“Nulla è impossibile a Dio” ha detto l’Arcangelo Gabriele, citando il libro della Genesi (Genesi 18, 14) per convincere Maria di Nazareth ad accettare l’azione di Dio in lei. E allora facciamo festa, anche se tanti criticano la nostra devozione alla Madonna. Come fa, per esempio, il Corano, il libro sacro per i Musulmani. Addirittura il Corano (cioè il suo autore Maometto) accusa i Cristiani di essere politeisti, perché adorerebbero tre dei. Chi sarebbero questi tre dei? Eccoli: Dio, Gesù e Maria di Nazareth (Corano, sura 5, versetto 73).
Ma noi festeggiamo Maria di Nazareth, Madre di Gesù che è anche il Figlio di Dio. Dice Papa Francesco: “Accogliamola, come fece Elisabetta che disse, vedendola a casa sua: ‘Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno’. Sono le parole che ripetiamo nell’Ave Maria. Facendo posto a Maria, veniamo benedetti, ma impariamo pure a benedire gli altri”.
Oggi è anche la “Giornata Mondiale della Pace”, numero 58. E’ stata istituita da Paolo VI, il 1° gennaio del 1968. Un’intuizione profetica di questo Papa santo in un momento in cui la contestazione era globale e la guerra (pensiamo al Vietnam!) era un’esperienza tragica quotidiana. Ogni anno, per questa Giornata, il Papa ci dona un messaggio. Anche quest’anno Papa Francesco ci ripete fra le altre cose: “Ancora oggi, il cammino della pace, che san Paolo VI ha chiamato con il nuovo nome di sviluppo integrale, rimane purtroppo lontano dalla vita reale di tanti uomini e donne e, dunque, della famiglia umana, che è ormai del tutto interconnessa”. Papa Francesco ci ha mandato per questa occasione un messaggio che ha questo titolo: “Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace”. Il Papa allora, per avere una vera pace, che è “dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso”, propone tre vie per costruirla in maniera durabile: “Il dialogo fra le generazioni…, l’educazione, come fattore di libertà…e il lavoro per una piena realizzazione della dignità umana”. Seguiamo allora le indicazioni di Papa Francesco e costruiremo piano piano una vera pace, anche in questo tempo in cui si vive una guerra mondiale a pezzi (come dice spesso lo stesso Papa. Infatti si stanno combattendo ora più di 50 guerre nel Mondo).
La seconda Domenica dopo Natale è una Domenica un po’ “ballerina”, perché la sua celebrazione dipende dalla Festa dell’Epifania. In alcuni paesi, come in Italia, si celebra l’Epifania il 6 gennaio, in altri si celebra nella Domenica prima o in quella successiva alla stessa festa del 6 gennaio. Io sono stato una decina d’anni Missionario in Congo-Kinshasa. In questo paese il presidente Joseph-Désiré Mobutu (1930-1997), in odio alla Chiesa Cattolica, che criticava le sue iniziative dittatoriali, aveva abolito nel 1972 tutte le feste cristiane, che non cadevano di Domenica, eccetto il Natale. Anche oggi in Congo l’Epifania si celebra di Domenica.
Domenica scorsa, 29 Dicembre 2024, abbiamo celebrato la Santa Famiglia di Nazareth, quella di Gesù, Giuseppe e Maria, modello di tutte le famiglie, per santità di vita, amore vicendevole e spirito di servizio. Siamo ancora nel Tempo Natalizio ed è giusto meditare il mistero grandioso della nascita del Figlio di Dio da Maria Vergine.
Il testo del Vangelo di oggi è quello stesso della Messa del giorno del 25 Dicembre (Giovanni 1, 1-18). Questo testo si può paragonare all’ouverture di una “sinfonia”. In esso infatti troviamo tutti i temi che poi saranno sviluppati in seguito. E’ un inno, un componimento poetico, che ci eleva, come un volo d’aquila (animale simbolo dell’evangelista Giovanni), verso altezze vertiginose. In questo luogo elevatissimo (= Dio Padre) noi scopriamo il nostro posto. Cioè è nella Parola sempre rivolta al Padre da Gesù che noi troviamo il nostro posto, la nostra patria. Infatti la “vita beata” (o Paradiso) consiste nella comunione con il Dio-Trinità. Gesù, Figlio Unigenito di Dio e Figlio di Maria di Nazareth, è l’unico abilitato a parlarci di Dio, a spiegarcelo, perché è diventato carne (Giovanni 1, 14); è cioè umano come noi. I discepoli lo hanno visto con i loro occhi, hanno mangiato con lui (1 Giovanni 1, 1). Coloro che lo hanno incontrato in Palestina, lo hanno raccontato a noi, perché anche noi potessimo partecipare alla loro esperienza. Noi pure oggi, come i discepoli al tempo di Gesù, possiamo vedere e toccare il Signore, ascoltando la Parola dei discepoli-testimoni. Questa Parola è il Vangelo che noi abbiamo tra le mani. Possiamo “toccare il Cristo” anche ricevendo i Sacramenti, soprattutto l’Eucaristia.
Ogni celebrazione liturgica (particolarmente quella eucaristica) è una festa, un incontro gioioso con Gesù, che ci porta nell’immensità di Dio.
San Daniele Comboni (1831-1881) era un mistico, anche se sempre in movimento per i suoi viaggi apostolici. E lo insegnava pure ai suoi Missionari, che lo aiutavano nella fondazione della Chiesa nell’Africa Centrale.
Nel Regolamento per i Missionari del 15 marzo 1869, così scriveva dal Cairo (Egitto): “La pietà è il pane quotidiano dei nostri Missionari. Essa è troppo necessaria per mantenere il fervore della vocazione in questi paesi, dove è purtroppo facile dimenticarsi di Dio e dei propri doveri religiosi”.
A tutti rivolgo i miei migliori auguri di un Felice Anno Nuovo 2025. Che sia un anno pieno di pace, di grazia e di amore.
Tonino Falaguasta Nyabenda
missionario comboniano
Vicolo Pozzo 1
37129 V E R O N A