Padre Giovanni Taneburgo

UNA FAMIGLIA E’ FECONDA GRAZIE ALLA FEDE E ALL’AMORE

Ritornata in Galilea, dopo che Maria e Giuseppe avevano portato il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore, la famiglia di Nazaret condusse la vita quotidiana, convivendo con gli altri abitanti del paesello. Il Vangelo ci dice che Gesù cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Mi sono chiesto: Quale era la qualità di vita di questa famiglia? Non era assolutamente speciale per essere santa? Consideriamo brevemente i suoi componenti: Maria era una giovane donna che aveva messo la sua vita interamente nelle mani di Dio, e per un piano unico della Provvidenza, era diventata madre di Gesù; Giuseppe, era un uomo giusto e di fede vissuta, serenamente disponibile a Dio, per prendersi cura di Maria e di Gesù; poi abbiamo Il Verbo fatto uomo; in modo particolare grazie a Lui, cielo e terra erano un tutt’uno nella casa di Nazaret. E così, possiamo rispondere alla domanda: quale era la qualità per cui questa famiglia era santa? La risposta mi viene spontanea: Gesù, Maria e Giuseppe vivevano di fede e di amore.

Consideriamo la fede nel suo profondo significato. La prima e la seconda lettura della Liturgia Eucaristica di oggi, parlano di Abramo. Nella sua relazione con Dio, vediamo la fede come una realtà dalle molte facce. Essa fu vissuta da questo grande uomo, chiamato nostro padre nella FEDE così, come:

1. Un INCONTRO con Dio in cui Dio parlava e Abramo ascoltava, Abramo parlava e Dio ascoltava, Dio donava sé stesso ad Abramo e Abramo donava sé stesso a Dio.

2. DISPONIBILITA’: Abramo si dichiarò sempre pronto a fare la volontà di Dio senza riserve e con generosità, credendo nella luce piena anche quando tutt’intorno c’erano tante ombre e addirittura oscurità profonda.

3. CONVERSIONE: cioè trasformazione nell’intimo. Abramo crebbe in intimità con Dio, fidandosi di Lui contro ogni difficoltà. Così tutto diventò possibile, anche le promesse più inaspettate.

4. GRATITUDINE: come bisogno nel profondo del cuore di Abramo, e come spinta in avanti per continuare nella fedeltà a Dio e nel gustare i doni dall’Alto.

5. GIOIA come serenità e armonia nell’intimo e nelle relazioni di Abramo con tutti, in particolare Sara e Isacco.

I membri della Santa Famiglia, in comunione profonda tra di loro, vissero la fede come è stata appena descritta, e la vissero in pienezza. Alcune esperienze significative sostennero la loro fede e la fecero maturare al massimo. Pensiamo all’accoglienza di Simeone ed Anna al tempio di Gerusalemme. Essi si rallegrarono per Gesù, lo riconobbero e profetizzarono su di lui e su Maria preannunciando il loro destino. Simeone che aveva atteso Gesù nella speranza, lo presentò come luce di tutti i popoli e salvezza per Israele. Presentò Gesù anche come ‘segno di contraddizione’ dato che il destino di ogni persona dipende dal suo atteggiamento nei confronti di Gesù. Per Maria, proclamò una profezia, parlando di una spada che avrebbe trapassato la sua anima, per indicare la sua condivisione di tutta la vita con il Figlio, inclusa la sofferenza.

Se diamo uno sguardo all’istituzione famigliare nei nostri giorni, notiamo facilmente come ci sono tante forze che potremmo chiamare diaboliche, che sono in azione per screditarla sempre più. Nelle nostre stesse famiglie, quante difficoltà ci sono nel creare un vero dialogo di fede tra i loro membri, in particolare tra genitori e figli. Le relazioni di vita vera sono difficili e spesso inesistenti. A tutti propongo in particolare l’impegno della preghiera per le nostre famiglie, perché poi ci sia anche l’azione per creare comunione fatta di amore e di collaborazione. Facciamo nostra la preghiera di Santa Teresa di Calcutta:

“Padre dei cieli, aiutaci a fare di ogni nostra famiglia un’altra Nazaret dove regnano l’amore, la pace e la gioia. Aiutaci a stare insieme nella gioia e nel dolore, insegnaci a vedere Gesù nei membri della nostra famiglia. Fa’ che possiamo amarci come Tu ci ami, e perdonarci i nostri difetti, come Tu perdoni i nostri peccati. Amen!”