Oggi, inizio l‘omelia con un detto che imparai da ragazzo e che non ho mai dimenticato. Dice così: ‘Niente è piccolo quando è grande il cuore che dona’. Infatti un cuore grande è umile e generoso, e l’umiltà e la generosità rendono grande ogni dono. Questo è l’insegnamento che Gesù dà nel passo evangelico di oggi, mentre commenta il gesto di una povera vedova. Vedete, nel cortile interno del tempio di Gerusalemme, c’era il “tesoro” che era una sala in cui c’erano tredici recipienti per raccogliere le offerte dei fedeli. I recipienti erano ben visibili, e Gesù notò i ricchi che depositavano le loro offerte con atteggiamenti di orgoglio, vanto e ostentazione.

Gesù notò anche una vedova mentre metteva nel tesoro pochi spiccioli con un atteggiamento di umiltà, timidezza, e quasi di nascosto. Parlando con i suoi discepoli, Gesù lodò la povera vedova dicendo: “Ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quello che aveva per vivere”.

Perché Gesù fece l’elogio pubblico di quella vedova? Perché vedeva in lei un cuore umile e generoso che, agli occhi di Dio, rendeva grande il suo piccolo dono. Gesù disapprovò il modo di comportarsi degli scribi con le loro grandi offerte, perché queste li portavano a sceneggiate di ostentazione e sete di gloria. Gesù smascherò la loro commedia con una forte accusa, e con un chiaro invito alla folla che lo seguiva: “Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa”.

Veniamo al nostro mondo d’oggi, veniamo a noi! Dio ci dà un messaggio importante e sfidante. Ci dice che non lo si ama prendendo in considerazione criteri di quantità, ma di qualità e di totalità, dando a Lui la propria vita, seguendo l’esempio di Gesù, evitando la superficialità, la vanità, la falsità del cuore, l’orgoglio di chi si sente a posto a tutti i livelli, e, non da ultimo, evitando quell’ipocrisia che papa Francesco ha chiamato ‘malattia dell’anima’. Siamo invitati a vivere secondo lo spirito del Vangelo, delle Beatitudini.

Oggi, ci viene proposto un cammino di conversione che riguarda tutti: nella società, nella Chiesa, nelle piccole comunità di cui facciamo parte, nelle nostre famiglie. Che la nostra risposta sia una risposta di generosità. Dio ha bisogno di noi. Il mondo afflitto da tanti mali, ha bisogno di noi. E chi sono quelli che sostengono il mondo secondo il piano di salvezza che il Padre continua a realizzare in Cristo Gesù, mediante l’energia dello Spirito Santo? Per la risposta a questa domanda, faccio mie le parole di Padre Ermes Ronchi che sempre ringrazio per i suoi interventi frutto di riflessione e di preghiera: “Coloro che tengono insieme la società non sono quelli che vanno sui giornali o appaiono in TV. Sono invece gli uomini e le donne delle
beatitudini, quelli che non compariranno mai sui giornali, quelli della vita nascosta, fatta solo di serietà, di onestà, di generosità, di giornate a volte colme di immensa fatica (..). Sono quelli che sanno regalare un pezzetto di vita agli altri. E lo fanno con tutto il cuore. I primi posti di Dio appartengono a coloro che, a partire dalle nostre case, danno ciò che fa vivere, regalano vita con gesti non visti da nessuno, gesti di cura, di amore, di attenzione, rivolti ai figli o ai genitori o a chi busserà domani.

Fossero anche spiccioli di bontà, solo briciole, un sorriso o una carezza, coloro che li compiono con tutto il cuore hanno i primi posti nel regno di Dio”.

Che come la Madonna, Mamma di Gesù e Mamma nostra, abbiamo a fare della nostra vita un dono per Dio e per gli altri.

Giovanni Taneburgo
Missionario Comboniano