Molte volte ho letto articoli contenenti testimonianze di tante persone che dicevano di essere prese e afflitte dalla considerazione dei loro peccati e del loro considerarsi indegne di stare alla presenza di Dio. Concentrate su loro stesse, dicevano di essere preoccupate per i loro fallimenti perché avevano paura di non farcela. Così cadevano nello scoraggiamento, perdendo ogni speranza di successo. Senza dubbio avrebbero risolto il loro problema, se si fossero aperti a Dio, chiedendo l’energia dello Spirito Santo per avere fede ed entusiasmo nel cammino di vita.

Questo è l’insegnamento che la Parola di Dio presenta oggi. Essa ci dà la visione di Dio che nel Cristo ha preso su di sé la fragilità umana, per donare agli uomini e alle donne che abitano e operano nel mondo, la dignità e l’energia divina; due realtà che rendono capaci coloro che si aprono a Lui, di celebrare la vita con fede e con entusiasmo. Tutto ciò parla della nostra preziosità agli occhi di Dio e ci dona serenità anche quando consideriamo le nostre fragilità. Cristo Gesù non si scandalizza delle nostre fragilità, ma ci dona la capacità di metterle nel suo Cuore dove esse vengono trasformate in energia di vita divina. Come è bella e consolante l’espressione rivolta a Dio Padre, che c’è nel terzo prefazio di Natale:

 “In Cristo risplende in piena luce il misterioso scambio che ci ha redenti: la nostra debolezza è assunta dal Verbo, l’uomo mortale è innalzato a dignità perenne e noi, uniti a te in comunione mirabile, condividiamo la tua vita immortale”. In tal modo, con l’umanizzazione di Dio, nasce la nuova creazione cioè la nostra divinizzazione come figlie e figli adottivi di Dio.

Abbiamo appena iniziato il Giubileo della Speranza che nella sua essenza e ricchezza, vuole essere un pellegrinaggio con e verso Cristo, nella convinzione che Egli è più vicino a noi di quanto noi possiamo essere a noi stessi. Così il Signore aumenta la nostra fede, ci dona serenità, gioia, libertà, e ci fa guardare avanti sperando in un mondo migliore, anche grazie al nostro impegno di carità operosa. E mentre possiamo essere certi che la speranza non delude, lo spirito del Giubileo ci chiede di diventare segni vivi, testimoni della speranza che scaturisce dal Cuore di Cristo, non nonostante tutto ma con tutto ciò che avviene nel mondo. Il Cuore di Cristo, ha scritto Papa Francesco, “è estasi, è uscita, è incontro. In Lui diventiamo capaci di relazionarci in modo sano e felice e di costruire in questo mondo il Regno d’amore e di giustizia”.

Suggerisco alcuni mezzi pratici ed efficaci per crescere nel contesto delle letture della Liturgia Eucaristica di oggi:

  1. Riserviamo per noi stessi un po’ di tempo di silenzio, ogni giorno, guardandoci dentro per un esame di consapevolezza. Ciascuno/a chieda: ‘Per che cosa palpita il mio cuore? Ho la sapienza di Dio, la sapienza del cuore di cui parla la prima lettura? Vado avanti nella vita seguendo il movimento dei miei istinti, o prima di agire, chiedo al Signore: Signore che cosa vuoi che io faccia?
  2. Mi sento libero/a nella convinzione che sono amato/a da Dio con un amore che è eterno, gratuito e al di là di ogni aspettativa umana? Amato/a da Dio sono in movimento per amare coloro con cui vivo e coloro che incontro?
  3. Sento il bisogno di chiedere a Dio di perdonare le mie fragilità e i miei peccati, nella preghiera e in particolare nel Sacramento del Perdono (la Confessione)? E, perdonato/a da Dio, perdono chi mi ha fatto del male?

Che veramente abbiamo ad accogliere tutti i doni che Dio ci dà, e che abbiamo a sentire il bisogno di contagiare tutti con i doni ricevuti.

 

                                                                                           Giovanni Taneburgo

                                                                                      Missionario Comboniano