In una delle sue testimonianze, il Cardinale Angelo Comastri racconta che un giorno, quando si occupava di carcerati a Roma, portò con sé un giovane ex-detenuto, perché, durante un incontro, raccontasse la storia della sua conversione. Quel giovane parlò con tanta umiltà, ma anche con tanta convinzione del suo cammino di vita rinnovata. Eppure, concluso l’incontro, una donna si accostò al porporato e, parlando con tono sostenuto, disse che un delinquente non poteva e non doveva permettersi di dare una lezione a nessuno. Direi che forse nella sua mente continuava a dire: e tanto meno a me. Con una risposta data con forza, Mons. Angelo reagì presentando brevemente l’insegnamento che il passo evangelico di oggi presenta: il sacrosanto dovere che tutti abbiamo di accogliere il bene, da qualunque parte venga. Infatti è sempre dono di Dio e del suo amore.

Veniamo alla Parola che abbiamo nella Liturgia Eucaristica di oggi. La prima lettura presa dal libro dei Numeri, parla della risposta data da Mosè a Giosuè che era andato a lamentarsi da lui perché aveva notato due uomini che profetizzavano senza essere membri del gruppo di anziani ai quali Mosè aveva dato il suo spirito. Giosuè voleva che Mosè impedisse loro di profetizzare. Ma Mosè gli dette una risposta che manifestava apertura di mente e di cuore: “Sei tu geloso per me?  Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito”. Prendiamo sul serio questa provocazione: Nelle nostre relazioni gli uni con gli altri, ci vuole apertura di mente e di cuore. Si tratta di una necessità, innanzi tutto, di buon senso! Infatti, senza apertura non c’è comunicazione e tanto meno comunione.

Nella seconda lettura, San Giacomo alza la voce contro quei ricchi che sono superbi e ingiusti. A causa del loro essere prigionieri del piccolo mondo di creazione propria, pieno di chiusura, di egoismo e di grettezza, essi accumulano beni su beni, e costringono coloro che lavorano per loro a vivere una vita di stenti e spesso addirittura di miseria. Il messaggio dell’apostolo Giacomo, non potrebbe essere più forte e provocante: “Le vostre ricchezze sono marce. (…). Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine. (…). Il salario dei lavoratori (…) che non avete pagato, grida (…) alle orecchie del Signore onnipotente”. Che messaggio forte e provocante che riferiamo alla nostra società di oggi: un messaggio contro lo schiavizzare persone e popoli per loschi guadagni, un messaggio contro ogni tipo di ingiustizia e di chiusura. E’ un messaggio che dovrebbe fare riflettere un po’ tutti! Nella nostra vita personale, nelle nostre famiglie, nelle diverse comunità religiose, nelle istituzioni ecclesiastiche, nei vari stati di vita, non c’è qualcosa, – o anche molto – da cambiare a riguardo di apertura di mente e di cuore, e a riguardo dei diversi valori umani e cristiani? Ogni persona preghi, rifletta e agisca.

Un cenno al passo evangelico in cui Gesù ci porta a considerare gli orizzonti dei nostri cuori, e vuol farci capire che essi devono essere ampi come è ampio il mondo. A tale riguardo, è interessante e importante la Lettera Enciclica di Papa Francesco, ‘FRATELLI TUTTI’, che presenta la fraternità come SEGNO DEI TEMPI. Allora due punti importanti a conclusione della nostra riflessione:

  1. Impegniamoci a non avere mai la mentalità del “Non è dei nostri” perché è una mentalità ristretta, campanilistica e che fa male.
  2. Impegniamoci a vedere il bene sparso nel mondo e fatto da persone che potremmo essere tentati di definire ‘incapaci di bene’.

Concludo con una storia del gesuita Antonio de Mello. La cito a braccio perché non ho il testo con me: “Un giorno, un catechista chiese a un gruppo di ragazzi e ragazze: Se dividessimo tutte le persone del mondo in due gruppi, quelle considerate come facenti il bene, vestite di bianco, e quelle considerate come non facenti il bene, vestite di nero, voi come vi vestireste? Una bambina rispose: io indosserei un vestito fatto con una pelle di zebra”. Quanta sapienza in quella bambina! 

                                                                                            Giovanni Taneburgo

                                                                                       Missionario Comboniano