Padre Giovanni Taneburgo

MESSAGGIO MISSIONARIO: NELLA BUFERA DELLA VITA, L’ABBRACCIO DI GESU’

Il nostro mondo è pieno di tante contraddizioni pesanti. Un esempio: la Giornata Mondiale della Gioventù tenutasi a Lisbona, sembra sia stata una vera esplosione di vita e di fede; ma allo stesso tempo, in tante parti del mondo, ci sono stati orrendi massacri di persone innocenti e distruzioni di strutture importanti. Si dice che la storia è maestra di vita, ma non è per nulla vero. Dovrebbe essere maestra di vita, ma non lo è. Pensiamo alle tante guerre del passato e alle tante distruzioni di realtà preziose. La nostra società in genere non ha permesso alla storia di essere maestra di vita. Mi è venuta in mente l’Uganda, la Perla dell’Africa come la chiamò Churchill, diventata la Perla così tanto insanguinata proprio durante il tempo quand’ero là. Oggi tutti insieme, mentre siamo in questo mondo sempre più in subbuglio, fissiamo lo sguardo dei nostri cuori su Cristo Gesù. Farà per noi ciò che fece per Pietro, per i discepoli, per la folla che numerosa andava da Lui. Ci darà un abbraccio di amore ricco di infinita misericordia. E noi, mossi da riconoscenza, diciamogli: “Davvero tu sei il Figlio di Dio!”. La sua azione, unita alla nostra accoglienza, ci darà l’energia per continuare il nostro cammino di vita vincendo ogni stanchezza, superando ogni paura e dando la nostra mano a chi ci sta accanto, perché tutti insieme possiamo andare avanti con la speranza nei cuori. Veniamo al passo evangelico che abbiamo nella Liturgia Eucaristica di oggi.

Esso ci ha presentato Gesù che dopo aver pregato sul monte, in disparte e mentre la barca dei discepoli era agitata dalle onde a causa del forte vento contrario, andò verso i discepoli camminando sulle acque del mare. Questi, vedendo Gesù che stava camminando sulle onde del mare agitato, si spaventarono e gridarono di paura. Infatti, pensavano si trattasse di un fantasma. Interessante ciò che accadde subito dopo. All’invito di Gesù: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”, Pietro intervenne dicendo: “Signore, se sei tu, comanda che io venga a te sulle acque”. Gli rispose Gesù: “Vieni”. Pietro scese dalla barca e si mise a camminare sulle onde verso Gesù; ma, sentendo la forza del vento, ebbe paura, cominciò ad affondare e gridò: “Signore, salvami!”. Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”. Salirono entrambi sulla barca e il vento cessò. Così, camminando sulle acque e facendo cessare la tempesta, Gesù si manifestò come Dio. I discepoli lo riconobbero e fecero la loro professione di fede: “Tu sei veramente i Figlio di Dio!”. Che conclusione stupenda! Superando la paura che impediva loro di avere fede, riconobbero Gesù come Dio, così come Elia, sul monte Oreb, riconobbe la presenza di Dio nel sussurro di una brezza leggera.

Veniamo alla Chiesa. La barca sbattuta dalle onde del mare in tempesta e poi messa al sicuro grazie all’intervento di Gesù, è stata da sempre considerata simbolo della Chiesa di cui facciamo parte; anch’essa continua ad essere colpita da tante tempeste senza naufragare, grazie alla presenza attiva di Gesù che ha mantenuto la sua promessa: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Matteo 28,20). Gesù agisce in tanti modi diversi: mediante lo Spirito Santo, mediante la Parola, mediante i Sacramenti, particolarmente quello della Penitenza (la Confessione) e quello dell’Eucarestia che donano energia al di là di ogni aspettativa, di ogni richiesta e di ogni sogno. Gesù continua ad operare per sostenere la Chiesa mediante quei suoi seguaci che vivono la fede superando crisi, dubbi, paure e stanchezza. Vivono la fede abbandonandosi tra le braccia di Dio e rischiando tutto sapendo che senza rischiare non è possibile costruire per il futuro. Lasciatemelo dire, occorre una fiducia che molti possono considerare testarda.

Concludo citando un testo del missionario redentorista spagnolo, Basilio Caballero, che ha una solida competenza nel settore liturgico-biblico. Mi è sembrato che Il testo presenti un grande invito ad andare controcorrente per amore del benessere della Chiesa e del nostro impegno di vita come seguaci di Cristo:

Quando nel nostro ambiente si offuscano i segni di Dio perché nel mondo mancano l’amore e l’amicizia, nel matrimonio la fedeltà, nella società il rispetto per la vita, la giustizia e i diritti umani; quando il bene e la verità sembrano battere in ritirata davanti alla spinta del male e della menzogna; quando siamo colpiti con asprezza dalla malattia, dagli incidenti e dalla sventura… allora inevitabilmente ci diventa più difficile continuare a credere in Dio e negli uomini. Nascono le crisi, il dubbio su Dio e la disperazione per ‘l’impossibile’ fratellanza umana, siamo circondati dalla paura, si fa strada in noi lo scoraggiamento, ci domina la sfiducia nel futuro… Allora dobbiamo pregare con Pietro: “Salvaci, Signore!”. Dobbiamo far ciò per amore della Chiesa e per il bene nostro e di tutti, con un punto infallibile d’appoggio che è la fiducia in Dio.

Andiamo avanti allora con lo sguardo fisso su Gesù, fiduciosi nella sua Parola e con l’ardore della fede nei nostri cuori. Come Maria, Mamma di Gesù e Mamma nostra! 

Giovanni Taneburgo
 Missionario Comboniano