P. Manuel João

Gesù, l’Arciere della Fede!

Anno A – 20a Domenica del Tempo Ordinario
Matteo 15,21-28

Il vangelo di questa XX domenica ci presenta l’incontro di Gesù, fuori dai confini della Palestina, con una donna cananea che viene a supplicare di guarire sua figlia. Questo episodio a prima vista può apparire imbarazzante e persino scandaloso perché Gesù alle grida di angoscia di questa donna risponde prima con il silenzio: “egli non le rivolse neppure una parola”; poi, nonostante l’intercessione degli apostoli, con il rifiuto: Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele”; ed infine con un insulto: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”, prima di piegarsi alla fede di questa donna. Questo racconto lo troviamo nel vangelo di Marco in forma più succinta. Luca l’omette precisamente per l’apparente indisposizione di Gesù verso i pagani.

Come interpretare questo brano del vangelo? Si potrebbero dare tre spiegazioni.
1) La prima direi circostanziale: Gesù si era allontanato dalla Galilea per ritirarsi con i suoi, dopo una discussione durissima con gli scribi e i farisei, inviati dalle autorità di Gerusalemme, sulla questione del puro e dell’impuro, e, quindi, vorrebbe passare inosservato. Questo è confermato dalla annotazione di Marco 7,24: “Non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto”.
2)
La seconda spiegazione potrebbe dirsi teologica: Gesù, prima dell’invio degli apostoli al mondo intero dopo la risurrezione, aveva adottato la strategia pastorale di limitare la sua azione al popolo di Israele.
3) La terza motivazione potrebbe essere pedagogica: Gesù spinge questa donna pagana ad una manifestazione di fede straordinaria, per darla come esempio a noi, ai suoi discepoli e a Pietro, che domenica scorsa Gesù aveva rimproverato di essere “uomo di poca fede”. Ma andiamo per tappe.

1. Gesù, un uomo INTERROTTO!

Gesù non era un profeta che girovagava senza meta, lasciandosi guidare dalle circostanze e dagli incontri casuali. Egli aveva ricevuto un piano d’azione dal Padre e cercava di portarlo avanti, con costanza e determinazione, programmando sia gli spazi (“Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato” Luca 4,43) che i tempi (“Andate a dire a quella volpe [di Erode]: Ecco, io scaccio i demoni e compio guarigioni oggi e domani. Il terzo giorno la mia opera è compiuta” Luca 13,32).

Ma quante volte Gesù è stato “interrotto” dagli eventi e dalle persone! Ricordiamo, a titolo di esempio, quando, volendo ritirarsi con i suoi in un luogo solitario, dovette cambiare programma perché si trovò davanti una grande folla ed ebbe compassione di loro” (Marco 6,30-34). È il caso anche qui, della donna cananea, ma pure di un’altra donna, Maria sua madre, che lo ha fatto anticipare “la sua ora” alle nozze di Cana. Gesù è un uomo continuamente “inter-rotto” (dalla etimologia della parola: “rotto in mezzo”). Fino alla fine, una “vita interrotta”, sino all’estremo dell’interruzione drammatica della sua esistenza!

Questo ci dovrebbe far pensare alla nostra vita – come pure a quella della Chiesa! – così programmata e pianificata da non permettere nessuna interruzione, nemmeno per fermarsi davanti all’uomo abbandonato mezzo morto sul ciglio della strada!

2. Gesù, il profeta SCONFINATORE!

Lo sconfinamento di Gesù nei territori pagani mette in luce una sua caratteristica tipica di rompere tutti gli steccati e le recinzioni che la legge, le tradizioni e il nazionalismo di Israele avevano eretto. Malgrado l’apparente attenersi al suo progetto pastorale di privilegiare, per il momento, “le pecore perdute della casa d’Israele”, Gesù è un profeta che non ama gli “schemi” preconfezionati! Egli convive con gli scartati dalla società puritana, non divide il mondo tra buoni e cattivi, ama a tutti indistintamente. Egli è come l’ape che coglie il bene in ogni persona, fa il suo miele da ogni incontro.

Anche qui troviamo una vera sfida per noi credenti. Spesso “sconfiniamo” malamente nella critica, nelle chiacchiere e nella intromissione indebita nella vita altrui, ma “confiniamo” invece i nostri rapporti, erigiamo dei recinti, tagliamo dei ponti, coltiviamo dei campanilismi che creano dei mondi separati, incomunicabili! Gesù ci invita a sconfinare nel dialogo e negli incontri con qui è diverso da noi.

3. Gesù, un ARCIERE della fede?

Il cardinale Martini, commentando l’episodio della cananea, ha usato un’immagine che mi ha colpito. Egli impiega il paragone di un arciere che prova un nuovo arco e testa la sua resistenza. Così fa Gesù con la fede di questa donna, con la sequenza drammatica della sua triplice risposta negativa – con il silenzio prima, seguito dal rifiuto e, finalmente, l’impiego del paragone figli e cani (un termine dispregiativo usato dagli ebrei verso i pagani!) che suonava come un insulto -. Egli corre il rischio di spezzare la fede di quella madre, che potrebbe finire insultandolo per la sua insensibilità e il suo tono sfregiante. Gesù fa fiducia a questa donna che diventa così un esempio di fede ammirevole: “Donna, grande è la tua fede!” La persistenza e l’umiltà della donna vincono la “lotta” con Gesù!

Nessuno ama essere messo alla prova. Ecco perché chiediamo nel Padre-Nostro: “Non sottoporci alla prova” (una possibile rilettura del “non abbandonarci alla tentazione”). Dio ci sottopone alla prova non solo per saggiare il nostro cuore, ma pure per farlo crescere. Ecco perché il Siracide ci ammonisce: “Figlio, se ti presenti per servire il Signore, prepàrati alla tentazione”. La Scrittura ci rassicura che Dio “non permetterà che siamo tentati oltre le vostre forze (1Corinzi 10,13), ma la coscienza della nostra debolezza ci porta a temere l’ora della prova.

Tre spunti per la riflessione

1) Mi lascio “interrompere” dalle persone e dai loro bisogni o sono geloso del mio tempo e dei miei piani? Accolgo con un sorriso le persone che mi “interrompono”?
2) Sono una persona di larghe vedute che cerca il dialogo e l’incontro o mi irrigidisco sulle mie posizioni?
3) Come reagisco davanti alle prove della vita: con la contrarietà e il pessimismo o con la pazienza e la fiducia?

Voi siete gli archi da cui i vostri figli come frecce vive sono scoccate. L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e piega e vi flette con la sua forza perché le sue frecce vadano veloci e lontane. Fate che sia gioioso e lieto questo vostro esser piegati dalla mano dell’Arciere: Poiché come ama la freccia che scaglia, così Egli ama anche l’arco che è saldo”. (Khalil Gibran, scrittore libanese, cristiano-maronita + 1931)

P. Manuel João Pereira, comboniano
Castel d’Azzano (Verona) 18 agosto 2023