Cristianesimo: destinato a scomparire?

 

E’ da diversi anni che nella preghiera, nelle mie riflessioni e nelle mie letture, mi soffermo spesso su questo tema che mi sembra molto interessante: il futuro del Cristianesimo.

Nelle pagine che seguono, presento i punti che ritengo più importanti. Spero di poter essere di ispirazione per le persone che leggeranno questo testo.

 

In uno dei suoi ultimi appunti, il filosofo e saggista tedesco Nietzsche (1844-1900) scrisse: ‘ Ho tentato di negare tutto; oh, distruggere è facile, ma ricostruire!’ E, presentandosi come profeta, nel suo libro ‘Così parlò Zarathustra’, annunciò con forza addirittura la morte di Dio: ‘Dio è morto’.

L’idea non è stata mai abbandonata! E cominciando negli anni sessanta, molti hanno parlato e scritto con forza sull’eclissi del sacro nella nostra società e addirittura ancora sulla morte di Dio.

Negli ultimi decenni però ci sono stati così tanti eventi: ecclesiali, ecumenici e interreligiosi. La religiosità poi ha mostrato e sta mostrando un vigore nuovo un pò in tutti gli ambienti della società, anche se con modalità diverse e in un clima completamente nuovo; il clima generato dalla complessità della scena religiosa. Si parla di dialogo religioso, di nomadismo spirituale, di vecchie e nuove religioni, di multiculturalità religiosa, di un camminare insieme in un mosaico di fedi, di nuovi universi del sacro, ecc. Interessante a riguardo è il libro di Philip Jenkins, Il Dio dell’Europa, pubblicato dall’EMI nel 2009.

 

Ad ogni modo, ho sentito molte persone preoccupate e confuse che si chiedono se il Cristianesimo, avversato da tante parti, non stia per scomparire.

 

Diversi anni fa un teologo canadese, Padre Jean-Marie Teillard, scrisse un libro per dare una risposta alla domanda, “Siamo noi gli ultimi cristiani?” Sono d’accordo con quanto dice nel libro quando afferma che questa domanda richiede una risposta onesta nel contesto della fede, mentre nel mondo ci sono tanti che vorrebbero vedere la Chiesa Cattolica e il Cristianesimo piombare nell’oblio; altri ancora che sono convinti che la fine della Chiesa Cattolica e del Cristianesimo senz’altro verrà.

Padre Teillard apre il suo libro con una storia che parla di una lettera scritta da un giovane e indirizzata a Dio. La lettera fu trovata sotto le macerie di una casa, in un posto che era una volta il ghetto ebreo di Varsavia; dice così:

”Hai fatto di tutto per farmi dubitare di te, per farmi perdere la fede. Hai rimosso il tuo sguardo da coloro che invocano il tuo nome, ma io morirò esattamente come ho vissuto, con una fede incrollabile in te, o Dio d’Israele.”

 

Mentre scrivo, prego e mi auguro che i cristiani abbiano a perseverare nella fede non nonostante tutto, ma con tutto quello che succede.

 

Domande Importanti.

 

Quante persone oggi sono state tentate, come il giovane del ghetto, di credere che Dio non si cura del suo popolo e non ci ascolta più. Ricordo il mio imbarazzo nella fede quando vidi l’espressione sul volto di una donna afflitta dalla morte del marito e dal suicidio di due figli, uno dopo l’altro. Ricordo anche il mio imbarazzo nel vedere l’espressione di sofferenza e di rabbia sul volto di una donna violentata da un giovane. Ricordiamo tutti la domanda che viene fatta sempre in occasione di tragedie nel mondo della natura o di quelle causate dal cuore indurito di tanti uomini e donne: “Dov’era Dio quando quell’evento triste distruggeva così tante vite e sconvolgeva l’ordine naturale delle cose?” E dov’è Dio nella Chiesa afflitta da tanti mali?

 

Progresso sì, però…

 

Quasi cinquant’anni sono passati dalla celebrazione del Concilio Vaticano II. Dov’è la nuova primavera di cui Papa Giovanni XXIII parlò con entusiasmo? Cos’ è della nuova Pentecoste proclamata dal Cardinale Suenens al Concilio? Certo, molto è stato fatto ed è stato fatto spesso con sofferenza. Per esempio, la Chiesa ha cercato e cerca di assumere uno stile di vita e di spiritualità più semplice perché più evangelico; il movimento ecumenico ha intensificato la sua azione per promuovere l’unità dei cristiani; la solidarietà con i poveri è stata espressa in maniera più efficace e più vera; il ruolo dei laici nella Chiesa è stato meglio valorizzato. Tanto è stato fatto e continua ad essere fatto. Eppure molte situazioni nella Chiesa e nella società ci sorprendono e ci fanno soffrire dentro. Troppa violenza, troppe ingiustizie, troppe sette religiose che rendono più marcate le divisioni che esistono tra i cristiani; troppi movimenti che esprimono entusiasmo religioso senza però avere avuto un’esperienza di vera comunione con la Chiesa intera e, come se non bastasse, introducendo ancora una volta elementi che il Vaticano II domandò alla Chiesa di mettere da parte per sempre.

 

Che direzione prendere?

 

A tutte queste situazioni sono state date risposte diverse e spesso pericolose e negative, ad esempio: l’indifferenza, l’accettazione passiva degli insegnamenti del magistero della Chiesa, il rigetto assoluto e per partito preso di tutto ciò che ha a che fare con la fede, il timore che la Chiesa Cattolica e il Cristianesimo stiano soffrendo una lunga agonia.

Che cos’è che siamo chiamati a fare? Qual è la direzione che dovremmo prendere? Soluzioni facili e compromessi che possono far piacere alla massa non possono essere di beneficio alla Chiesa e al Cristianesimo in genere, non possono essere efficaci nel dare a noi stessi e agli altri ragioni valide per sostenere la nostra vita con fede.

Credo che tra le vie da percorrere per un domani migliore e per raggiungere ‘il meglio che ci sta dinanzi’ perchè ci è stato promesso da Cristo, le seguenti siano di importanza capitale:

 

1) L’Ottimismo della Fede.

 

Siamo chiamati a dire un forte no al pessimismo a favore dell’ottimismo non tanto per ragioni umane quanto per motivi di fede, a favore dell’ottimismo cioè fondato non innanzi tutto su ciò che noi possiamo fare, ma su ciò che Dio può fare e fa per noi.

 

C’è tanto male nel mondo che non possiamo e non dobbiamo ignorare, ma c’è anche tanto bene. In particolare c’è la grande convinzione nel popolo fedele che Dio, nella sua fedeltà al genere umano, non spegnerà mai la luce portata da Cristo nel mondo per distruggere le tenebre del male. Queste tenebre minacciano ancora il mondo, ma Dio non ha mai cessato di camminare con noi. Egli continua a salvare il mondo con la sua onnipotenza. Non però mettendoci in una serra, lontani da ogni difficoltà, ma lasciandoci nel contesto della vita con i suoi pericoli, con le sue sofferenze e i suoi imprevisti, dandoci la grazia per affrontare la vita con fede e con coraggio, e assicurandoci la vittoria finale se solo ci apriamo a Lui e con Lui collaboriamo. A proposito esprimo una mia convinzione: Anche quando Dio opera un miracolo, la nostra apertura a Lui per accogliere la sua azione è necessaria. Quanto è bello il canto inglese che dice: “Grandi cose avvengono quando Dio si mescola con noi”, cioè quando l’iniziativa di Dio incontra la nostra collaborazione. Come nella vita di Maria, madre di Gesù e madre nostra. Dopo aver ricevuto il messaggio di Dio che le proponeva di diventare madre del Salvatore, ella disse di si. “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv. 1:14) grazie non solo alla volontà e potenza di Dio, ma anche grazie alla cooperazione che Maria Gli offrì con grande generosità di donazione.

 

2) Motivi per Credere.

 

Siamo chiamati ad avere un modo di essere e di agire che mira a offrire agli altri ragioni per credere; chiamati a diventare segni vivi della presenza, dell’amore e dell’azione salvifica di Dio nel mondo, in modo sempre più intenso e veritiero. E’ così importante ricordare le parole di Gesù:

“Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.” (Mt. 5:14-16).

 

Provai tanta gioia quando lessi questa bellissima espressione nel diario di un giovane: “Questa mattina ho visto il mio parroco che portava la comunione agli ammalati, e ho visto Dio”. Una grande realtà: abbiamo il potere di rendere presente Dio nel mondo. Possiamo pensare a San Francesco, a San Daniele Comboni alla Beata Madre Teresa di Calcutta, a Papa Giovanni Paolo II e ad altre persone che ci sono state di ispirazione. Io, ad esempio, penso spesso a un mio confratello, P. Giuseppe Ambrosoli, che spero sia dichiarato santo dalla Chiesa al più presto. Missionario Medico Comboniano, morto nel 1987, spese così tanto della sua vita e così tante delle sue energie in Uganda, dedicato ad alleggerire la sofferenza altrui, e facendo dono della sua professione specialmente ai più poveri, i piccoli e gli anziani. Aveva sempre un intento nel cuore: essere amore di Dio fatto carne per tutti coloro che incontrava e di cui si prendeva cura.

Considerando le tante testimonianze che abbiamo a suo riguardo, possiamo dire senza nessun dubbio che questo medico missionario non solo offrì a tante ragioni per credere, ma fu per loro motivo per credere. Magari lo fosse ciascuno di noi!

 

3) Bellezza d’esser diversi

 

In modo particolare siamo chiamati a vivere con entusiasmo l’elemento di differenza che il Vangelo mette in noi. E’ necessario sfidare noi stessi: siamo diventati piatti nella società, oppure ci distinguiamo per il nostro essere cristiani? Nel libro citato, il Padre Teillard dice che per noi cristiani rimanere nell’anonimato significa dichiarare la morte della comunità a cui apparteniamo. C’è un bisogno urgente: che i cristiani si dichiarino tali non da timidi, ma con coraggio ed entusiasmo. La fede è trasmessa in un modo tutto speciale mediante la differenza evangelica presente nei seguaci di Cristo. E’ questo ciò che ispira e attrae i cuori a Lui.

 

C’è un piccolo documento scritto all’inizio del secondo secolo d.C. E’ conosciuto come L’Epistola a Diogneto. Proclama la differenza che allora era così chiara e distingueva i cristiani dal resto dell’ umanità. Questo piccolo documento ci può essere di ispirazione.

Esso dice che la differenza non era questione di nazionalità, di lingua e costumi. I cristiani erano diversi perchè l’organizzazione della loro comunità aveva caratteri sorprendenti. Per esempio, abitavano la loro rispettiva patria, ma come gente che era di passaggio; vivevano nella carne, ma non secondo la carne; dimoravano sulla terra, ma erano cittadini del cielo; obbedivano alle leggi stabilite, ma con il loro tenore di vita superavano le leggi; amavano tutti, ma da tutti erano perseguitati, capiti male e condannati; davano loro la morte, ed essi ne ricevevano vita; erano poveri, e facevano ricchi molti; privi di tutto e di tutto abbondavano; erano disprezzati, e nel disprezzo trovavano gloria. I cristiani erano nel mondo ciò che l’anima è nel corpo. (Vedi Epistola a Diogneto, c. 5-6)

 

Alcuni Suggerimenti.

 

In uno dei suoi libri che dopo diversi anni ho ripreso in mano, “Io non mi vergogno del Vangelo”, il giornalista Luigi Accattoli offre suggerimenti che possono aiutarci a vivere ed esprimere la differenza evangelica oggi. Questi sono alcuni suggerimenti nello spirito del libro:

• Rispettare e vivere la Domenica non solo come giorno di riposo, ma soprattutto come giorno della Celebrazione Eucaristica con la propria famiglia e con la comunità cristiana.

• Tenere la TV spenta durante i pasti in famiglia, quando ci sono ospiti, durante i venerdì di Quaresima e altri tempi forti della liturgia.

• Esprimere disaccordo con l’uso spregiudicato di immagini femminili e maschili non solo in materiale pornografico, ma anche in riviste, pubblicità, e mass media in generale.

• Dare testimonianza nella vita matrimoniale non soltanto di fedeltà, ma anche di gioia e tenerezza.

• Vivere con semplicità per quanto riguarda la casa e il vestire.

• Avere momenti di silenzio e di preghiera ogni giorno.

• Evitare giochi d’azzardo e ricerca smodata di piacere nel mangiare, nel bere, nel fumare.

• Operare costantemente la carità non solo in denaro, ma anche dando tempo, lavoro e impegno per chi soffre, è povero, malato, perseguitato, nella convinzione che Dio ci vuole strumenti vivi di salvezza nelle sue mani. Dio ci dice: “Sono in voi per aiutare chi è nel bisogno.”

• Non arroccarsi su posizioni di potere nella società, nella politica, nel lavoro, nella famiglia, nella parrocchia.

 

Siamo gli ultimi cristiani? Credo proprio di no. Il Cristianesimo continuerà nella storia grazie alla potenza di Dio, grazie all’impegno nella fede di tanti suoi figli e figlie, e grazie in modo particolare al martirio di tanti seguaci di Cristo. Ma i Cattolici e i Cristiani in generale devono accettare la loro responsabilità e affrontare le diverse realtà della vita con fede e con coraggio. La Chiesa deve lasciare che Dio la purifichi così da diventare sempre più viva dando più importanza, per esempio, alla Parola e alla celebrazione dei Sacramenti con riti ricchi di dinamismo spirituale. I cristiani devono vivere in modo reale la loro condizione di figli e figlie di Dio aperti all’ascolto della Parola fatta carne nel Signore Gesù. Solo una costante ricerca di unione con Cristo nella preghiera, nei sacramenti e nella carità può trasformare la vita di ciascuno, può trasformare la Chiesa e contribuire anche alla trasformazione del mondo intero. E’ da ricordare sempre ciò che Gesù ci dice:

“Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.” (Gv. 15:3-5)

 

Il Cristianesimo continuerà nella storia grazie a molti che continuano a cercare il significato dell’esistenza umana, e grazie a tanti seguaci di Cristo Gesù che continuano a presentarlo come il Salvatore del mondo, e come colui che da significato perenne alla vita e alla storia. Molti poi sono alla ricerca di motivi di speranza in un mondo migliore, e il messaggio cristiano è essenzialmente un messaggio di speranza.

 

Mi piace concludere con tre citazioni su cui invito a meditare perché, se accolte con fede, ci daranno tanta serenità e tanta speranza.

Le prime due sono dall’Antico Testamento e descrivono in modo vivace l’amore eterno di Dio per noi:

 

“ Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe, che ti ha plasmato, o Israele: Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni….Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo…Non temere perché io sono con te”.

(Is. 43.1-5)

 

“Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Ebbene anche se una mamma dimenticasse il suo bambino, io non mi dimenticherò di te.” (Is.49:15)

 

La terza è dal Nuovo Testamento. E’ una profezia considerata da molti come una grande utopia. Infatti dicono che è troppo bella per essere vera. In comunione con la Chiesa io dico invece che questa profezia è bellissima, è incoraggiante, è vera ed in essa io credo:

 

“ Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed Egli sarà il “Dio-con-loro”. Egli tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate”. (Ap. 21:3-4)