NON RIMANDIAMO A DOMANI LA CONVERSIONE CHE CI VIENE CHIESTA OGGI

Come vi ho detto altre volte, tra i miei amici c’è un vecchietto vivace che di tanto in tanto mi chiama per fare una chiacchierata con me. Alcuni giorni fa mi ha detto: durante la Quaresima, faccio tanti propositi riguardanti la mia conversione; però per la messa in pratica dei propositi fatti, pecco spesso di procrastinazione. E’ come se dicessi al Signore: “Abbi pazienza con me, non ora, tanto c’è tempo. E così sbaglio e non mi converto a vita nuova!” Naturalmente, devo dire che il vecchietto, amico mio, dopo tutto è bravino.

La chiamata che abbiamo a convertirci per liberarci da tutto ciò che ci impedisce di crescere come persone e come seguaci di Cristo, è impellente. Certo, come vuol farci capire Luca nel passo evangelico di oggi, Dio è paziente perché misericordioso. Con la parabola della pazienza del padrone con l’albero di fichi che non aveva prodotto frutti per tre anni, Luca vuole aiutarci a capire, accogliere la pazienza di Dio, ed essere grati per essa. Ma guai a noi se approfittassimo della sua misericordia. Infatti, le altre due parabole evangeliche concordano sull’urgenza della conversione come risposta all’invito di Dio che non si compiace della morte del peccatore, ma vuole che si converta e viva. Ecco che l’invito di Dio non è una minaccia, ma è un invito liberatore e stimolante.

Un’altra nota importante a riguardo della conversione è la seguente: prima di pensare a cambiare il nostro comportamento, dobbiamo pensare a cambiare il nostro modo di pensare, il nostro modo di porci alla presenza di Cristo Gesù che viene a noi con il suo Vangelo di vita, con i suoi sentimenti, con i suoi atteggiamenti; tutte realtà che siamo chiamati ad assimilare. Infatti, per ogni persona, pensare di cambiare subito il suo comportamento, non funziona, se prima la persona non si impegna a cambiare la mente e il cuore. Mente rinnovata e cuore purificato generano un comportamento nuovo duraturo.

Ancora un’altra nota importante. Il passo evangelico di oggi parla di sangue sparso, di guai e di morti. La domanda che è stata chiesta così tante volte è questa: è Dio che manda i guai, è Dio che punisce con castighi vari? Il Vangelo ci porta a rispondere di NO perché Dio non è vendicativo e non si compiace dei mali dei suoi figli e delle sue figlie; Dio non si compiace dei nostri mali. Quando ascolto persone che pregano con l’atto di dolore dicendo, “Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso te …”, al momento opportuno invito quelle persone a eliminare l’espressione “perché peccando ho meritato i tuoi castighi”. Dico loro che siccome Dio non ha mai castigato me, perché dovrebbe castigare loro? Vedete, la teologia della Chiesa cresce, e tante cose vengono chiarite. Ringraziamo lo Spirito Santo per questa grazia e traiamone vantaggio.

Pregando per la nostra conversione continua, mediante la nostra fiducia nell’Amore Misericordioso di Dio, e grazie all’esperienza del suo perdono, preghiamo anche perché sempre più persone sappiano riconoscere che soltanto Dio può rimarginare le ferite inflitte dal peccato; preghiamo per loro nella speranza che possano aprirsi all’azione redentrice di Dio. E impegniamoci per essere testimoni coraggiosi del Vangelo e della sua bellezza. Chiediamo questo dono per intercessione della Madonna e di tutti i santi e le sante di Dio.

 

                                                                                             Giovanni Taneburgo

                                                                                         Missionario Comboniano