Filippo fa i conti con ciò che si può comprare al di fuori con duecento denari. Andrea invece fa i conti con ciò che è disponibile dentro la folla, nella bisaccia di un ragazzo. Ed è proprio, per volontà del Signore, quello che basta per una sola persona (un ragazzo!) che, donato, sazierà tutti.
Gesù prese i pani (Giovanni 6, 11). Il pane è la vita. Si può prendere come Adamo che rapì il frutto per essere come Dio (Genesi 3, 5). Gesù prende in modo diverso, perché è Figlio e riceve tutto come dono dell’amore del Padre. Come Figlio distribuisce il pane, cioè la vita, la vita del Padre, come dono. “Tutti mangiarono a sazietà” (Giovanni 6, 42). Si fa riferimento alla manna, che era limitata alla sola giornata (Esodo16, 4). Qui invece si sperimenta l’abbondanza, tanto che vengono raccolte dodici ceste di pezzi avanzati. Dodici come le dodici tribù di Israele e cioè tutta la comunità. E anche tutta l’umanità. Quando c’è partecipazione e condivisione si vive nell’abbondanza.
Non è il caso della situazione degli abitanti del Mondo oggi. Due terzi vive nella povertà e un terzo si accaparra la maggior parte delle risorse del pianeta. Ancora oggi 783 milioni di persone vivono attanagliate dalla fame, mentre lo spreco di cibo arriva a quantità astronomiche. Nel 2022 un miliardo di tonnellate di viveri sono stati gettati nelle immondizie; pari al 19% del totale. Questo è inaccettabile, soprattutto per chi si dichiara discepolo di Gesù.
Gli spettatori del segno compiuto da Gesù non ne capiscono il vero significato. Vogliono proclamarlo Re, per vivere a sbafo, dimenticando forse il comando espresso da Dio ad Adamo, agli inizi dell’umanità e dopo il peccato originale: “Con il sudore del tuo volto mangerai il pane!” (Genesi 3, 19).
Se ogni domenica ci avviciniamo alla tavola eucaristica è perché vogliamo anticipare la speranza escatologica, sperimentare la realizzazione del mistero pasquale di Gesù e progredire nella conoscenza del Cristo “vero pane disceso dal Cielo” (Giovanni 6, 14). Il pane è la vita. Ascoltiamo Gesù che ha detto: “Io sono il pane della vita” (Giovanni 6, 35). E tutto questo perché “chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna” (Giovanni 6, 40). Allora ascoltiamo ancora Gesù e viviamo come Lui ci propone: “In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita” (Giovanni 6, 53). Tutto ciò si vive e si sperimenta nel mistero eucaristico, nel sacramento dell’Eucaristia, nella Santa Messa.
San Daniele Comboni (1831-1881)era fermamente convinto che l’Eucaristia era la fonte e il sostentamento della vita del Missionario. Per questo i suoi Missionari dovevano partecipare ogni giorno alla Messa, sacerdoti e laici, prima di impegnarsi nei vari lavori della giornata. Così scriveva al Cardinal Alessandro Franchi, prefetto di Propaganda Fide, il 29 giugno del 1876.
Tonino Falaguasta Nyabenda
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