Per questo i Musulmani ci considerano kafara (= miscredenti). Il Corano dice appunto: “Sono certamente miscredenti quelli che dicono: in verità Allah è il terzo di tre” ( Corano, sura 5, versetto73).
Papa Francesco ci spiega in parole semplici il mistero della Trinità del Dio cristiano (cosa che è riuscita incomprensibile per Maometto). “La Trinità – dice appunto il Papa – è un mistero che ci ha rivelato Gesù Cristo… Le persone non sono aggettivazione di Dio, no. Sono persone reali, diverse, differenti… C’è il Padre, che io prego con il ‘Padre nostro’, c’è il Figlio che mi ha dato la Redenzione, la giustificazione. C’è lo Spirito Santo, che abita in noi e abita la Chiesa. E questo parla al nostro cuore… Il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito Santo è amore. E in quanto è amore, Dio, pur essendo uno e unico, non è solitudine, ma comunione fra il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Perché l’amore è essenzialmente dono di sé; e, nella sua realtà originaria e infinita, è Padre che si dona generando il Figlio, il quale si dona a sua volta al Padre e il loro reciproco amore è lo Spirito Santo, vincolo della loro unità”.
Il Dio cristiano è Uno, ma non è solitario, come diceva già, nel IV secolo, sant’Ilario di Poitiers (Francia).
La Festa della Santissima Trinità è sorta al tempo di Carlo Magno (secolo IX) ed è stata iintrodotta nella Chiesa da Papa Giovanni XXII nel 1334. Invece Papa Alessandro II (1061-1073) non credeva necessaria questa solennità, perché in ogni azione liturgica, (così affermava quel Papa) si comincia con “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Ma noi oggi affermiamo con forza la nostra fede nel Dio Uno e Trino.
Jacques Guillet, biblista francese, ci spiega come siamo arrivati a conoscere questo mistero, grazie a Gesù: “Il Dio di Gesù Cristo è il Padre suo; e Gesù, quando si rivolge a Lui, lo fa con la familiarità e lo slancio del figlio: “Abba” (Luca 22, 42). Ma è pure il suo Dio, perché il Padre, possedendo la divinità senza riceverla da nessun altro, la dona tutta intera al Figlio che genera da tutta l’eternità e allo Spirito Santo, nel quale entrambi si uniscono”.
Dio vive la sua unicità come relazione trinitaria e lo manifesta attraverso l’umanità di Gesù. Gesù infatti è il Verbo fatto carne (Giovanni 1, 14), grazie a lui possiamo entrare nel mistero di Dio e della sua vita trinitaria. Non dobbiamo spaventarci di questa “umanità” di Dio. E’ solo così che possiamo conoscere chi è Dio e intravedere il Mistero Trinitario.
Il Vangelo di oggi (Matteo 28, 16-20) ci invita a far conoscere a tutti la realtà di questo Dio di Gesù Cristo. Infatti siamo battezzati “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”; quindi siamo guidati dallo Spirito Santo a vivere con il Signore in un dialogo di amore, per avvicinarci in questo modo al Mistero Trinitario di Dio. Questo Dio, che Gesù ci rivela, è Lui con suo Padre nell’unità dello Spirito Santo.
A Pentecoste abbiamo ricevuto lo Spirito Santo, mandato da Gesù. Quando il Cristo era vivo fra di noi, lo Spirito era circoscritto nella personalità di Gesù e si manifestava nella sua individualità umana. Ora che è esaltato alla destra del Padre, nella gloria, effonde il suo Spirito sull’umanità salvata dalla sua donazione come agnello pasquale immolato della Nuova Alleanza (Giovanni 20, 22 e Atti 2, 33). E’ questo Spirito che, nella storia della Chiesa, fa annunciare la Parola di Gesù, fa perpetuare nella frazione del pane (= Eucaristia) il memoriale della Pasqua del Cristo e conserva fra i discepoli del Signore l’unione e la carità fraterna (Atti 4, 32).
Certamente Dio è Uno, ma vive nella logica dell’amore, Egli vive in una relazione di amore e chiede pertanto amore. Non per niente Giovanni, l’Apostolo prediletto, ha donato di Dio la definizione migliore. Egli ha scritto: “Dio è amore” (1 Giovanni 4, 8). E poi aggiunge: “Carissimi, se Dio ci ha amati così (= donandoci suo Figlio finito sulla Croce), anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri” (1 Giovanni 4, 11). Solo così, nell’amore fraterno, possiamo intravvedere il mistero del Dio-Trinità, cioè il dono reciproco ed eterno del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
San Daniele Comboni (1831-1881), scrivendo le Regole per l’Istituto per la Nigrizia (= popoli dell’Africa Centrale), così si esprimeva: “Lo scopo di questo Istituto non esce dall’orbita del ministero sacerdotale: cioè l’adempimento dell’ingiunzione fatta dal Cristo ai suoi discepoli di predicare il Vangelo a tutte le genti e di battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Matteo 28, 19). E’ la continuazione del Ministero Apostolico, per cui i battezzati, in tutti i paesi del Mondo, partecipano degli ineffabili benefici del Cristianesimo. Anche i Popoli dell’Africa Centrale hanno diritto a questi benefici. Essi infatti sono i più necessitosi e derelitti dell’Universo”.
Tonino Falaguasta Nyabenda
Missionario Comboniano
Vicolo Pozzo 1
37129 V E R O N A