Caro padre Alex, ti chiedo: cosa fare “concretamente” con il discorso banche armate. Almeno fra noi cattolici, qualche azione elaborata di concerto è pensabile? Io conosco un gruppo di persone che sarebbero disponibili a fare qualcosa rispetto alla questione delle banche: non dimentichiamo che è da lì che si prendono i soldi con cui si costruiscono le armi. Grazie… (Don Massimo, già missionario in Kenya anni 1990 – 2000, con don Diego, gia fidei donum, e Franco di Padova)


Cari don Massimo, don Diego e Franco, grazie di cuore per la vostra bella lettera, che solleva un grande problema per tutti noi e soprattutto per la Chiesa. È chiaro che per costruire armi ci vogliono soldi, e molti. A maggio sono stati pubblicati i dati dell’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (Sipri) su quanto è stato speso in armi lo scorso anno.

A leggerli c’è da rimanere sbalorditi. Secondo l’ente di base in Svezia, nel 2024 la spesa militare globale è stata di 2.718 miliardi, con un incremento del 9,4% rispetto all’anno precedente. Un dato incredibile. L’Italia è al 12° posto, con 38 miliardi di euro investiti in spese militari. Il Sipri ci dice che i paesi europei della Nato contribuiscono all’economia militare con 450 miliardi di euro, circa il 30% del totale dell’Alleanza atlantica, che ammonta a 1506 miliardi.

In Europa nel 2024 si è registrata una crescita bellica del 17%. Se nel dato dell’Europa consideriamo anche la Russia, la spesa arriva a 693 miliardi. L’Ue ha poi deciso di investire nuovi 800 miliardi di euro in armi con il suo programma Rearm Europe: una follia collettiva. E la pressione degli Usa peggiora le cose: Washington vuole che i paesi europei portino la loro spesa militare al 5% del Pil. Cifre da capogiro.

Per fare le armi, dicevamo, ci vogliono tanti soldi. E questi soldi vengono dalle banche. In Italia, quasi l’80% degli investimenti in armi sono finanziati da tre banche: Gruppo Unicredit (47%), Intesa Sanpaolo e Deutche Bank. Non possiamo accettarlo. Mi dite che ci sono persone disponibili a portare avanti un boicottaggio ma questo non basta: se si vuole arrivare a qualcosa ci vuole un movimento di massa!

Bisogna far partire una grande campagna che coinvolga parrocchie, diocesi e istituti religiosi, che devono ritirare i loro soldi dalle banche di cui parliamo. Se facessimo anche solo questo in Italia metteremmo in crisi il sistema bancario.

La Chiesa non può continuare a predicare la pace e poi finanziare le armi, è una contraddizione troppo grossa. Se parliamo di pace dobbiamo smettere di mettere i nostri soldi al servizio dell’industria delle armi.

Ci vuole un minimo di coerenza, altrimenti tutto quello che diciamo, anche a livello ufficiale, diventa una presa in giro. Altro che pace e negoziati, se finanziamo le banche armate! Mi auguro che la vostra diocesi di Padova possa dare l’esempio e davvero vi prego di fare pressioni affinché possa avvenire qualcosa in concreto. Sarebbe la prima e potrebbe fare da stimolo ad agire.

Ho parlato di questo tema anche col cardinale Zuppi, presidente della Cei, che aveva promesso di darmi una mano, ma non è successo assolutamente nulla. Qui serve un serio boicottaggio e con il potere finanziario della Chiesa si può davvero far ragionare il sistema finanziario del nostro paese.

È ora di avviare una campagna e di coinvolgere le istituzioni, i singoli da soli non bastano. Dobbiamo avere il coraggio della coerenza e credo che Padova possa fare da avanguardia: discutetene con gli altri sacerdoti e con il vescovo. Spero di ricevere presto buone notizie dalla città del Santo.

Grazie di cuore.

 

P. Alex Zanotelli

 

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