Alcune espressioni del Cardinale Angelo Comastri hanno attirato la mia attenzione e hanno fatto sorgere in me questa domanda: Perché non trattare del corpo umano alla luce della fede, nell’omelia per la prossima domenica? Mi è parso bene farlo e così mi metto all’opera. Ecco le espressioni del cardinale che metto insieme: “Cristo è il Salvatore di ‘tutto’ l’uomo. Per rimanere in mezzo a noi, Gesù ha scelto il pane, un segno fisico, un segno che coinvolge il corpo dell’uomo. Tutto l’uomo deve essere salvato. L’Eucarestia raccoglie questa intenzione di Dio”.
‘Tutto l’uomo’! Perché adoperiamo questo termine? Lo adoperiamo perché, nella visione cristiana, l’essere umano non è soltanto corpo, ma è un insieme di anima e corpo. Il corpo è il volto visibile dell’anima, è il tempio di Dio, è uno dei tabernacoli di Dio, oltre ai piccoli tabernacoli che abbiamo in ogni chiesa per custodire l’Eucarestia e al grande tabernacolo che è il creato. Questa visione del corpo umano, si stacca completamente dalla mentalità molto diffusa nella nostra società, per cui l’essere umano è soltanto corpo e nulla di più. Una visione questa da cui sono derivate tante barbarie. C’è un’altra visione da cui quella cristiana prende le distanze. E’ quella che considera il corpo oggetto di idolatria perché, si dice, ciò che conta è avere un corpo ben strutturato, bello e da poter sfruttare anche per vantaggi economici. Quante persone si indebitano, spendendo soldi che non hanno nei “centri di benessere”, molti dei quali sono nel contesto di una grande finzione. Tutte le visioni che assolutizzano il corpo umano, eventualmente riducendo l’essere umano a corpo e basta, generano un clima di decadimento sociale e di morte.
Veniamo a Cristo Gesù per ascoltare il suo messaggio che continuamente rigenera la vita. Egli lo presenta a ogni persona con l’invito ad accoglierlo, per seguirlo in un crescendo di fede e di amore:
“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.
Che linguaggio estremamente concreto, bello e accattivante, è il linguaggio di Gesù! Esso ci porta a riconoscere il grande valore della vita che Egli offre ad ogni persona, fatta di anima e corpo, e porta al rispetto sacro di noi stessi e degli altri. E come è bello guardare al corpo di ciascuno di noi e di ogni persona, considerandolo carico di dignità e di eternità. Ascoltiamo Gesù ancora una volta:
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda (…). Come il Padre che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me”.
Vivere per Cristo, pane di vita, e di conseguenza vivere per gli altri, significa vivere per aiutare e sostenere tutti, in particolare coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, vedendo in loro Cristo sofferente.
Concludo con un episodio vissuto da me e dalla mia comunità in Uganda. Una domenica pomeriggio, mentre stavamo per concludere il periodo di Adorazione Eucaristica, sentimmo dei colpi di tosse che venivano dalla veranda. Ci recammo là, e sul pavimento di cemento, vedemmo un uomo piccolo di statura che era venuto per morire da noi. Proprio così. Non reagiva più a nessuno stimolo. Si percepivano solo lamenti che venivano dal suo intimo. Dalla tessera medica che aveva con sé, capimmo che stava andando all’ospedale di Lacor per un controllo. Sentendosi venir meno, si fermò da noi. Una donna che era stata con noi per la preghiera, fece la parte dell’angelo: dopo averlo lavato, gli mise su dei vestiti che gli avevamo dato per lui. Pregammo per quell’ammalato e lo portammo in un posto tranquillo. Morì durante la notte. Così seppellimmo un fratello nella comune umanità e nel Cristo Redentore. Il suo nome: Victor Olar.
Quante cose belle ci fa fare Gesù che ci nutre come pane di vita eterna.
Grazie, Signore che tutti accompagni lungo la via!
Giovanni Taneburgo
Missionario Comboniano