“Beati i costruttori di pace”, predicò Gesù. Quelli che ascoltarono queste parole di Gesù dovettero rimanere sorpresi. Le parole di pace hanno sempre fatto meno scalpore delle parole di violenza e di guerra. Anche Pietro non capì il Cristo che gli ordinò di rimettere la spada nel fodero ( Gv. 18,10). E per secoli l’uomo continua a non capire o a non voler capire. Mentre il mondo della politica si spartisce le ricchezze che inevitabilmente la guerra produce per pochi, sulla pelle e le sofferenze di molti, dall’Ucraina e dalla Striscia di Gaza il conflitto si è spostato nei palazzi del potere, ma va sempre avanti, feroce come sempre. Le temperature sono scese allo zero e piove. I bambini, gli anziani, le donne, i feriti e gli ammalati muoiono di freddo, di malattie e di fame. Quelle giovani donne, quei bambini e quegli anziani non dovrebbero stare lì. Dovrebbero stare nelle loro case, al caldo, come ogni famiglia normale. La guerra è così: scombussola tragicamente tutto, rende tutto estremamente invivibile. Per questo e per un interminabile doloroso elenco di motivi, la scena mondiale, appare ancora più penosa e umiliante, dolorosa e triste. Mentre la gente continua a morire, mentre si distrugge quel che è rimasto in piedi, nei palazzi e nelle stanze ovali, o quadrati che siano, lo spettacolo che i potenti offrono al mondo, è umiliante, meschino e vergognoso. E lo è ancora di più perché è fatto sulla sofferenza degli innocenti. Non è difficile, a questo punto, definire questi personaggi. Li chiamano dittatori, carnefici, tiranni anche se eletti dal popolo. Difficile per chiunque non definire prepotenti i potenti e tutti coloro che bramano e cercano interessi nazionali, difesa di confini, allargamento di potere, ricerca di risorse, arricchimento sfrenato e possessione di fabbriche di morte. Questi sono coloro che un giorno dovranno rendere conto a Dio. A che serve tutto ciò che è costruito con il sangue degli innocenti? Eppure la storia ha dimostrato che dura poco questo circolo vizioso. Li abbiamo visti, per anni, cadere uno dopo l’altro sotto le macerie di ciò che loro avevano costruito. E oggi, di loro rimane un ricordo cupo, tenebroso dove nessuno va neppure a posare un fiore. Spesso sepolti in luoghi segreti, circondati solamente da milioni di fantasmi che, per l’eternità, continueranno a perpetuare la loro crudeltà. Chi è oggi il più crudele? Chi tra i potenti di turno avrà la corona più insanguinata? “Fermatevi! – è il grido di dolore del Papa- Fermate questa inutile strage!” Mentre nei palazzi di Washington, di Londra, di Bruxelles, di Roma, di Parigi, di Mosca, di Kiev, si discute su una pace giusta, la gente muore a causa di una guerra sempre più ingiusta. Presto o tardi la storia darà appuntamento anche a questi carnefici, darà loro la ricompensa di ciò che hanno seminato.
INSIEME CONTRO LE GUERRE
Nell’ottobre del 1962 si creò una situazione pericolosa; sembrava vicino un nuovo “scontro militare e una deflagrazione nucleare”. Fu Papa Giovanni XXIII a rivolgere un appello a tutti i governanti del mondo supplicando che si facesse tutto il possibile per “salvare la pace” e per evitare al mondo gli orrori di una guerra. Con tutta la nostra storia europea fatta di guerre e di massacri, non abbiamo ancora imparato a risolvere le questioni in maniera civile. Perché la Storia, ‘magistra vitae’, non riesce ad insegnarci niente? Perché continuiamo a super-militarizzare la terra che da tempo è diventata una discarica di armi? La nostra comunità umana porta, nella memoria e nella carne, i segni delle guerre e dei conflitti che si sono succeduti e che non cessano di colpire specialmente i più poveri e i più deboli. Ancora oggi, a tanti uomini e donne, a bambini e anziani, sono negate la dignità, l’integrità fisica, la libertà, la solidarietà comunitaria e la speranza nel futuro. Ogni guerra, in realtà, si rivela un fratricidio che distrugge lo stesso progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana. Nella guerra perdono tutti. Nella guerra vincono solo la violenza e la morte. Il cristiano è un uomo di pace; fare la pace dovrebbe essere la sua vocazione. Nella guerra ha ragione chi ha più armi distruttive. Viene, allora, spontaneo domandarsi: chi sta trafficando con tutto questo dolore umano? Chi guadagna e si fa ricco in questa tragedia? E chi vince? La morte. Chi perde? Il popolo più umile e più povero. Erodoto, lo storico greco, ricordava tristemente che “In pace i figli seppelliscono i padri, mentre in guerra sono i padri a seppellire i figli”.
IL VILLAGGIO DELLE CROCI
Il Cardinal Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli, da tempo ci sta invitando a unirci al Papa Francesco e gridare contro la guerra. Lo fa in forma di preghiera scrivendo: “Signore Gesù Cristo, in queste guerre, villaggi di dolore e di croci, abbi misericordia di noi, cristiani distratti, passivi e indifferenti. Signore Gesù, nato sotto le bombe di Kiev, abbi pietà di noi. Signore Gesù, morto in braccio alla mamma in un bunker di Kharkiv, abbi pietà di noi. Signore Gesù, mandato ventenne al fronte per uccidere o essere ucciso, abbi pietà di noi. Signore Gesù sepolto mille volte nella Striscia di Gaza, terra ridotta a un cimitero disumano, perdonaci. E perdonaci, se continuiamo ad uccidere nostro fratello; perdonaci se continuiamo, come Caino, a togliere le pietre dal nostro campo per uccidere Abele. Perdonaci la guerra, Signore; ferma la mano di Caino! Fermaci, Signore! E quando avrai fermato la mano di Caino, abbi cura anche di lui, togli da lui il cuore di pietra e rendilo umano. O Signore, poni un freno alla violenza, alle guerre! Fermaci, Signore
P. Teresino Serra