Cristo di falsità, di opposizione politica dinanzi al procuratore romano Ponzio Pilato (Giovanni 19, 12), addirittura di essere un indemoniato (Marco 3, 22). Gesù è invece il Santo e il Giusto (Atti 3, 14).

Queste accuse, rivolte al Signore, saranno rivolte anche ai discepoli. Ma non ci si deve preoccupare. C’è infatti il Paràclito, che ci difende. Egli è lo Spirito di verità (Giovanni 14, 17). E la sua presenza e la sua azione faranno sì che il Mondo (= tutto ciò che si oppone al Cristo: persone, avvenimenti, cose…) sarà confuso (Giovanni 16, 8-11), a proposito di peccato (= l’incredulità nei riguardi di Gesù), a proposito della giustizia (= giusto è solo Gesù), e a proposito del giudizio, perché il principe di questo mondo (= Satana) è già stato condannato. La presenza del Paraclito nel cuore del discepolo ci convince che solo Gesù è nella verità. Non è il Mondo ad aver ragione, ma è Gesù. E, come Gesù, anche il discepolo sarà vincitore del Mondo, e cioè di ogni peccato e di ogni male.

Per questo è essenziale “osservare la sua parola” e così amarlo. Infatti amare Gesù, il Signore, è il cuore del Cristianesimo.

Già nell’Antico Testamento ci si sforzava di osservare il precetto seguente: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze” (Deuteronomio 6, 5). Ora questo precetto, con le parole e la vita del Cristo, è perfettamente compiuto. Abbiamo visto infatti quanto il Signore ci ama, perché ha dato la vita per noi.

E’ bene per noi allora che se ne vada (Giovanni 16, 17), perché in questo modo potrà inviarci il Paràclito. Con il suo andarsene, inizia una nuova presenza. Egli sarà in noi con il suo Spirito, che ci fa figli e saremo sempre in comunione con Lui e con il Padre.

Tutto ciò è descritto con una parola: amare. Questo verbo è ripetuto dieci volte (in tutto il brano: Giovanni 14, 15-31). Amare descrive la relazione del discepolo con Gesù e con il Padre. Questa è la nuova Alleanza, fondata sull’amore. Infatti l’amore per Gesù ci fa entrare in questa nuova Alleanza. Questo nuovo rapporto con Dio ci fa scoprire il suo amore di Padre, che Gesù è venuto a rivelarci e a comunicarci. Dio non è più lontano. Egli è con noi. Egli è presso di noi. Addirittura Egli è in noi mediante lo Spirito, il Paraclito, che Gesù ci invia (Giovanni 14, 16).

San Daniele Comboni (1831-1881) insisteva presso i suoi Missionari, perché pregassero e chiedessero con fede lo Spirito Santo. Solo l’azione dello Spirito Santo poteva rendere i suoi Missionari veri apostoli della Nigrizia. Così scriveva alla Società di Colonia (Germania), che lo aiutava economicamente, il 6 giugno del 1871: “”Io dirigo nello spirito i miei cari Missionari e sono la guida del loro cuore. Essi sono anche l’oggetto di tutta la mia stima, di tutto il mio affetto…. Con loro invochiamo lo Spirito Santo, perché ci aiuti a vivere per un unico ideale: di sacrificare cioè la nostra vita per amore di Dio, per amore della sua santa Chiesa e per l’infelice Nigrizia” (= popoli dell’Africa Centrale).