Dopo il miracolo della moltiplicazione e distribuzione dei pani su cui abbiamo meditato domenica scorsa, la gente incontrò Gesù nella sinagoga di Cafarnao. Qui, Gesù pronunciò il discorso sul pane della vita, mentre la gente lo seguiva ancora, tutta presa dalla considerazione della sazietà dello stomaco. Ecco allora che Gesù approfittò di questa occasione per portare la gente su un livello diverso, dicendo: “Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché, su di Lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”.  La gente chiese al Signore: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. Rispondendo a questa domanda, Gesù portò la gente di nuovo su un livello diverso; da quello del fare (digiuni, elemosine, decime, riti …), a quello della fede come disposizione interiore. L’invito da parte di Dio Padre, era che credessero nel suo inviato, colui che stava dialogando con loro. E’ così che Gesù chiese alla gente di cercare un altro pane, quello vero, il pane di Dio che, disceso dal cielo, dà la vita al mondo. Siccome la gente gli chiese di avere subito questo pane, Gesù disse apertamente: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”.

Dio continua a offrire alla Chiesa, all’umanità tutta, a me, a voi che mi ascoltate o leggete, il pane della vita che è il Suo stesso Figlio, Cristo Gesù. E che cos’è che chiede a noi e a tutti coloro a cui Lo offre? Chiede la fede in Lui e il desiderio per il pane che dura per sempre, e quindi dà la vita eterna. Chiede che abbiamo a nutrirci spesso della Parola che ci viene offerta nella Sacra Scrittura e a nutrirci di Gesù Eucarestia.

Qualche provocazione!

Sentiamo la necessità della fede perché la nostra esistenza abbia un senso positivo e pieno? Capiamo che il buon cibo che assumiamo per mantenerci in salute fisica, non è sufficienti per dare senso alla nostra vita e per spegnere la fame e la sete che abbiamo dentro di noi? Ricordiamo che ci sono bisogni che richiamano valori eterni con cui siamo chiamati a nutrire la nostra fede, perché la nostra vita terrena sia trasformata e diventi degna di essere vissuta per la vita eterna?

I messaggi offertici oggi, ci chiedono di eliminare dalla nostra vita tutto ciò che non ci permette di essere veri seguaci di Cristo. Potrebbe essere quella mentalità che considera la fede come rifugio nelle difficoltà e niente più. Potrebbe essere quella mentalità che porta a non dare peso a ciò che il Vangelo afferma, quando dice che il solo benessere non è sufficiente per soddisfare la fame di felicità che ogni persona porta nel cuore. Come dice Sant’Agostino, il cuore umano non può avere pace finché non riposa in Dio. Il motivo è il seguente: Dio ha creato il cuore dei suoi figli e delle sue figlie per sé, ed è stando in comunione con Dio che una persona fa esperienza di serenità, di pace e di vita piena. Tutti siamo chiamati in causa: laici, religiosi, preti, proprio tutti. Infatti, tutti siamo chiamati a pregare e a pensare per trovare tempo e modi per crescere come seguaci di Cristo, e condividere le nostre esperienze di fede nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità. Non si tratta di imporre agli altri il nostro modo di essere, di pensare e di agire. No! Si tratta semplicemente di raccontare, di condividere le nostre esperienze e nulla di più. Ricordiamo che tante volte la condivisione fatta con semplicità, fa bene alle persone che incontriamo, al di là delle nostre aspettative. Ciò avviene quando agiamo con lo spirito che Dio ci ha dato, “uno spirito che ci dà forza, amore e saggezza”.

A riguardo della crescita nella fede e quindi dell’agire con rettitudine e generosità, tutti insieme, nutriamoci del pane di vita, offertoci da Dio nella Parola e nell’Eucarestia, e andiamo avanti con grinta. Tutti insieme!

 

                                                                                            Giovanni Taneburgo

                                                                                       Missionario Comboniano