La speranza di Dio

 

 

Durante l’ultima settimana del mese di Settembre 2011, mi è capitata tra le mani ancora una volta la bella Lettera Enciclica di Benedetto XVI sulla speranza cristiana. E’ del 30 Novembre 2009. Il documento ci dice che è a partire dalla speranza che noi siamo stati salvati ed è in essa che troviamo una sorgente privilegiata di energia interiore per il nostro cammino di vita.

 

Decisi di meditarla non avendo fatto ciò subito dopo la pubblicazione. Mentre scorrevo il testo, mi è venuta questa idea: anche Dio spera. Egli spera aspettandosi da noi la decisione per un più intenso cammino di conversione, di movimento verso di Lui nell’Amore. Egli spera in un mondo rinnovato che sia al più presto un mondo migliore per tutti. Egli spera che tutta l’umanità si apra finalmente a Cristo e tutti abbiano a fare una vera esperienza della salvezza eterna.

 

Come discepoli di Gesù, siamo chiamati a dare una risposta generosa a questa speranza di Dio, siamo chiamati a dare gioia al suo cuore facendo nostro il suo piano di salvezza per tutti.

 

Per fare questo, ho pensato a tre condizioni da concretizzare nella nostra vita:

 

 

 

1. Il superamento della tendenza al vittimismo.

 

 

 

Come Anselm Grun dice nel suo libro intitolato, “Non Farti del Male”, la tendenza al vittimismo è tanto diffusa nel nostro mondo di oggi e sembra che, per tanti, quello della vittima sia il posto più ambito nella società. Il motivo principale di questa tendenza è il seguente: Sentirsi vittima significa sempre – per una persona – dichiarasi esente da ogni colpa per attribuirla ad altri; addirittura per attribuirla a tutta la società, qualunque sia il male che viene considerato. Tutto ciò piace alla nostra natura, ferita dal peccato, perché così possiamo sentirci a posto, o addirittura possiamo metterci su un piedistallo con un atteggiamento di condanna degli altri. Bisogna reagire al vittimismo con la convinzione che ogni persona ha la sua storia e la sua responsabilità e che a ognuno Dio da la forza necessaria per vivere in modo creativo; bisogna reagire facendo sì, per quanto è possibile, che gli eventi, anche i più negativi, non controllino la nostra vita e i nostri cuori.

 

Desiderando che questo avvenga, Dio spera…

 

 

 

2. Necessità di apertura al rischio del cambiamento e della crescita.

 

 

 

Quando ci si apre alle proposte di Dio e della vita, ci si espone alla sofferenza della crescita, della trasformazione operata da Dio stesso con la nostra collaborazione. Crescere vuol dire cambiare e cambiare è penoso perchè significa abbandonare il mondo delle nostre sicurezze e aprirsi al futuro. E mentre ci si abbandona a Dio come creta nelle mani del vasaio, ci si espone a quel sacrificio implicito in chi si dichiara pronto a fare la sua volontà senza sapere dove essa porterà; si corre il rischio di non essere capiti e anche il rischio di dubbi e di notti oscure. Ciò richiede coraggio, quel coraggio che è dono di Dio, ma che, allo stesso tempo, è un’arte che siamo chiamati a imparare e sviluppare.

 

E, anche per questo, Dio continua a sperare…

 

 

 

3. Un cammino autentico di libertà interiore

 

 

 

per una accettazione sempre più piena della verità della nostra vita personale, per armonizzare la nostra vita con la volontà di Dio, nella convinzione che soltanto nella sua volontà troviamo la nostra pace. Nella nostra società di oggi, tutti siamo toccati dal pericolo di diventare schiavi, per esempio, delle diverse mode che vengono e vanno, schiavi dei nostri istinti, schiavi della pubblicità e schiavi del peccato . Per essere interiormente liberi, è necessario avere una buona disciplina spirituale che ci rende capaci di andare contro corrente e di celebrare la vita. E’ necessario chiedere al Signore di essere la nostra forza, piuttosto che di aiutarci perché quando si tratta di essere veramente liberi, le nostre forze umane si rivelano sempre come debolezza.

 

E, anche perché questo nostro cammino si realizzi, Dio continua a sperare.

 

Avrà la sua speranza una risposta positiva da parte nostra?

 

Dare una risposta positiva alla speranza di Dio, sarebbe un ottimo modo per dare gioia al cuore di Dio e anche a noi stessi.

 

Concludo con la preghiera di Charles de Foucauld che esprime molto bene l’apertura al processo di crescita secondo la logica di Dio e che ci insegna ad avere il coraggio di abbandonarci veramente a Lui:.

 

“Padre mio

 

Io mi abbandono a Te,

 

fa di me ciò che Ti piace.

 

Qualunque cosa Tu faccia di me,

 

Ti ringrazio.

 

Sono pronto a tutto,

 

accetto tutto.

 

La Tua volontà si compia in me,

 

in tutte le creature.

 

Non desidero altro,

 

mio Dio.

 

Affido l’anima mia

 

Alle Tue mani.

 

Te la dono mio Dio,

 

con tutto l’amore

 

del mio cuore

 

perché Ti amo,

 

ed è un bisogno

 

del mio amore

 

di donarmi

 

di pormi nelle tue mani

 

senza riserve,

 

con infinita fiducia,

 

perché Tu sei mio Padre”.