Una rivoluzione per amore

(Nel Cuore della Missione)

 

 

Ci sono state tante rivoluzioni nella nostra storia. Molte che avevano come scopo il cambiamento di strutture o di sistemi, e che hanno causato spargimento di sangue con risultati diversi: il successo desiderato o il fallimento. Altre che miravano a cambiare i cuori e a rendere la vita più dignitosa, più ricca, più vera e che hanno segnato la storia positivamente. Come la rivoluzione inaugurata da Gesù; come la rivoluzione che consideriamo adesso e che è nel contesto di quella di Gesù.

 

Partiamo dal fatto che ogni persona ha dei principi che orientano la propria esistenza in una direzione o un’altra. I tre principi che presento possono riassumere tutti gli altri. Di essi due sono antievangelici e conducono alla morte, uno è positivo e conduce a una vita sempre più piena. Li presento tutti e tre perché i primi due ci aiutano a capire meglio il terzo e ci aiutano a penetrare meglio nel significato della nostra vita.

 

Il primo principio è quello dell’egoismo o dell’isolamento. Può essere espresso in questo modo: “Ciò che è mio è mio e guai a chi lo tocca.”

C’è un passo nel Vangelo di Luca che presenta questo principio in modo tanto forte:

“La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò perché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così sarà di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio.” Lc. 12:16-20

 

Nella vita dell’uomo ricco della parabola non c’è posto per Dio e non c’è posto per gli altri. È per questo motivo che Dio lo chiama folle. Potremmo noi forse essere chiamati allo stesso modo per la presenza nella nostra vita di atteggiamenti simili a quelli dell’uomo ricco della parabola? Se si, sarebbe cosa terribile perché le esperienze della nostra vita ci dicono che la pratica di questo principio porta alla distruzione di tanti.

Questo principio viene espresso a volte in maniera ancora più forte: “Ciò che è mio è mio e guai alla persona che me lo tocca o anche chiede una piccolissima parte di esso.” Possiamo ricordare qui l’uomo che viveva nell’abbondanza più sfacciata e Lazzaro il povero uomo coperto di ferite. Egli sarebbe stato contento di cibarsi delle briciole che cadevano dalla tavola dell’uomo ricco, ma questi non gli dava neppure le briciole. (Cfr. Lc.16:19-31).

 

Quanto male c’è oggi nel nostro mondo che riflette gli atteggiamenti d questo uomo ricco: Persone che hanno moltissimo, che hanno ciò di cui non hanno bisogno, e che non sentono nessuna preoccupazione per chi ha poco o niente non a motivo di pigrizia, ma a causa di sfruttamento e dell’egoismo degli altri. Quante persone ci sono che potrebbero dare agli altri il loro sostegno morale, ma non lo danno! Siamo noi tra costoro?

 

C’è un secondo principio che potrebbe essere espresso così: “Ciò che è tuo è mio e se non me lo dai, me lo prendo con la forza.” E’ il principio che guida la vita e il comportamento del ladro. E’ descritto nella prima parte della parabola del Buon Samaritano:

 

“Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono lasciandolo mezzo morto.”

(Lc.10:30-37)

 

Se seguiamo le notizie dei mass media o se appena appena teniamo gli occhi aperti, vediamo che ciò che la parabola descrive e cose simili, avvengono ogni giorno intorno a noi. Vediamo anche che ci sono ladri peggiori di coloro che rubano cose materiali; ladri della dignità, della libertà, della pace e della felicità altrui. C’è un episodio nella Sacra Scrittura che ci aiuta a capire questo punto. Davide, Re e Profeta, fu un ladro quando vide una bella donna, commise adulterio con lei e fece uccidere suo marito per poter farla sua. (Vedi 2Sam.11). Quanti ladri abbiamo in contesto di adulterio e di tradimenti morali in genere!

 

Qual’è allora la rivoluzione che ho in mente e nel cuore? E’ la rivoluzione che richiede grande sacrificio e impegno, la rivoluzione necessaria nella nostra società per passare dai due principi descritti sopra, al principio voluto da Dio, riconosciuto dai seguaci del Cristo Gesù e praticato anche da tante persone di buona volontà. E il principio della generosità, della condivisione. “Ciò che è mio è anche tuo e io condivido tutto ciò che posso.” Questo principio è descritto nella seconda parte della parabola del Buon Samaritano:

 

“…Un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite versandovi olio e vino; poi, caricatolo sul suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mi ritorno.” (Lc.10:30-37)

 

Il Samaritano della parabola mise in pratica il principio della generosità che fu dominante nella vita di Gesù e che San Paolo descrive nella lettera ai Filippesi. In questa lettera egli ci invita a imitare Gesù nel suo atto di donazione di sé:

 

“Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò sé stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.”

(Fil.2:5-8)

 

Per adottare il principio della generosità e della condivisione e per metterlo in pratica, è necessaria una rivoluzione forte e penosa soprattutto per vincere la testardaggine e l’ingordigia, l’egoismo e la sensualità. Ma è questa la rivoluzione che l’amore verso tutti richiede e di cui la nostra società ha bisogno. Di sicuro il nostro mondo diventerebbe un posto migliore in cui vivere, se sempre più persone potessero dire ciascuno con forza: “Ciò che è mio è anche tuo e lo condivido con gioia.”

 

Qualcuno potrebbe dire di essere povero e di non avere niente da condividere. Allora direi che non sto parlando soltanto di condivisione di cose materiali, ma anche e soprattutto di condivisione a livello interiore dello spirito. A questo livello nessuno è così povero da non avere qualche dono da dare. Chi è che non ha il potere di donare un sorriso a una persona depressa, una parola di incoraggiamento a una persona in difficoltà e una mano a chi è nel bisogno? Tutti senza distinzione hanno qualcosa di prezioso da condividere; ma c’è bisogno di amore e di forza di volontà.

 

Sono convinto che, considerando la parabola del buon Samaritano insieme a noi, Cristo Gesù si rivolge a ciascuno e, ancora una volta, dice con forza: “Và, e anche tu fa lo stesso.” (Lc.10:37).