Il passo evangelico della Liturgia Eucaristica di questa domenica, presenta due atteggiamenti, due stili diversi di comportamento nei confronti della vita: * quello di Gesù, secondo il suo Vangelo, che genera sempre accettazione della realtà così com’è, e quindi genera luce, pace interiore e benessere, e * quello di Pietro che genera resa passiva e conflitto con la realtà presente considerata come nemica da rifiutare ed eventualmente sconfiggere, quando presenta aspetti di sofferenza e non è secondo i propri gusti e le proprie aspettative. Lo stile di Gesù è frutto dello Spirito Santo e della sua azione creativa, lo stile di Pietro è frutto della natura umana ferita dal peccato e non ancora guarita e purificata.
Consideriamo innanzi tutto lo stile di Gesù che è da fare nostro se vogliamo vivere come suoi discepoli celebrando la nostra esistenza. Sviluppo un po’ ciò che ho detto sopra. Lo stile di Gesù consiste nell’accettazione della realtà così come si presenta giorno dopo giorno in tutti i suoi aspetti: salute e malattia, sofferenza e gioia, afflizione e consolazione, giorno e notte, sole e pioggia, tutto ciò con cui la vita si presenta. Sono consapevole che questa affermazione potrebbe rendere sconcertati, impauriti e anche irritati coloro che mi ascoltano o leggono. Ma essa riflette il messaggio di Gesù, e l’ho proclamata non con leggerezza, ma con la convinzione sofferta che soltanto l’accoglienza di tutta la realtà secondo quella affermazione, può darci la pace e anche il vero benessere interiore.
Specifico quanto ho appena detto di Gesù, Figlio del Padre, Dio. Egli non era ingenuo; anzi era la Sapienza divina fatta carne. Così, andò avanti nel suo pellegrinaggio di vita, non desiderando la morte in sé come se fosse realtà piacevole e facilmente abbordabile, ma considerandola parte della sua missione per la salvezza dell’umanità voluta dal Padre, attraverso il Sacrificio del Figlio. Oggetto del desiderio di Gesù era la volontà del Padre, anche quando era nell’orto degli ulivi afflitto da tanta sofferenza. Ecco perché, disse: “Non la mia ma la tua volontà sia fatta”. Nel diario di Dag Hammarskjold, secondo segretario delle Nazioni Unite, morto nel 1961 in un incidente aereo, c’è una frase che metterei sulle labbra di Gesù, portandola al massimo grado della sua intensità: “Per tutto quello che è stato, grazie. Per tutto quello che sarà, sì”.
Nel passo evangelico di oggi, con forza e senza mezze misure, Gesù chiede a coloro che vogliono seguirlo, di fare proprio il suo programma, il suo stile di vita: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Per accettare questo programma di Gesù, è necessario dire di no allo stile di Pietro perché non genera energia e non genera vita,
Veniamo allo stile di Pietro che porta alla non accettazione, anzi al rigetto della realtà del presente così com’è, perché la si vorrebbe diversa in quanto non è secondo le proprie vedute, e contiene sofferenze, sacrifici, umiliazioni, contrasti e lotte. Questo è ciò che Pietro proponeva a Gesù rimproverandolo per la sua affermazione che: “Il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere”. Gesù che era stato rimproverato da Pietro, a sua volta lo rimproverò dicendo: “Va dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.
Quante volte noi rigettiamo il presente perché lo consideriamo a noi avverso. Così ci allontaniamo da Gesù che, come ho già detto, accettava la realtà così come si presentava. Anche quando essa faceva prevedere la sofferenza e la morte, Egli continuava il suo cammino, facendo tanto bene, guarendo gli ammalati, consolando gli afflitti, facendo scorrere Amore Misericordioso per creare una inondazione salutare per tutti. Ripeto, Gesù accettava tutta la realtà, non si rassegnava passivamente ad essa, e non diceva mai di no a tutto ciò che considerava come parte della sua missione per la salvezza del mondo.
Per intercessione della Madonna e di San Daniele Comboni, martire d’amore per la Missione, chiediamo il dono di sapere sempre accettare la croce del momento presente così com’è, per essere con Cristo in modo creativo per noi e per gli altri. Da qualche parte ho letto che ciò costituisce la più straordinaria arte della vita.
Giovanni Taneburgo
Missionario Comboniano