Per alcuni mesi sono rimasto bloccato a Isiro, perché nella nuova comunità di Magambe, a cui appartengo ora, sono rimasto solo per qualche mese, seguendo tutte le attività. P. Lorenzo era in Italia richiamato per celebrare con i suoi vecchi compagni il sessantesimo anniversario di ordinazione e P. Michel, nuovo formatore per la propedeutica, non era ancora arrivato. Finalmente da un paio di settimane siamo presenti tutti e tre. Ho iniziato a pensare di mantenere le promesse per gli interventi nei villaggi.

Nel villaggio di Trois Ponts ero atteso da tempo per realizzare una delle toilettes dimostrative nei pressi della cappella per la gente. E’ importante dare un esempio di come realizzare un semplice WC resistente, igienico, che garantisca riservatezza, sicurezza, e protegga dalla pioggia. ho già realizzato più di una ventina di queste toilettes in altrettanti villaggi, con approvazione ecclesiastica…

Ho impiegato buona parte della giornata di lunedì nei preparativi per poter partire martedì. Bisogna prevedere tutto nei piccoli dettagli. Già avevo preparato le strutture per la cabina con i sacchi di cemento, i ferri saldati per le tre piastre di cemento armato, assi tagliate a misura, tutti gli attrezzi dai martelli ai badili, lamiere per il tetto, una porta, chiodi di vari tipi e dimensioni viti e cerniere. Sapendo che la gente dei villaggi non sempre prepara sabbia, sassi, a sufficienza mi premunisco caricando anche queste cose a sufficienza. Per strada poi riempiamo l’acqua nelle taniche …sempre per prevenire. Non si può contare di trovare le cose nei villaggi, fosse anche un semplice martello o un buona sega.

Martedì alle cinque e mezza del mattino, ho acceso il motore della Land Rover, giovane trentacinquenne piuttosto scassatella, ben carica. Passando in parrocchia ho fatto salire Germain e Patrick i due ragazzi “quasi muratori” e iniziato il viaggio. Alla barriera all’uscita della città, mentre alcuni camion e moto erano in attesa, i militari ci hanno dato via libera. Con le continue piogge, in pochi mesi la strada è peggiorata. Il carico della macchina e le buche impediscono di tenere una velocità decente obbligando l’uso delle marce basse, sognando d’inserire la quarta. La quinta è una marcia inutile. Sento diversi rumoracci ma so che sono “di carrozzeria” e tutto sommato sento che la vecchietta si comporta bene e mi da sicurezza.

I due ragazzi tentano di recuperare un po’ di sonno…come facciano con i continui scossoni non lo so! Passando dal villaggio di Isiro Mokè, sono edificato nel vedere alcune persone in preghiera davanti al capitello della Madonna benedetto a suo tempo dal nostro Vescovo, ora in Cielo. Ho seminato una trentina di capitelli in altrettanti villaggi come segno di presenza della Vergine e richiamo alla preghiera.

Lungo la strada incontro diverse macchine tipo “van” sospese su pietre o tronchi senza ruote, ancora cariche di bagagli e mercanzie. Sono macchine non adatte né alle nostre strade né ai carichi eccessivi. Dopo tre ore abbondanti per percorrere i settantacinque chilometri arriviamo a destinazione. Avendo preannunciato il nostro arrivo, siamo attesi. Un gruppetto di uomini stanno preparando il terreno dove hanno scavato una buca di un metro di diametro e quattro di profondità. È la fossa settica su cui costruiremo il WC. Stanno tagliando un alto alberò di “nekobé”, caratteristico per le sue grosse spine. E’ un legno duro buono per le costruzioni. Stiamo alla larga finché l’albero viene giù lambendo le capanne. La gente ha preparato sabbia e sassi quasi a sufficienza. Sono le nove e ci mettiamo subito al lavoro. I ragazzi aiutati da alcuni volontari, preparano le strutture per colare le tre piastre di cemento armato. Nel frattempo inizio il montaggio della cabina, insegnando a un volontario come realizzarla. Devo prestare attenzione ai bambini che escono da scuola e attratti dalla nostra attività, vengono a curiosare e divertirsi.

Lavoriamo sodo e all’una e mezza tutto è completato a tempo da record. Tuona e si avvicina minaccioso un bel temporale. Nel frattempo la moglie del catechista e la figlia hanno preparato il pranzo: riso lesso e pesciolini con buona salsa di condimento, l’appetito è buono e la fame fa il resto. Poi carichiamo le attrezzature salutiamo e ringraziamo la gente per l’aiuto e le mamme per il buon cibo. Piove e prendiamo la via del ritorno.

I vetri non si alzano completamente, le porte sono tenute chiuse con chiavistelli e esiste solo il tergicristallo di sinistra, davanti a me. La strada inondata dalla pioggia è più scivolosa e non si riesce più a valutare la profondità delle buche colme d’acqua. Dominare la Land Rover svuotata del carico richiede attenzione. Anche lei come me soffre di schiena e incassa male le botte. Su tutto il percorso incontriamo diverse moto stracariche con conduttori ben inzuppati, esperti equilibristi che continuano penando e faticando per evitare cadute. Altri hanno preferito fermarsi in attesa di schiarite non promesse dal cielo ben carico.

Dopo una quindicina di chilometri il tergicristallo si blocca e non risponde più ai comandi. Guidare senza veder bene la strada è un rischio ed una bella penitenza. Penso di adottare la vecchia soluzione: comprare delle sigarette a Nekalagba, prossimo villaggio, e sfregarle sul parabrezza. La patina oleosa permette all’acqua di scivolare via in rigagnoli rendendo la visibilità meno difficoltosa. Guardo fuori meglio… toh! il tergicristallo è li sul cofano staccato dalla sua sede. Fermo la macchina, scendo e lo risistemo avvitandolo forte. Funziona di nuovo benissimo. Non ho più bisogno di sigarette.

Mi fermo a Penge a 45 km da Isiro, dove avevo appuntamento con il catechista per vedere come avanzano i lavori della costruzione della cappella. Il catechista non c’è e riprendo la strada fermandomi da Marie Noele, per vedere se ha qualcosa per suo papà Nicholas e la mamma Ngrasia che stanno a Isiro. Mi fermo a contemplare brevemente la sua piccola neonata che ha il nome della mamma e che dorme tranquilla.

Continuo con i ragazzi che si appisolano nonostante i continui scossoni. Passando dai vari villaggi presto attenzione ai lavori in corso in diverse cappelle…Non vedo grandi progressi. So che qui tempo e pazienza vanno a braccetto. Avvicinandoci alla città incontriamo i cortei delle mamme, ragazzi e bambini che ritornano inzuppati dai campi con i loro carichi di legna e di cose da cucinare.

Dopo aver lasciato i miei due giovani sul piazzale della parrocchia, finalmente arrivo a Magambe che scende la notte.
C’è tempo per una doccia e per andare a dire grazie al Signore che ci ha dato da vivere una semplice e buona giornata ricca di incontri.