Con il mercoledì delle Ceneri (14 febbraio) si inizia la Quaresima. Il termine Quaresima viene dal latino e significa: quarantesimo giorno. Il numero quaranta ha un fondamento biblico. Indica, in primo luogo, gli anni di una generazione e poi anche indica un periodo la cui durata non si conosce esattamente. Per esempio: 40 giorni e 40 notti per il diluvio (Genesi 7, 4); il soggiorno di Mosé sul Sinai (Esodo 24, 18); il digiuno di Gesù all’inizio del suo ministero (Marco 1, 12), ecc.  Il tempo liturgico della Quaresima è stato istituito dopo il Concilio di Nicea  (città dell’Anatolia, attuale Turchia) nel 325 dopo Cristo. Soprattutto a Roma si organizzava questo tempo per coloro che dovevano essere perdonati dei loro peccati (= apostasia, omicidio, adulterio). Per coloro che si preparavano al battesimo da conferire la notte di Pasqua, la Quaresima era un tempo forte, diviso in varie tappe, durante le quali i catecumeni venivano iniziati alla vita cristiana. 

Ma se pensiamo attualmente alla Quaresima, vi vediamo un tempo “lugubre”, preceduto dal Carnevale. L’imposizione delle ceneri poi con la formula “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai” (Genesi 3, 19) ci riempiva di tristezza e di scoraggiamento. Sembrava la preparazione al Venerdì Santo. Invece la Quaresima è il tempo di preparazione alla Veglia Pasquale, alla notte santa che si apre con l’avvenimento più rivoluzionario della storia: la risurrezione del Signore Gesù e la sua vittoria sulla morte e sul peccato dell’umanità. Per fortuna ora nella Liturgia del Mercoledì delle Ceneri, imponendo le ceneri, si dice: “Convertitevi e credete al Vangelo” (Marco 1, 15).                                                    Conversione significa un cambiamento continuo, un processo di rinnovamento che non si ferma mai, che deve essere il motore della vita del discepolo di Gesù. Credere al Vangelo significa orientare la propria esistenza al bene dell’altro, avendo scoperto che siamo tutti figli e figlie di Dio. Fr. Gilles Becquet (1924-2009) ci spiega come spesso la Bibbia, detta dei LXX, abbia tradotto cenere con polvere. Si voleva indicare con questa parola l’uomo peccatore e fragile. Egli si riconosceva tale e desiderava attirarsi la misericordia di Dio, che sarà perfetta con la Pasqua del Messia, il Cristo Signore. 

Il Vangelo della 1° Domenica di Quaresima (Marco 1, 12-15) ci parla di Gesù, che, spinto dallo Spirito, va nel deserto e vi resta 40 giorni, tentato da Satana. I 40 giorni richiamano l’esperienza di Mosé (Esodo 34, 28) e il cammino di Elia (1 Re 19, 1-8). Israele è rimasto nel deserto 40 anni, il tempo di una vita. Anche Gesù fa l’esperienza del deserto e della prova. Noi pure, durante tutta la nostra esistenza. Dopo il battesimo, passiamo dalla sudditanza al male alla lotta contro di esso. E ciò dura tutta la vita. Essere tentati non deve spaventarci. Significa che si sta lottando, contro il male, contro Satana. Come agisce Satana? Basta leggere Genesi 3, 1-7. Satana ci suggerisce il nostro limite e ci toglie la fiducia in Dio. Ci fa sembrare bene il male e male il bene. Con questa falsità, se accettata, ci immergiamo nel peccato. Se ascoltiamo la parola di Satana, diventiamo come lui, padre della menzogna e omicida  fin da principio (Giovanni 8, 44). Ascoltiamo invece Dio, accogliamo la sua parola. L’uomo infatti diventa la parola che ascolta. 

Papa Francesco ci ha inviato un messaggio in occasione della Quaresima 2024.  Durante questo tempo forte dobbiamo essere obbedienti all’azione di Dio. Egli vuole condurci, anche attraverso l’esperienza del deserto, con un’opera di educazione, per arrivare finalmente alla libertà vera. Ma tutto ciò si realizza con un cammino. Nel deserto Israele aveva nel suo cuore l’esperienza della schiavitù. Ma in Egitto il popolo era schiavo. L’esodo dalla schiavitù alla libertà è un tempo di lotta. Questo è anche il tempo quaresimale per noi. Siamo stati battezzati, certo! Ma dentro di noi (dice sempre Papa Francesco) rimane sempre una inspiegabile nostalgia della schiavitù, come un’attrazione verso le cose già viste, a discapito della libertà. Ma Dio che prende l’iniziativa. Israele era schiavo in Egitto; sembrava rassegnato. Però Dio così parlò a Mosè dal roveto ardente: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto… Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele” (Esodo 3, 7-8). Dobbiamo obbedire all’invito di Dio e credere alle sue promesse. Ma forse a volte ci manca la speranza. Dobbiamo invece sognare e camminare verso la Terra Promessa, verso una società in cui ci sia più giustizia, più fratellanza, più condivisione, più pace. Attualmente il Mondo conosce un grado di sviluppo straordinario, soprattutto nel campo tecnico. Ma è inaccettabile che nel Mondo oggi vi sia l’80% della popolazione che vive nella povertà e nell’indigenza. Quaresima vuol dire esodo, lotta, impegno per vincere Satana (= tutto ciò che di negativo impedisce la fratellanza umana e la pace).   

In questo tempo di Quaresima siamo invitati a pregare. Ma la preghiera non è la richiesta di grazie. Dio sa già quello di cui abbiamo bisogno (Matteo 6, 8). La nostra preghiera deve essere sempre una lode, come ha fatto Gesù. Egli metteva in sintonia la sua umanità con la vita del Padre.  

In questo tempo che ci prepara alla Pasqua, siamo invitati anche al digiuno. Ma quale digiuno? Gesù non parla mai di digiuno; anzi criticava quello dei Farisei (Matteo 6, 18). E l’elemosina? Certo aiutare il prossimo nelle sue necessità è un dovere. Ma l’elemosina mette sempre il beneficato in una situazione di inferiorità. Gesù propone la koinonia, cioè la condivisione, che ci rende tutti fratelli e sorelle.   

Come faceva la prima Comunità Cristiana (Atti 4, 32-35).

 

Tonino Falaguasta NyabendaVicolo Pozzo 1 – 37129   V E R O N A