Le mamme cattoliche non perdono occasione per dare il loro prezioso contributo concreto e fraterno in ogni occasione. Ecco che oggi per far festa a noi e ai nostri ragazzi in formazione per un cammino vocazionale, sono venute qui nella nostra comunità di Magambe. Mamà Elodie le ha sensibilizzate e hanno fatto una colletta tra loro per poter acquistare prodotti alimentari, non solo per noi ma anche per la comunità comboniana che è in parrocchia a Sant’Anna. Da brave mamme, che in cucina ci sanno fare con estro e arte, si sono messe subito al lavoro con entusiasmo e gioia. In un momento di pausa, colgo l’occasione per intervistare mamà Elodie, il perno del gruppo.

Maman Elodie so che vieni da Rungu la prima missione dei Comboniani in Congo. Cosa mi racconti di te e delle tue origini?

Il mio nome completo è Donia Elodie Bazileyo. La mia famiglia è Zande e sono  nata nel grosso villaggio di Niangara e nella nostra lingua  “Bazileyo” vuol dire“papà sta in un luogo fresco” come all’ombra di un albero o di una capanna. Papà era direttore delle scuole e fu inviato dalla coordinazione diocesana per dirigere la scuola a Rungu. Così, nel 1975, tutta la famiglia si spostò a Rungu. Quando arrivammo a Rungu avevo un anno ed è qui che sono cresciuta. Papà e mamma, si erano sposati in chiesa ed ebbero sette figli tre ragazze e quattro ragazzi. La mamma era impegnata a tempo pieno in casa con la “truppa” dei figli e con il lavoro dei campi. I miei genitori sono morti a Rungu: il papà per primo nel 1990 e dopo sette anni anche la mamma. Sono sepolti a Rungu. Ho perso anche uno dei fratelli.

Rungu allora era la prima tappa per i Comboniani quando arrivarono per la prima volta in Zaire. Io stesso giunsi a Rungu per lo studio del Lingala e degli usi e costumi locali, nel 1980 quando avevi solo sei anni. Il parroco era P. Venanzio Milani che ricordo teneva in grande considerazione tuo papà come uomo saggio e capace e lo citava spesso.

Ero piccola e ricordo padre Venanzio perché ne parlavano spesso anche dopo diversi anni. Di lui, mi è rimasto impresso il ricordo che durante le celebrazioni in “rito zairese” portava in testa il cappello dei capi con le piume dei falchi e tenendo in mano la “likonga” (lancia tradizionale). Erano celebrazioni sentite, vivaci e riche. Ed è vero che P. Venanzio e mio papà si stimavano a vicenda.

Cosa è successo a te?

A Rungu ho fatto le elementari e le superiori nell’Istituto Kiwanuka. Nel 1995 incontrai tatà Nandra che è originario di Gombari. La sua famiglia aveva seguito tatà Thomas Tshembete. Devo per forza aprire una sia pur brevissima parentesi per parlare di questo santo e bravo catechista che ha seminato la fede cristiana sia a Rungu che in numerosi villaggi di “brousse” (di foresta). Lui, cristiano e ex “Kapita” (gerente per conto di un commerciante) originario di Gombari, avendo saputo che i Padri Domenicani erano giunti a Rungu ed essendo stata chiusa la missione di Gombari, decise di raggiungerli per aiutarli. Era sposato con mamà Laurence, che era una ex schiava, ma non avevano figli,  In un primo tempo tatà Tshembete divenne loro giardiniere. I Padri si accorsero della sua fede profonda e della sua testimonianza di vita, per questo lo scelsero e formarono come catechista e lui si dedicò con grande entusiasmo e capacità agli “Affari di Dio” come lui li chiamava. Con mamà Laurence non ebbero figli neanche a Rungu, o meglio, ne avevano moltissimi, perché tutti i bambini di Rungu amavano tatà Thomas e mamà Laurence, che erano sempre accoglienti e curavano il loro cammino di fede. Tatà Thomas era il consigliere di tutti: autorità, capi, gente dei villaggi e religiosi. stimato, apprezzato, amato e ricercato. Morì in ottobre del 1980 quando avevo sei anni e lo ricordo vagamente per aver ascoltato le testimonianze dei miei gentori e di tantissima gente, non solo a Rungu.

Arrivato in Zaire alla fine di Agosto del 1980, anch’io ebbi la fortuna, meglio il dono, di conoscere Tatà Thomas, quando arrivai a Rungu, per lo studio del Lingala. Veniva  in parrocchia camminando a fatica appoggiandosi al suo bastone. Non mancava di darci qualche consiglio prima di entrare in chiesa e mettersi in preghiera davanti al tabernacolo.

Non mi stupirei se fosse introdotta la sua causa di beatificazione, perché è stato il padre fondatore di tante comunità cristiane nei villaggi, che ha sempre seguito con grande generosità e impegno per alimentarne la fede. Resterà sempre nel cuore di tutti noi come esempio di vita dedicata agli “Affari del Signore”.  Per questo i padri e la gente l’hanno voluto sepolto all’angolo esterno del presbiterio della chiesa parrocchiale perché è il pilastro della nostra fede.

Forse tatà Tshembete ha messo una parolina al Signore perché tra te e tatà Nandra scopiasse la scintilla…

In effetti ci innamorammo e nel “95, con la benedizione di mia mamma, ci siamo sposati in chiesa. La nostra ora è una bella famiglia alietata dalla nascita di tre figli: Regina, Speranza e Mosé. Ora siamo nonni perché Regina ha avuto Rosy, poi Esperance a suo turno, Daniel.

Eri ancora a Rungu durante la guerra tra i soldati di Kabila e compagni contro quelli di Mobutu in ritirata. Come hai vissuto questi avvenimenti.

Avevo mia figlia Regina ancora bebé e naturalmente avevo paura che succedesse qualcosa. Noi sorelle e altre persone, per evitare il peggio siamo fuggite in foresta andando nel villaggio di Nekotoro. Essendo in foresta e lontano dalla strada principale, avevamo previsto che da quella parte i militari non sarebbero entrati. Il parroco era P. Carlos Neves. I primi militari che arrivarono sequestrarono la macchina che P. Eliseo aveva lasciato in missione. Con questa macchina giunsero fino a Nangazizi facendo solo 25 km, e li la macchina ebbe un guasto e non riuscendo più a utilizzarla l’abbandonarono. Noi, ritornata la pace, nel 2005 lasciammo Rungu e scendemmo a Isiro dove potei terminare gli studi e ottenere il diploma. Ho trovato subito impiego come insegnante alle elementari, e poi al Liceo.

Quali altri impegni hai trovato a Isiro?

Dal 2016 al 2018 fui eletta deputato all’Assemblea Provinciale qui a Isiro, per difendere i diritti e appoggiare le domande della gente del nostro territorio.  E’ come essere difensore della tua gente. In questo lavoro non trovai grandi difficoltà, tutto procedeva con la calma collaborando bene con la gente. Come cristiana sono impegnata in parrocchia come presidente del gruppo delle mamme cattoliche, e del gruppo di protocollo per gli incontri, l’accoglienza e la ristorazione.

Ringrazio maman Elodie e tutte le mamme Cattoliche per il loro impegno e per la loro generosità e disponibilità per i loro preziosi e generosi servizi verso tutti e per la loro testimonianza di vita.

Fr. Duilio Plazzotta