Fin da subito, come ci si attende nell’elezione al papato di qualunque cardinale presente in conclave, anche le Chiese africane, per bocca dei vescovi, hanno espresso la loro gioia e il loro ringraziamento a Dio per il nuovo pontefice Leone XIV, al secolo cardinal Robert Francis Prevost.

È stato il cardinal Fridolin Ambongo Besungu, congolese di Kinshasa elencato tra i possibili papabili nel pre-conclave, presidente del Simposio delle conferenze episcopali di Africa e Madagascar (SECAM), ad esprimere tali sentimenti nell’Assemblea del SECAM a Dakar (Senegal) la scorsa settimana.

«Siamo certi – osservava il prelato – che la saggezza pastorale e lo zelo evangelico di papa Leone XIV rafforzeranno l’impegno della Chiesa per la giustizia, la pace e la dignità di ogni persona, in particolare dei poveri, degli emarginati e di coloro che soffrono le conseguenze di conflitti, disuguaglianze e abbandono».

E aggiungeva: «La Chiesa in Africa riafferma la sua piena comunione e collaborazione con il nuovo pontefice; siamo pronti a lavorare con lui per affrontare le sfide urgenti che colpiscono le nostre comunità in Africa, tra le quali i conflitti, la lotta alla povertà, l’istruzione, l’assistenza sanitaria, il dialogo interreligioso e la tutela dell’ambiente». E concludeva: «Come continente benedetto da una popolazione cattolica in rapida crescita e da una Chiesa giovane e vibrante, l’Africa guarda con grandi aspettative al pontificato di Papa Leone XIV».

A queste dichiarazioni hanno fatto eco poi molte voci di leader ecclesiali africani: la Conferenza Episcopale cattolica dell’Africa Meridionale (SACBC) ha accolto con entusiasmo l’elezione del nuovo papa, come espresso in ​​un comunicato firmato dall’arcivescovo Zolile Peter Mpambani di Bloemfontein, primo vicepresidente della SACBC, reagendo al messaggio di papa Leone dal balcone delle benedizioni su piazza san Pietro, con il saluto iniziale: «La pace sia con tutti voi».  

Una benedizione che ha risuonato tra i pastori dell’Africa australe come un invito a essere operatori di pace e ad essere costruttori di ponti invece che muri, in un mondo che anela alla riconciliazione e all’unità. «L’Africa non è solo il futuro della Chiesa, è il suo presente», ha affermato dal canto suo monsignor Eduardo Hiirboro Kussala di Tombura-Yambio, nel travagliato Sud Sudan.

«Le profonde radici missionarie di papa Leone XIV in Perù e in America Latina gli consentono di comprendere bene le aspirazioni e le difficoltà delle comunità africane. Prego e credo che il suo papato darà priorità all’ascolto delle voci africane, non solo a parlare con loro», ha dichiarato il vescovo sudsudanese a The Tablet.

Molti vescovi hanno espresso l’auspicio che, seguendo l’esempio di papa Francesco che ha visitato cinque volte l’Africa nei suoi 12 anni, raggiungendo 10 paesi, anche Leone XIV prosegua sulla stessa strada. E hanno sottolineato il fatto che Francesco abbia con coraggio utilizzato queste visite per insistere sulla necessità di pace e dialogo, abbandonando il colonialismo economico che depreda il continente e esortando nel contempo le potenze occidentali e le multinazionali ad abbandonare lo sfruttamento selvaggio delle sue risorse.

L’appello alla pace lanciato da Leone XIV nel suo discorso dalla Loggia delle Benedizioni, è stato ben accolto soprattutto nella Repubblica democratica del Congo. «È stata una grande gioia ascoltare le prime parole del papa – ha dichiarato monsignor Donatien Nshole, segretario generale della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) – che riflettono la necessità della pace nel mondo. E per noi congolesi questo messaggio dovrebbe essere di grande conforto».

Così pure monsignor Marie Fabien Raharilamboniaina, vescovo di Morondava e presidente della Conferenza Episcopale del Madagascar (CEM), ha sottolineato l’importanza dell’auspicio di pace con cui papa Leone XIV ha voluto presentarsi di fronte ai 150mila fedeli che gremivano piazza san Pietro.

Pace, missione e sinodalità sono state poste al centro del discorso inaugurale di Leone XIV, quasi in naturale correlazione con i grandi temi del papato di Francesco. «L’Africa sta formando missionari per il mondo intero e l’Africa non può essere data per scontata, penso che questo nuovo papa, nel prendere seriamente il tema dell’evangelizzazione, presterà particolare attenzione all’Africa», ha dichiarato al riguardo padre Patrick Alumuku, direttore di Catholic Television Nigeria.

«Nel 2023/2024, come noto, la popolazione cattolica africana è aumentata del 3,31%, raggiungendo i 281 milioni di persone. Le proiezioni attuali indicano che entro il 2050 ospiterà un terzo della popolazione cattolica mondiale. In Africa la Chiesa sta crescendo, è lì che l’entusiasmo della fede è vivo, è lì che la Chiesa sta plasmando nuove idee anche per il futuro», ha concluso padre Alumuku.

Diocesi in festa

In centinaia di diocesi africane sono state celebrate eucaristie di ringraziamento per il nuovo papa e di preghiera per il suo delicato compito in questo critico frangente della storia. Due giorni dopo l’elezione di Leone XIV, ad esempio, una solenne eucaristia presieduta dall’arcivescovo di Kampala, Paul Ssemogerere, ha visto la partecipazione di una grande rappresentanza di fedeli, tra cui sacerdoti, religiosi, suore e leader politici.

«Questo è un momento non solo per piangere la scomparsa di papa Francesco, ma anche e soprattutto per sostenere il nuovo pastore che Dio ha affidato al suo gregge», ha osservato l’arcivescovo, che durante l’omelia, fatto memoria di papa Francesco e ha presentato una breve biografia del nuovo pontefice.

E ha posto in luce, tra l’altro, le crescenti tensioni politiche in vista delle elezioni generali del prossimo anno in Uganda, definendo il paese tuttora libero da conflitti in una regione invece travagliata che vede coinvolti la Repubblica democratica del Congo, il Rwanda e il Sud Sudan. Citando il profeta Geremia, monsignor Ssemogerere ha concluso: «Vi darò pastori secondo il mio cuore». E ha aggiunto: «Quindi, il Signore ci ha dato un pastore, siamo grati per Leone XIV e preghiamo per lui che dovrà sostenere il peso della Chiesa universale».

 

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