Il Centro africano per il controllo e la prevenzione delle malattie (Africa CDC) ha dichiarato ufficialmente, per la prima volta in assoluto, una “emergenza di sanità pubblica di interesse continentale (PHECS)” un’epidemia di Mpox, il cosiddetto “vaiolo delle scimmie”, che si è diffusa dalla Repubblica democratica del Congo ai paesi limitrofi e oltre.
Oggi un comitato guidato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) si riunisce per decidere se il monkeypox virus rappresenti una minaccia anche a livello mondiale.
Lo scorso 8 agosto la stessa OMS aveva convocato una riunione di emergenza per discutere l’aumento della diffusione nel continente della malattia, identificata al momento in almeno 13 paesi, con la Rd Congo che rappresenta oltre il 96% di tutti i casi e dei decessi, più frequenti tra bambini, donne incinte e persone con un sistema immunitario indebolito.
Fino a qualche anno fa i due ceppi identificati del virus originario – clade I e clade II – non destavano particolare preoccupazione, sostengono gli esperti, per loro suo basso indice di trasmissione e mortalità, ma le nuove varianti si trasmettono più facilmente e con conseguenze più acute.
Dai primi focali registrati nei campi profughi nell’est della Rd Congo, l’Mpox si e si è diffuso per la prima volta in Uganda, Burundi, Rwanda e Kenya. “Finora – scrive Africa CDC – questi paesi hanno confermato 2.863 casi e 517 decessi, principalmente nella Rd Congo”.
Focolai di un diverso ceppo riguardano invece la Costa d’Avorio e il Sudafrica. Tra gli altri paesi interessati anche Camerun, Congo, Ghana, Liberia, Nigeria e Rwanda.
“I casi sospetti in tutto il continente hanno superato quota 17.000, un aumento significativo rispetto ai 7.146 casi del 2022 e ai 14.957 casi del 2023”, sostiene Africa CDC. Ma «questa è solo la punta dell’iceberg se consideriamo le numerose debolezze nella sorveglianza, nei test di laboratorio e nel tracciamento dei contatti», ricorda il suo direttore generale Jean Kaseya.
Kaseya ricorda che già nel 2022 la diffusione del virus aveva spinto l’OMS a dichiarare un’emergenza globale, ma che l’Africa non aveva ricevuto il supporto di cui aveva urgente bisogno durante questo periodo. Così, ha denunciato, mentre i casi globali cominciavano a diminuire, i numeri crescenti in Africa sono stati ampiamente ignorati. E l’emergenza era stata dichiarata finita 10 mesi dopo.
Il centro africano per il controllo delle malattie chiede ora la massima attenzione, collaborazione e sostegno della comunità internazionale. E in tempi rapidi. «La battaglia contro Mpox richiede una risposta globale. Abbiamo bisogno del vostro supporto, della vostra competenza e della vostra solidarietà. Il mondo non può permettersi di chiudere un occhio su questa crisi», è l’appello di Kaseya.
Il continente ha bisogno di oltre 10 milioni di dosi del vaccino, ma ne sono disponibili solo circa 200.000. Nel mondo iI vaccino è attualmente prodotto solo da due aziende, in quanto Mpox è un virus relativamente poco studiato.
Ma Kaseya pare fiducioso. «Esiste un piano chiaro per garantire 3 milioni di dosi quest’anno», ha dichiarato.
Redazione di Nigrizia