Dopo alcuni mesi di preparazione attraverso incontri e scambi di riflessioni tenutesi presso la nostra casa di Bari, è sorta da una fitta collaborazione tra i missionari comboniani, il comitato della pace in terra di Bari e il centro interdipartimentale di ricerca sulla pace dell’università di Bari, la realizzazione di un corso sulla Pace Intitolato “Costruire la Pace: Politiche, Diritti e Tecnologie”.
Il 20 febbraio scorso presso l’aula magna dell’università con la partecipazione del sindaco di Bari Vito Leccese e il presidente di Pax Christi mons. Giovanni Ricchiuti ed alcuni professori ed esperti, si è tenuto un seminario per presentare il corso “COSTRUIRE LA PACE”, un percorso di competenze trasversali dedicato alla comprensione dei conflitti e alla loro risoluzione pacifica. Un’opportunità aperta a chiunque voglia contribuire a un futuro basato su dialogo e giustizia.
Di cosa parliamo?
Questo progetto nasce per affrontare in modo critico le dinamiche della guerra e della pace, promuovendo soluzioni non violente e alternative alla militarizzazione della società.
Il corso in breve:
Dal 3 marzo al 3 giugno 2025
3 moduli da 1 CFU ciascuno
12 settimane – 45 ore totali
Aperto a studenti e soggetti esterni con diploma di scuola superiore
Cosa si impara?
✅ Analizzare le cause dei conflitti e le strategie per la pace
✅ Acquisire strumenti per la mediazione e la risoluzione pacifica
✅ Approfondire il tema attraverso seminari e attività pratiche
✅ Concludere con una presentazione su un argomento a scelta
Percorsi come questo sono essenziali per contrastare la normalizzazione della guerra e stimolare un dibattito più consapevole. L’influenza crescente di interessi privati nelle Università ha rafforzato i legami con l’industria bellica, spesso senza trasparenza. In assenza di fondi pubblici adeguati, imprese e multinazionali stringono accordi con gli Atenei.
Si è normalizzata l’industria bellica come sbocco occupazionale, soprattutto per gli studenti delle discipline scientifiche e ingegneristiche. Questo fenomeno si accompagna alla spoliticizzazione degli ambienti formativi, oscurando le implicazioni etiche della mercificazione dell’istruzione e la sua subordinazione alle logiche di mercato.
Da studenti, rifiutiamo che formazione e ricerca siano condizionate dagli interessi dell’industria bellica. Le Università devono tornare a essere spazi di promozione della pace, del disarmo e della risoluzione diplomatica dei conflitti, strumenti fondamentali per contrastare l’oppressione.