E’ trascorsa una settimana da quando il nostro Vescovo di Isiro ha ordinato (domenica 19 gennaio 2025) , nella parrocchia di Saint André Kagwa di Somana due nuovi e giovani sacerdoti: Padre Remy Beyokomu Anotengo, Missionario Comboniano e Padre Jean Battiste, Missionario della Consolata. Ho colto l’occasione per farmi raccontare come il Signore li ha condotti durante il loro cammino vocazionale. Per rendere più snello il loro racconto lo dividerò in due tappe settimanali. Parto con Padre Remy…
Remy raccontaci qualcosa sulle tue radici.
Vengo dal villaggio di Ibambi e più precisamente dalla parrocchia Saint Leon diocesi di Wamba. Mio padre è insegnante e mia mamma commerciante. Hanno avuto cinque figli , quattro maschi e una femmina. Quest’ultima è come una perla rara in famiglia per cui tutti la proteggono. La missione di Ibambi è affidata ai Sacerdoti del Sacro Cuore cioè i padri Dehoniani.
Da quando ti sei sentito chiamato al sacerdozio?
Quando ancora ero piccolo, nella nostra parrocchia come parroco c’era P. Albert Lingwengwe, che fu anche provinciale dei Dehoniani, ero attirato dal suo sacerdozio e mi identificavo con lui. Ancora al giorno d’oggi nel mio quartiere ci sono persone che continuano a chiamarmi con il nomignolo di P. Albert Lingwengwe. Ero piccolo per definirla già vocazione, ma crescendo durante le elementari, crebbi nel desiderio di essere a mia volta sacerdote. Iniziando le scuole secondarie il fuoco vocazionale mi parve iniziare a spegnersi, ma al quarto anno delle superiori ritrovai nuovo slancio. Il primo e forte desiderio che avvertivo in me era quello d’essere missionario. Non mi sentivo chiamato ad essere sacerdote diocesano.
Come è nata la tua vocazione comboniana in una missione affidata ai sacerdoti del Sacro Cuore?
Vivevo tra i sacerdoti del Sacro Cuore ma il loro modo di fare la pastorale non mi interessava. Avevo degli amici che venivano spesso a Isiro per incontrarsi con i Missionari Comboniani. per curiosità mi accodai a loro e venni a fare conoscenza di questi missionari. Iniziai a conoscere la vita di San Daniele Comboni, rimasi toccato e affascinato della sua donazione per l’Africa e per la sua attenzione ai più poveri e abbandonati. Questo ha scosso e rivitalizzato il desiderio di consacrazione che si era assopito in me, per questo ho deciso di seguire le sue orme.
Facile immaginare che stando a Isiro hai potuto confrontarti e conoscere meglio i Comboniani, il loro stile di vita e il loro carisma
Avevo già terminato le superiori e conseguito il diploma di Stato in Pedagogia (la maturità) ed ero stato assunto come insegnante all’Istituto Gossamu. Stando a Isiro potevo seguire gli incontri di formazione e verifica con il padre incaricato delle vocazioni e conoscere meglio le due comunità comboniane d’Isiro. Terminato l’anno scolastico fui inviato in propedeutica a Butembo, poi a Kisangani per il postulato, e in seguito emigrai a Cotonou in Benin per il noviziato. Al secondo anno di noviziato ho avuto un problema di salute e dovetti sospenderlo. Ritornai in patria per un periodo di cure e riposo. Riacquistata la salute richiesi la riammissione nell’Istituto e fui inviato qui a Magambe per continuare il noviziato solo con Padre Alfredo Neres. Emisi i primi voti il 9 maggio 2020 a Magambe, ancora solo a causa delle limitazioni per il Covid.
Dopo il noviziato si passa poi allo scolasticato per studio della teologia. In quale scolasticato sei stato inviato?
Dopo i Primi Voti la Direzione Generale, per iniziare la teologia scelse la destinazione dello scolasticato italiano di Casavatore ( Na). Andai a Kinshasa per preparare i documenti e ottenere i permessi. Ci restai diverso tempo in sospeso perché a causa del Covid la cui situazione era ancora catastrofica. L’Ambasciata Italiana a Kinshasa non rilasciava permessi. Così il Covid mi mise “il bastone tra le ruote” e rimasi inchiodato nella nostra capitale per lo scolasticato di Kintambo dove frequentai il quadriennio di teologia.
E’ nella prassi comboniana che alla fine della teologia ci sia un anno di impegno e verifica particolare quello del “Servizio missionario”.
All’ultimo anno di Teologia segue un anno di “servizio missionario”. Fui inviato a Kisangani, per il servizio nella parrocchia Malkia wa Mashaidi. E’ qui che sono stato ordinato diacono il 18 Agosto 2024. Mi fu data la responsabilità dei giovani della parrocchia, e il compito di essere economo della comunità e anche della parrocchia. Terminato questo periodo continuai il cammino verso il sacerdozio. Pur venendo dalla diocesi di Wamba, in seguito a varie coincidenze, per l’ordinazione sacerdotale presieduta dal Vescovo Mons. Dieudonné Madrapile, fu scelta la parrocchia André Kagwa d’Isiro. Fui ordinato il 19 gennaio 2025, assieme a Padre Jean Baptiste della Consolata. Confratelli, parenti e amici si sono mobilizzati per aiutarci affinché tutto andasse bene. Ora è il periodo delle “Prime Messe” che celebro in varie missioni, comunità e villaggi. Poi avrò un breve periodo di vacanze in famiglia prima di partire.
A questo punto la Direzione Generale decide su dove inviare i nuovi ordinati. Qual è la tua nuova missione?
La nostra Direzione Generale, mi ha già notificato che sono destinato alla Delegazione della Colombia in America Latina. Il primo passo sarà di volare a Kinshasa per ottenere il Visto per la Colombia e i documenti relativi all’espatrio. Andrò poi direttamente in Colombia dove per iniziare mi attendono lo studio della lingua spagnola che non conosco e degli usi e costumi del nuovo popolo, conoscenza necessaria per acculturarmi e non fare errori. Non so’ poi quali saranno i miei compiti; sono pronto a tutto ma mi piacerebbe essere impegnato nella pastorale diretta tra la gente. Il Padre Provinciale della Delegazione e il suo consiglio felicitandomi per l’Ordinazione, mi hanno detto che sono atteso. Parto mettendo tutte le preoccupazioni e la confidenza nel Signore che mi manda laggiù, e che non mi farà mancare i mezzi necessari perché il mio ministero sia secondo i suoi disegni. Parto con un’attitudine di abbandono e fiducia nel Signore.
Quale è stata la reazione della tua famiglia quando hanno saputo che parti per un angolo lontano del mondo?
Gioia, preoccupazione e sofferenza si mescolano. Non mi è mancato il loro sostegno e incoraggiamento che si sommano a quello di tanti confratelli e amici.
Quale consiglio daresti oggi ai giovani del tuo villaggio che manifestano desiderio di mettersi al servizio del Signore e del suo Vangelo?
Ho notato che nel mio villaggio d’Ibambi, ci sono dei giovani che vorrebbero essere disponibili, ma che vedendo altri rientrare scoraggiati dai seminari, sono inserti se continuare. Ogni vocazione è una chiamata individuale che ognuno riceve dal Signore in diversi modi. Semplicemente li incoraggerei a rispondere generosamente alla chiamata del Signore, di affidarsi a lui e a non aver paura. Il Signore è fedele e dona le grazie necessarie per condurli in questo cammino.
Auguriamo di cuore a Remy di essere un santo e capace missionario come San Daniele Comboni desiderava.
Fr Duilio Plazzotta