Il Concilio Vaticano II ha delle espressioni chiare e solenni per esprimere l’importanza dell’Eucarestia nella vita della Chiesa e nella vita di ogni singolo seguace di Cristo. Un esempio: “Il Sacrificio Eucaristico è fonte e apice di tutta la vita cristiana”. Con tutte le sue affermazioni il Concilio ha voluto essere di ispirazione perché tutti, accogliendo Gesù che continuamente si offre per la salvezza del mondo, diventino essi stessi un’offerta al Padre, per fare esperienza della salvezza operata da Gesù, ed essere strumenti efficaci di salvezza nelle sue mani. Purtroppo, l’amore a Gesù-Eucarestia non è una realtà operante nella vita di tanti cristiani. I numeri esigui di coloro che prendono parte alla Celebrazione Eucaristica domenicale, le chiese vuote e abbandonate in tante ore delle varie giornate, sono segni che ci parlano di questa triste realtà. Eppure, Gesù rimane con noi, mentre si espone ad essere trascurato, ignorato e persino oltraggiato. Egli non impone mai la sua presenza, però rimane sempre partecipe nelle nostre vicende e in quelle del mondo intero.
Anni fa, fui colpito dalle domande trovate in un libro di un teologo canadese: “Siamo noi gli ultimi cristiani? Il Cristianesimo e la Chiesa Cattolica, piomberanno nell’oblio? Molti hanno risposto di sì. Io ho risposto di no col mio desiderio e la mia volontà di perseverare nella fede non ‘nonostante tutto’, ma ‘con tutto ciò che accade’. Penso che tante cose cambieranno, la religiosità si esprimerà con modalità diverse e con un vigore nuovo perché ci si orienterà sempre più verso l’essenziale, lasciando da parte tanti elementi secondari e di dubbia validità. Perché dico questo? Perché sono convinto che il Cristianesimo e la Chiesa Cattolica continueranno ad esistere e a operare nella storia, grazie alla potenza di Dio, grazie all’impegno nella fede da parte di tanti dei suoi figli e delle sue figlie, e grazie al martirio di tanti seguaci di Cristo. Noi, verso che direzione siamo chiamati a muoverci? Cosa siamo chiamati a fare? Per la Chiesa tutta, per noi, la strada da seguire è quella del lasciarci purificare e guidare da Dio; è la strada dell’impegno a tutti i livelli.
Per quanto riguarda l’Eucarestia, senza dubbio, dobbiamo darci una regolata credendo sul serio che, secondo lo spirito del Concilio, l’Eucarestia è fonte e apice di tutta la vita e di tutta l’attività della Chiesa. Per noi ciò significa credere fermamente che tutto ciò che siamo e diventiamo, tutto ciò che facciamo per il Regno di Dio, proprio tutto, ha il suo fondamento in ciò che facciamo in memoria del Signore Gesù. Egli ci chiede: “Fate questo in memoria di me”. Così, l’Eucarestia ci definisce come seguaci di Cristo e ci rende capaci di vivere e agire come tali. Grazie a questo dono, l’Eucarestia che è il Sacrificio di Cristo e della Chiesa, deve essere vissuta come nostro sacrificio che diventa “martirio del cuore”, cioè offerta della nostra vita a Dio giorno dopo giorno, con le nostre energie spese per la gloria del Padre e per la salvezza di tutti. L’Eucarestia ha un altro aspetto fondamentale: è il banchetto in cui Cristo Gesù si offre ai suoi seguaci come cibo che li sostiene e li rende capaci di essere di nutrimento agli altri attraverso ciò che dicono, fanno e diventano. Una catechesi della Chiesa dei primi tempi afferma: “Le persone che ricevono Cristo nell’Eucarestia, diventano pane vivo offerto al Padre, da Lui benedetto, spezzato e distribuito per il nutrimento di tutti coloro che incontrano nel loro cammino di vita”.
Termino presentando, anche se brevemente, la Spiritualità Eucaristica che deriva dalla Celebrazione Eucaristica. Ecco tre dei suoi aspetti:
- è una spiritualità di presenza: Gesù che si fa presente a noi nella Celebrazione Eucaristica, ci chiede di renderlo presente nel nostro cammino di vita nel mondo, attraverso la testimonianza (Matteo 5,13-16).
- è una Spiritualità di tensione: non tensione nervosa che senz’altro non fa bene a nessuno, ma la tensione dello Spirito che è sempre temperata dalla speranza e che porta al credere nelle buone sorprese di Dio.
- è una spiritualità di comunione: per sua natura la Celebrazione Eucaristica è una celebrazione comunitaria e genera la convinzione che è solo nella comunione che si celebra la vita. Infatti è nella comunione che camminiamo insieme, e ci sosteniamo a vicenda, condividendo gli uni con gli altri i doni datici da Dio.
Che per intercessione della Madonna e del giovane BEATO, Carlo Acutis, che considerava l’Eucarestia come la sua autostrada verso il Paradiso, e il cui primo programma di vita era essere sempre unito a Gesù, abbiamo a trovare forza nell’Eucarestia per un cammino di vita creativo.
Giovanni Taneburgo
Missionario Comboniano