Più forte della morte è l’Amore

Ci scusiamo per aver citato una frase di Valentino Salvoldi senza aver inizialmente riportato la fonte.

 

Nella stanza di un ospedale. Eravamo da soli mio papà ed io. Mio papà stava male e soltanto alcune ore lo separavano dalla morte. Prima di dormire gli chiesi se avesse un pensiero, un desiderio da esprimere per me e da poter poi  condividere con tutti della nostra famiglia, con  i parenti e gli amici. Chiuse gli occhi per alcuni istanti poi li apri e fissandomi con tenerezza disse: ‘Ho un solo desiderio: voglio vedere il Signore! Così si addormentò, mi addormentai e alcune ore dopo mio papà morì. Subito sentii crescere in me una grande fiducia: che il mio papà vedesse già il Signore della vita che per tanti anni aveva incontrato nella preghiera e in modo privilegiato nell’Eucarestia.

Il Dio della Rivelazione è il Dio della vita; della vita con tutto ciò che implica: luce, dinamismo, bellezza, crescita, amore e tante altre realtà meravigliose.

Mi affascina il libro della Genesi che presenta un continuo movimento di vita così vivace:

“In principio Dio creò il cielo e la terra… Dio vide che era cosa buona. Dio disse: ’Facciamo l’uomo a nostra immagine… E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra… Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (vedi cap. 1° della Genesi).

Nel piano originario di Dio non c’era la morte. La Scrittura la presenta come conseguenza del peccato visto come tradimento nell’amore: I primi esseri umani voltarono le loro spalle a Dio che li aveva creati perché gustassero la vita come dono del suo amore:

“… Perché hai fatto questo… con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai” (Vedi Gen 3, 1-19).

La buona notizia è che Cristo ci ha salvati e continua a salvarci non eliminando la morte, ma dando alla morte un significato nuovo e creativo. Ha fatto questo  attraverso la sua morte redentrice in cui siamo stati immersi nel Battesimo:

“Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua  risurrezione… Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui” (Rom 6,4-9).

Questa è la nostra fede: Gesù ha dato un significato nuovo alla morte. Ma l’amore di Dio è andato oltre. Così il libro dell’Apocalisse parla di un tempo e di un mondo nuovo in cui la morte non ci sarà più:

 

“E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi… Udii allora una voce potente che veniva dal trono e diceva:

‘Ecco la tenda di Dio con gli uomini!

Egli abiterà con loro

ed essi saranno suoi popoli

Ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.

E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi

E non ci sarà più la morte né lutto né lamento né affanno,

perché le cose di prima sono passate (Ap 21,1-6).

 

Intanto però tanti muoiono giorno dopo giorno e noi moriremo. Sant’Alfonso de Liguori dice: “Un giorno, nessuno sa quando, nessuno sa dove, nessuno sa come, io morirò e voi morirete”! Possiamo addirittura dire che stiamo morendo pian piano. Infatti ogni giorno che passa è un giorno in più nella nostra vita e il momento del compimento si avvicina sempre più. Così rimane la morte fisica di ogni essere umano, rimane la morte che un giorno noi stessi incontreremo. La morte è una realtà certa per tutti.

Cristo Gesù ci ha salvati e continua a salvarci non dalla morte ma attraverso la morte e nella morte.

 

Nel nostro mondo d’oggi ci sono atteggiamenti diversi e opposti nei confronti della morte.

C’è l’atteggiamento di coloro che occultano la morte  rimuovendola da ogni pensare nella vita quotidiana.  ‘Meglio non pensarci’, si dice. Così non si riflette mai sul momento supremo della nostra vita e non ci si prepara a vivere serenamente il momento della morte. Così, vivendo occultando la morte, si sfasano quelle relazioni che formano il contesto della vera vita: la relazione con Dio, la relazione di ciascuno con se stesso, la relazione col creato e le relazioni con gli altri.

C’è l’atteggiamento di chi banalizza la morte. ‘Tanto – si dice – bisogna morire e non c’è da preoccuparsi perché tutto finisce; al di là della morte non c’è proprio nulla’.

C’è poi l’atteggiamento di chi, al minimo pensiero della morte, si sente terrorizzato perché vede Dio come un giudice supremo ed esigente al massimo e quindi pensa a una eventuale condanna eterna.

 

Grazie all’opera salvifica di Cristo e quindi grazie alla visione di fede che lui ci da , di fronte alla morte si può avere un atteggiamento di grande fiducia.  I seguenti passi sono di grande ispirazione:  Gv 6,26-58 e   Gv 11,17-27.

Naturalmente bisogna prepararsi a incontrare la morte fisica con esercizi diversi:

–         Facendo una continua esperienza  dell’amore di Dio per noi; quell’Amore che è sorgente di vita eterna. Bellissima l’espressione di Gabriel Marcel: “Dire a una persona ‘Ti amo’ significa dire alla persona ‘Tu non morirai mai’… ”

–         Donando amore giorno dopo giorno per diventare così ricchi da poter dire: ‘Una tomba è troppo piccola per contenere il mio amore; risorgerò’ (Valentino Salvoldi)

–         Esercitando il distacco dalle cose terrene, addirittura dalla vita stessa. Il distacco ci insegna così tanto a vivere.

–         Bevendo il calice del Signore, cioè vivendo in modo creativo.

–         Considerando la morte come il momento dell’incontro faccia a faccia col Signore.

Come concepire il tempo che abbiamo da vivere?

Potremmo concepirlo in modo povero come  kronos, come tempo fisico e basta. Un giorno dopo l’altro, un anno dopo l’altro, ecc. con i corsi e i ricorsi della storia che si ripetono con pesante monotonia.

La fede ci rende capaci di considerare il tempo Kairos cioè come pregno della presenza di Dio, il tempo come dono che ci porta avanti verso il compimento del piano divino che è piano di pienezza di vita.

Ecco allora la Madonna Assunta in cielo (cioè nella gloria di Dio) anima e corpo. Lei Madre di Cristo e Madre nostra, è profezia di un futuro luminoso aperto anche a noi, profezia del futuro di tutti i credenti che sono pellegrini sulla terra. La Madonna è segno privilegiato della vittoria di Cristo, suo Figlio, sul peccato e sulla morte.

Bella l’affermazione del Concilio Vaticano II (LG 68) quando dice che la Beata Vergine “brilla ora sulla terra innanzi al peregrinante popolo di Dio, quale segno di sicura speranza e consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore” ( cf 2Pt 3,12).

La Madonna Assunta ha per noi un messaggio stupendo: “Dove sono io, là siete chiamati ad essere anche voi”.

Concludo con un piccolo  testo che  scrissi in Uganda mentre mi trovavo in situazioni difficili di sofferenza e di morte.  Affermavo così la mia fede nella vita eterna, la mia convinzione che più forte della morte è l’Amore:

 

IN CAMMINO

Ho lasciato la spiaggia

e mi trovo in alto mare.

Ho una visione chiara e sicura;

me l’ha data il Signore.

Sull’altra riva

verso cui mi muovo,

c’è un fuoco e c’è Lui.

Ha del pesce pronto

e ha del pane.

Il Signore mi attira

ed ha sulle labbra un invito:

“Vieni, nutriti e sii felice.

Con me. Per sempre”.