Se volessimo cogliere la tematica principale che emerge dalle letture di questa domenica, potremmo riassumerla attorno a due concetti o figure: il pastore e il riposo.

– Prima lettura: Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni… e le farò tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno… e Israele vivrà tranquillo” (Geremia 23,1-6);
– Salmo responsoriale: “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce” (Salmo 22);
– Seconda lettura: “Egli [Cristo] è la nostra pace” (Efesini 2,13-18);
– Vangelo: “Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore”.

Fin da subito chiediamo la grazia di riconoscere in Cristo il nostro Pastore, l’unico che ci fa pregustare la gioia del “riposo”, meta dell’esistenza del cristiano e dell’umanità. La nostra vita è un peregrinare nel deserto verso il riposo della “Terra Promessa”.

Una fuga fallita!

Il brano del vangelo ci narra il ritorno dei Dodici che Gesù aveva inviato in missione domenica scorsa. Abbiamo sentito il racconto, ma cerchiamo di riviverlo immaginando la scena. L’evangelista ci dice che “gli apostoli [è l’unica volta che Marco li chiama apostoli] si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato”. Dunque, alla data che Gesù aveva loro prefissato, si presentano, forse alla spicciolata, per rendere conto di quanto avevano “fatto” e “insegnato”. L’apostolo ritorna sempre al mandante, alla sorgente della missione. Gesù li ascolta compiaciuto e, notando la loro stanchezza, li invita a fare una pausa: “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’”. C’era, infatti, troppo trambusto di persone che “andavano e venivano”. Il Maestro era l’attrazione. Forse altra gente dei villaggi che gli apostoli avevano evangelizzato hanno voluto accompagnarli per conoscere Gesù. Il fatto era che “non avevano neanche il tempo di mangiare”!

Il gruppo aveva bisogno non solo di riposo fisico, ma anche di quiete, di riflessione, di confronto con Gesù e con i compagni per valutare quella loro prima esperienza di missione. Lì rischiavano di essere travolti dalla frenesia dell’attivismo o di cadere perfino nell’insidia del protagonismo. “Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte”. Diverse altre volte il Maestro si era sottratto alla folla per stare da solo con i suoi discepoli. La folla, però, questa volta intuì la loro mossa e, a piedi, raggiunse il posto addirittura prima di loro. Una fuga fallita! Come reagì Gesù? Egli “ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose”.

Cerchiamo adesso di immedesimarci nei tre protagonisti di questa pagina del vangelo: Gesù, gli apostoli e la folla.

1. GESÙ: “ebbe compassione di loro”. Egli freme di emozione davanti alla folla e cambia i suoi piani. Il suo atteggiamento è per noi una doppia sfida. Prima di tutto, il suo sguardo di compassione. Tutto nasce dallo sguardo. La nostra visione della realtà dipende dal nostro tipo di sguardo. Coltivare uno sguardo compassionevole è oggi una priorità assoluta. Attraverso i media vediamo tutti i giorni queste folle e rischiamo di abituarci alla sofferenza altrui, fino all’assuefazione e all’indifferenza. Lo sguardo di compassione va coltivato: come? Stando attenti ai ragionamenti, ai giudizi e pregiudizi che scattano in noi, anestetizzando i nostri sentimenti. E poi, tradurre la compassione in gesti di solidarietà, seppur ci possano sembrare una goccia nel mare della sofferenza umana. Dice San Paolo: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù.” (Filippesi 2,5).

Ci sfida pure la prontezza con la quale Gesù reagisce a questa situazione. Alla vista di quella folla gli apostoli avranno sperimentato irritazione, come capita a noi tante volte, quando qualcuno, o un evento, ci obbliga a cambiare i nostri programmi. Magari rientriamo dal lavoro, stanchi, desiderosi di riposare e, invece, i figli ci aspettano per giocare con loro, o l’altro coniuge si aspetta da noi un’attenzione o una mano. Magari, altre volte, abbiamo un lavoro da finire, con i minuti contati, e qualcuno viene ad interromperci… Lasciarsi interrompere per accogliere una persona, essere disponibili a cambiare i nostri piani, dare priorità all’altro e sapere “perdere tempo”, tutto questo fa parte dell’ascesi del servizio!

2. Gli APOSTOLI: “non avevano neanche il tempo di mangiare”. Spesso è anche nostra la loro situazione. Troppo occupati con le nostre faccende, trascinati dalla frenesia delle nostre giornate, rischiamo di diventare spiritualmente denutriti e, senza nemmeno accorgerci, di essere risucchiati dalla voragine di una visione materialista della vita. È essenziale coltivare momenti di pausa, di silenzio e di quiete per leggere la Scrittura o un buon libro, per riflettere e pregare. Inoltre, tutti dovremmo avere “un luogo deserto, in disparte” dove rifugiarsi in certi momenti: una chiesa, un santuario, un parco… Ed infine, sarebbe opportuno verificare come trascorriamo la domenica, se è davvero una giornata di riposo, fisico, mentale e spirituale.

3. La FOLLA: “erano come pecore che non hanno pastore”. Era la folla di cui parlava il profeta Geremia nella prima lettura (vedi anche Ezechiele 34), una moltitudine allo sbando, una folla trascurata dai pastori. E quando i pastori non svolgono il loro compito, subentrano i ladri, i briganti e i lupi, che seducono, sfruttano la gente, offrendo illusioni, vendendo aria fritta e conducendo le folle su vie di morte.

Questa folla possiamo essere anche noi. In momenti di malessere e vuoto interiore, di stanchezza e domanda di senso, di sbando e di smarrimento, se non stiamo attenti, tutti possiamo essere incantati dai pifferai che pullulano nella nostra società. Che il Signore nei momenti di crisi faccia risuonare nel nostro cuore il suo invito: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.” (Matteo 11,28).

Proposta di esercizio settimanale: elaborare un piano di riposo (fisico, psichico e spirituale) per questo periodo di “vacanze”.

P. Manuel João Pereira Correia mccj
Verona, 18 luglio 2024

P. Manuel João Pereira Correia mccj
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