La Festa del Battesimo del Signore è come un ponte tra le feste natalizie e il Tempo Ordinario dell’anno liturgico. Da un lato si conclude il tempo di Natale; dall’altro si inaugura il Tempo Ordinario, di cui questa festa rappresenta la prima domenica.
Tutti i Vangeli raccontano il battesimo di Gesù: i primi tre, detti sinottici (Matteo, Marco e Luca), in modo esplicito, mentre Giovanni lo menziona indirettamente. Questo evento è descritto come una vera e propria “epifania trinitaria”. Dopo secoli, senza profeti, in cui i cieli sembravano chiusi, Dio risponde finalmente alla supplica del suo popolo: “Ah, se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Isaia 63,19). Nel battesimo di Gesù, il cielo si apre, lo Spirito Santo scende su di lui e il Padre fa udire la sua voce.
Quest’anno liturgico, ciclo C, la liturgia propone il racconto del battesimo secondo San Luca, che si distingue per due particolarità. Innanzitutto, la scena del battesimo di Gesù non viene descritta direttamente, ma avviene in modo anonimo, con Gesù mescolato alla folla che si fa battezzare. In secondo luogo, San Luca evidenzia che l’apertura del cielo, la discesa dello Spirito e la voce divina si verificano mentre Gesù pregava, dopo il battesimo.
Il senso profondo del battesimo del Signore
Oggi, abituati come siamo a sentirlo, non ci rendiamo conto di quanto fosse motivo di scandalo per i primi cristiani il fatto che Gesù, colui che era senza peccato, abbia iniziato la sua missione facendosi battezzare da Giovanni Battista nelle acque del Giordano.
Perché Gesù si è fatto battezzare? Possiamo individuare tre ragioni principali:
– Gesù si trova “lì” dove percepisce che Dio è all’opera. Sentendo gli echi della voce del Battista, lascia Nazareth e si reca a “Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando” (Giovanni 1,28).
– Gesù arriva non come un privilegiato, ma solidale con i suoi fratelli. Il peccato non è solo una questione individuale, ma ha anche una dimensione collettiva. Gesù, nella sua solidarietà, si carica di questo nostro peso.
– Gesù manifesta fin dall’inizio della sua missione la scelta di stare in mezzo ai peccatori. Egli si fa annoverare tra loro, fino al punto di morire tra due malfattori.
Oggi, nella Festa del Battesimo del Signore, celebriamo anche il nostro battesimo. In questo giorno, i cieli si squarciano per noi, lo Spirito viene a dimorare nei nostri cuori e il Padre fa sentire la sua voce, dicendo a ciascuno/a di noi: “Tu sei il Figlio mio, l’amato!”; “Tu sei la Figlia mia, l’amata!”.
Spunti di riflessione
1. Aspettativa del popolo
Il popolo di Dio aspettava l’arrivo del Messia, ma l’attesa si era affievolita dopo tre secoli senza profeti. Giovanni Battista riaccese questa attesa, indirizzandola però verso “colui che battezzerà in Spirito Santo e fuoco”.
Oggi viviamo in un mondo che sembra non aspettare più, deluso da tante speranze frustrate, promesse disattese e sogni infranti. Come cristiani, siamo chiamati a ravvivare la speranza, nostra e della società, aprendosi all’azione dello Spirito di Dio. Il cristiano sa che le aspirazioni più profonde dell’umanità – pace, giustizia e un senso autentico della vita – trovano la loro risposta ultima in Dio. Ma questa consapevolezza ci interpella: siamo davvero uomini e donne di speranza? In cosa riponiamo, concretamente, la nostra fiducia?
2. L’umiltà di Dio
San Luca presenta Gesù in fila con i peccatori che scendono nelle acque del Giordano. “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio” (2 Corinzi 5,21). Dio non ci salva da lontano: si rende vicino, è l’Emmanuele. Gesù si rivela profondamente solidale con i suoi fratelli, fino al punto di scandalizzare i benpensanti. Sarà chiamato “amico dei peccatori”.
Il Messia porta un titolo nuovo, che ci onora particolarmente: è l’amico dei peccatori. È il nostro amico! Mai un Dio si è rivelato così. Un Dio umile è il più grande scandalo per “l’uomo religioso”. È inconcepibile pensare che colui che siede nell’alto dei cieli possa scendere per abitare tra noi. La nostra conversione inizia con il cambiamento della nostra idea di Dio. In quale Dio credo io? Questa è la domanda che dovremmo porci spesso.
3. La preghiera di Gesù
In San Luca, la manifestazione trinitaria avviene mentre Gesù prega, come accadrà nella Trasfigurazione. Per l’evangelista, la preghiera è un tema centrale e ricorrente nella vita e nel ministero di Gesù. La sua vita pubblica non inizia con un prodigio o un discorso, ma con il battesimo e la preghiera. Gesù non prega per “dare l’esempio”, ma per un bisogno intrinseco sia come Figlio che come uomo.
Il battesimo costituisce la nostra identità più profonda: essere figli di Dio. Non è un mero atto giuridico di appartenenza, come potrebbe suggerire il registro battesimale, ma una realtà viva e trasformante. Questa realtà è bella, ma anche fragile, e necessita dell’humus della preghiera per crescere e svilupparsi. È nella preghiera che si rivive e si porta a frutto la grazia del Battesimo.
Una nuova partenza
Oggi Gesù inizia il suo ministero, sostenuto dalla forza della rivelazione del Padre e dalla dolce presenza dello Spirito, simile a una colomba che trova nido nel suo cuore. Anche noi siamo chiamati a ripartire, tornando alla quotidianità dopo le feste natalizie, con una nuova consapevolezza e una rinnovata fiducia nella grazia del nostro battesimo.
Per ricordare questa grazia, inizia ogni giornata immergendoti simbolicamente nelle acque rigeneratrici del battesimo con il segno della croce.
P. Manuel João Pereira Correia, mccj