Un sì pieno a Cristo e alla sua chiamata

 

“Dio onnipotente ed eterno
Che ci dai il privilegio di chiamarti Padre,
fa crescere in noi lo spirito di figli adottivi,
perché possiamo entrare nell’eredità che ci
hai promesso. Per Cristo nostro Signore. Amen!
(dalla liturgia)

 

Per i seguenti spunti di meditazione, ho preso ispirazione dalla Sacra Scrittura, dagli Scritti di San Daniele Comboni e da un articolo del biblista, Alberto Maggi, intitolato, “Perché scegliere Gesù?” (in Testimoni del 15 febbraio 2010).

1. Meditando (Lectio divina) su Eb 11,1-12, sul salmo 33 e su Lc 12,35-40, ho veramente gustato la possibilità di proclamare una verità stupenda, al di là di ogni possibile aspettativa umana: Dio ci ha chiamati e ci ha scelti, ci ha resi beati, cioè gioiosi, e ci ha salvati nel Cristo Gesù.

2. Egli rinnova continuamente questa chiamata, questo dono, senza però imporsi mai; infatti l’azione di Dio è sempre e soltanto nel contesto di una grande proposta. E così, per fare una vera esperienza dell’azione salvifica di Dio, è necessaria la nostra accoglienza, – a me piace dire – la nostra ospitalità nei confronti di Dio e dei suoi doni di salvezza. Spesso, soprattutto quando le cose vanno male o non sono secondo le proprie aspettative, sento molte persone citare il vecchio detto: “L’uomo propone e Dio dispone”. Io credo che nel contesto del piano divino di salvezza, quel detto non è per niente vero. L’opposto è vero: “Dio propone e l’uomo dispone”. Dio propone se stesso e i suoi doni di salvezza e noi ci apriamo all’accoglienza o ci chiudiamo in noi stessi.

3. Ecco allora il passo evangelico in cui Gesù ci invita alla vigilanza con la forza del suo amore: “Siate pronti perché, nell’ora in cui voi non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”, Cristo Salvatore.

Come suo ministro, ho una buona notizia per me stesso e per voi: quell’ora è adesso: l’ora della venuta di Cristo nella nostra vita, l’ora della sua proposta. Che questa sia anche l’ora dell’accoglienza, dell’ospitalità di cui parlavo prima!

4. Perché accogliere Cristo Gesù? Il ritornello di un canto inglese a cui penso e che cito spesso, ci aiuta a dare una risposta in modo conciso e vivace: perché “grandi cose avvengono quando Dio si mescola con noi”, cioè quando l’iniziativa di Dio incontra la nostra corrispondenza.

5. Sono sacerdote-missionario e, con vera gioia, condivido con voi i motivi per cui ho detto di sì a Cristo e alla sua chiamata. Faccio ciò mentre ricordo le domande rivoltemi diverse volte da giovani e adulti, sia in Africa che in Asia: “Perché hai aderito a Cristo e non a Maometto o a Budda o ad altri? Perché dici spesso che Cristo è il cuore della vita? In che cosa si distingue Gesù? Qual è l’originalità del suo messaggio?

Ecco la risposta da me data a quelle domande. La ripropongo così come l’ho sviluppata attraverso la preghiera e la riflessione. Spero che essa aiuti chi mi legge a rinnovare l’adesione a Cristo Gesù.

Io ho aderito a Lui nella piena convinzione che per celebrare la nostra vita, cioè per vivere con entusiasmo e creatività, abbiamo bisogno di quel Dio che – in Cristo – si è manifestato in modo stupendo e affascinante:

 

Si è manifestato a noi non come un grande despota, ma come Colui che è a servizio nostro e di tutta l’umanità.

Proprio così; più che essere noi a servizio di Dio, è Dio che è a servizio nostro e di tutta l’umanità; è a servizio di tutti nel Cristo Gesù e con la potenza del suo Spirito!

“Voi sapete che coloro che sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così, ma chi vuole diventare grande tra di voi sarà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sia il servo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,45).

“Io sono in mezzo a voi come colui che serve” (Lc 22,27).

Don Tonino Bello, era affascinato dall’immagine di Gesù che indossa un grembiule, proprio come un servo. Questo santo vescovo si soffermava spesso a contemplare la scena della lavanda dei piedi (Gv 13, 1-17).

Nella Sacra Scrittura e in tutta la storia della salvezza, appare chiaro che Cristo ci serve per salvarci e ci serve per renderci capaci di un servizio vicendevole, col suo stesso spirito di dignità, di rispetto per gli altri e di amore. Don Tonino parlava spesso della “Chiesa del grembiule”, della Chiesa cioè chiamata non a dominare sull’umanità ma a servirla, accettandola così com’è: sporca di peccato, testarda nel suo aver messo Dio da parte e allo stesso tempo così bisognosa di salvezza. Quanta ispirazione possiamo trovare nello spirito di servizio espresso da San Daniele Comboni nell’omelia da lui pronunciata a Khartoum l’11 maggio 1873: “Si, io sono già il vostro padre, e voi siete i miei figli, e come tali vi abbraccio e vi stringo al mio cuore… Io ritorno tra voi per non mai più cessare di essere vostro, e tutto al maggior vostro bene consacrato per sempre. Il giorno e la notte, il sole e la pioggia, mi troveranno ugualmente e sempre pronto ai vostri spirituali bisogni: il ricco e il povero, il sano e l’infermo, il giovane e il vecchio, il padrone e il servo avranno sempre uguale accesso al mio cuore. Il vostro bene sarà il mio, e le vostre pene saranno pure le mie. Io prendo a far causa comune con ognuno di voi, e il più felice de’ miei giorni sarà quello in cui potrò dare la mia vita per voi” (Scritti 3157,3158, 3159).

 

Si è manifestato non come uno che abbassa e umilia l’uomo, ma come Colui che, vedendo l’uomo nella sua preziosità, lo eleva a sé e lo rende fiducioso.

In Gesù, l’Uomo-Dio, nel quale l’amore del Padre si manifesta in tutta la sua pienezza, vediamo che Dio non si presenta e non opera come un grande rivale dell’uomo, ma come un suo alleato; e così rende l’uomo fiducioso, anche di fronte alla morte. Quanto mi affascinano i seguenti passi della Scrittura:

“Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce…” (Salmo 23). “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fiducia in Dio e abbiate fiducia in me” (Gv 14,1). “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza” (Lc 2,29-30).

E ascoltiamo ancora san Daniele Comboni la cui fiducia nel Signore era incondizionata: “E’ vero che i tempi sono difficili e che la società umana è sossopra e sconvolta, ma è vero altresì che manus Dei non est abbreviata, e che mentre l’inferno si adopera a distruggere, la mano dell’Eccelso riesce ad edificare (Scritti 1559). “Sono tante le tempeste che mi opprimono,… ma io mi sento talmente pieno di forza e di coraggio e di confidenza in Dio e nella B. Vergine Maria, che sono sicuro di superar tutto e di prepararmi ad altre croci più grandi per l’avvenire” (Scritti 1709).

 

Si è manifestato non come uno che è esigente in modo pignolo o addirittura crudele, ma come Colui che piuttosto che chiedere, dona con gratuità.

Il nuovo volto di Dio proposto da Gesù è quello di un Padre che dona se stesso e dona quella salvezza che conduce alla pienezza di vita, gratuitamente. Guai a noi se dovessimo meritare o pagare i doni di Dio; non ce la faremmo perché i doni di Dio hanno valore infinito. Un esempio meraviglioso di questa gratuità di Dio è la risposta data da Gesù al buon ladrone che gli chiedeva misericordia; non una domanda per un esame di coscienza, non un rimprovero per una vita di ladrocinio, non una richiesta di penitenza… Solo amore gratuito:

“E disse: ‘Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno’. Gli rispose: ‘In verità ti dico: oggi stesso sarai con me in paradiso,” (Lc 23, 42-43).

Tutto ciò che noi siamo chiamati a vivere e fare nel contesto della preghiera, della disciplina spirituale, dell’impegno sociale, ecc. rimane necessario, ma non per ’pagare’ i doni di Dio; rimane necessario per poterci disporre ad accogliere Dio e i suoi doni; inoltre per collaborare con lui in tutti gli aspetti della nostra figliolanza divina e del nostro discepolato cristiano.

 

Si è presentato non come uno che accoglie alcuni ed esclude altri, ma come Colui che accoglie tutti con amore ‘pazzesco’.

Gesù presenta un Dio che ha un cuore infinitamente più grande del mondo, un cuore che abbraccia tutti. Gesù mostra un Padre “che fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5,45). E la sua attenzione per ciascuna persona è totale, come se fosse l’unica persona al mondo a cui pensare. Ascoltiamo altri passi stupendi della Sacra Scrittura: ”Il Signore preparerà per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto… Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto” (Is 25, 6-8). “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio (Lc 3,6). “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato” (Mc 16,15-16).

Non soltanto la Parola di Gesù è sorprendente, ma lo è anche il suo comportamento che naturalmente scandalizzava i farisei; secondo loro il messia avrebbe dovuto mantenere rapporti solo con persone pulite e amare soltanto i giusti, non i peccatori e i pubblicani. Poveracci, non avevano capito per nulla la natura della missione di Gesù. Era stato mandato dal Padre non per radunare i giusti e formare con essi una casta di altamente privilegiati. No, nei Vangeli vediamo Gesù che spesso accoglie persone che il popolo d’Israele metteva ai margini della società o addirittura considerava esclusi dall’abbraccio tonificante e salvifico di Dio. Esempio: i lebbrosi (Lc 17,11-19), gli esattori di tasse (Lc 19,1-10).

 

Si è manifestato non come uno sempre pronto a castigare i peccatori con mano pesante, ma come Colui che è sempre pronto a perdonare.

Il Dio che si manifesta in Gesù perdona e non è soltanto misericordioso. Dio è Misericordia e prova gioia nel perdonare. Ricordiamo Gesù che perdona una peccatrice (Lc 7,36-50). Ricordiamo le tre parabole: della pecora smarrita, della moneta perduta, del padre misericordioso (Lc 15). Il perdono è l’espressione più privilegiata dell’Amore di Dio. E a riguardo di questa realtà meravigliosa, dovremmo renderci sempre più conto di un grande potere che abbiamo: quello di dare gioia al cuore di Dio. Gli diamo gioia quando riconosciamo il bisogno che abbiamo di essere salvati da Lui, quando proclamiamo Gesù come il Salvatore nostro e del mondo intero, e quando accogliamo Lui e il suo perdono, con gratitudine. Dovremmo pure renderci sempre più conto che mentre Dio ci perdona senza stancarsi mai, chiede che anche noi abbiamo di perdonare “non fino a sette volte ma fino a settanta volte sette” (Mt 18,22), cioè sempre. Quante volte mi colpisce la domanda che Gesù mette sulle nostre labbra e nel nostro cuore ogni volta che preghiamo il ‘Padre nostro’: “Perdona a noi i nostri peccati, come noi perdoniamo a ogni nostro debitore”. Gesù ci fa pregare così perché abbiamo a capire l’importanza del perdono vicendevole. Ma mi chiedo spesso cosa succederebbe se Dio ascoltasse questa nostra invocazione ogni volta che gliela presentiamo!!! Allora preghiamo anche in un altro modo: “ Dacci la grazia di perdonare gli altri come tu perdoni noi”.

 

Questi spunti che ho presentato con semplicità, ci hanno dato modo di meditare sulla buona notizia, annunciata e vissuta da Cristo; sulla la buona notizia che ho sempre proclamato e ho sempre desiderato di vivere nel mio cammino di missionario. L’ho riproposta a voi che mi leggete, mentre sono certo che anelate alla pienezza della vostra esistenza.

 

Prego che tutti abbiamo a trovare quella pienezza sempre e solo in Gesù. Prego che abbiamo a ricordare sempre che Lui non è soltanto la risposta a tutte le nostre aspettative, ma è anche Colui che non delude mai, se solo apriamo a lui le nostre menti e i nostri cuori, senza riserve e con totale abbandono.

E così sia!

 

Padre Giovanni Taneburgo

Missionario Comboniano.