Ci sono delle affermazioni che senz’altro possono sorprenderci se consideriamo che sono state scritte da persone che si dichiaravano atee. La prima è di Albert Camus, filosofo e scrittore francese, che fece tante esperienze di rivolte interiori a causa dei tanti mali presenti nel mondo, e a causa della inefficacia dei rimedi umani. Egli sentì il bisogno di scrivere: “La terra non basta per l’uomo”.  Considero questa affermazione come un gemito di onestà e sincerità nella sua relazione con Dio. La seconda affermazione è di Roger Garaudy, scrittore fecondo, attivista e politico francese. Ateo, ma spesso in crisi, a un certo punto della sua vita, scrisse: “Restituiteci Cristo. La sua vita e la sua morte appartengono anche a noi”.

Ho iniziato l’omelia con queste due citazioni, tra le tante che avrei potuto riportare, perché possono farci ben capire che in tutte le persone, anche se non credono in Gesù o si dicono atee, ci può essere sempre qualcosa, come una finestra che si apre sull’eternità. Nel mio pellegrinaggio missionario, ho incontrato diverse di queste persone, con dentro un elemento di speranza che oltrepassava la vita terrena. Noi abbiamo accolto il dono della fede in Cristo Gesù. Ci chiediamo come accoglierlo in modo rinnovato, e come accogliere il seguente messaggio che scandalizzava i giudei: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.

Gesù è il nostro pane di vita eterna grazie alla sua Parola, grazie all’Eucarestia e grazie a tutti i Sacramenti della Chiesa. Grazie anche alle tante persone buone che ci fanno del bene, mentre operano come segni vivi di Cristo Salvatore. Ora, come ho fatto altre volte in passato, anche oggi presento qualche provocazione per me stesso e per tutti voi che mi ascoltate o leggete:

Quanto spesso ci nutriamo della Parola di Gesù, pane di vita? Abbiamo dato ascolto a Papa Francesco che, con insistenza, ha proposto di leggere un passo evangelico ogni giorno? Quanto spesso celebriamo il Sacramento del Perdono? Sentiamo il bisogno di confessare i nostri peccati, ricevendo il beneficio dell’Amore Misericordioso di Dio che, oltre ad essere perdono, è anche energia sempre nuova per andare avanti meglio nella vita? Che stima abbiamo dell’Eucarestia? Ci uniamo alla Comunità cristiana almeno le domeniche e le feste?

Perdonatemi se mi sono permesso di presentare questo piccolo esame come parte dell’omelia. Ho fatto tal cosa per il bene mio e di tutti, perché, essendo affamati per natura del pane di vita eterna, è bene ricordare che la tavola è sempre imbandita, con Gesù sempre pronto ad accoglierci, per darci il vero senso della vita e renderci simili a Lui.

Spero che tutti possiamo prenderci quotidianamente un tempo di riposo dal lavoro o dalle faccende varie della vita quotidiana, per metterci alla presenza di Cristo Salvatore guardandolo negli occhi senza paura. In un posto privilegiato della nostra casa, potremmo avere una bella immagine di Cristo Gesù. Superando ogni imbarazzo, fissiamo il suo volto con fede e serenità. Sono certo che nei suoi occhi troveremo sempre e soltanto un messaggio di Amore Misericordioso. Credetemi, fare tal cosa non è affare da bambini o da sempliciotti, ma da persone che evitano di essere complicate e sanno essere semplici.

Cari fratelli e care sorelle che mi ascoltate o leggete, per intercessione della Madonna e di tutti i Santi e tutte le Sante di Dio, ci conceda il Signore di crescere nella fede, e di avere sempre più fame del pane di vita eterna che ci rende capaci di celebrare la nostra esistenza, e di essere solidali gli uni con gli altri.

 

                                                                                                Giovanni Taneburgo

                                                                                            Missionario Comboniano