P. Manuel João

Chi è il tuo… coniuge?

Matteo 11,25-30

In quel tempo Gesù [rispondendo] disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Dopo il discorso apostolico (Matteo 10), troviamo adesso una sezione narrativa (Matteo 11-12), secondo il procedimento letterario caro a Matteo di alternare discorsi e racconti.
Questa sezione narrativa è caratterizzata da un clima di tensione crescente. Gesù si rende conto che il suo messaggio e la sua opera non sono capiti: Giovanni Battista ha dei dubbi sul suo messianismo; la gente si rivela capricciosa come i bambini; le città del lago, dove aveva fatto tanti miracoli, non si convertono; scribi e farisei gli si oppongono… Quindi Gesù si trova davanti all’insuccesso e alla prospettiva del fallimento! Questo è il contesto tragico del brano del vangelo di oggi.

Il testo è formato da tre paragrafi ben distinti: nel primo, la preghiera di lode che Gesù rivolge al Padre; nel secondo, lo stretto rapporto tra il Padre e il Figlio; nel terzo, il rapporto tra Gesù e noi, con l’invito ad andare da lui.
Il brano, in greco, inizia in un modo strano: “
In quel tempo Gesù, rispondendo, disse…”, ma prima non troviamo nessuna domanda! Si direbbe che Gesù risponde all’interrogativo che questa situazione di apparente fallimento nella sua missione gli colloca! E qual è questa risposta? “Ti rendo lode, Padre”!

1. Gesù deluso, ma non scoraggiato!

Ci chiediamo: come mai Gesù, in questo contesto di opposizione e di fallimento reagisce con la preghiera della lode, con un suo “magnificat”? Gesù non si abbatte, non si scoraggia, come avremmo fatto noi. Anche se era deluso della chiusura e della mancanza di fede di tanti suoi ascoltatori e testimoni dei suoi miracoli, Gesù elabora questa situazione nella preghiera, nel colloquio con il Padre e scopre che il Padre porta avanti il suo piano di amore, non attraverso i sapienti e i dotti, ma con i piccoli.

Si tratta di una situazione molto attuale. Oggi assistiamo alla diserzione di tanti cristiani e alla marginalizzazione della fede cristiana nella cultura occidentale e ci domandiamo a che serve l’annuncio del vangelo in un simile contesto. Forse anche noi ci sentiamo delusi delle promesse di Dio che tardano in avverarsi! Siamo invecchiati con la speranza di una chiesa rinnovata… Ed è forte la tentazione della rassegnazione, dello scoraggiamento, del pessimismo cinico… Ebbene, Gesù ci invita al coraggio della preghiera per discernere da dove e verso dove soffia lo Spirito!

 

2. Nuova chiamata, a tutti: Venite, prendete, imparate!

Gesù esce dall’incontro col Padre riconfermato nella sua missione messianica: “Tutto è stato dato a me dal Padre mio!”. E riparte con i piccoli: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me”!
Chi è questo popolo stanco e oppresso? Quanti erano sotto il giogo della Legge. Per la tradizione rabbinica, infatti, il giogo era l’immagine della Legge: i 613 precetti ricavati dalla Scrittura e le migliaia di prescrizioni minori, che obbligavano a “filare dritto”! Il giogo rappresentava la schiavitù, dato che in genere erano gli schiavi a usarlo per trasportare carichi pesanti (vedi Levitico 26,13).

Gesù invita a spezzare quel giogo e ad andare da lui per trovare ristoro, cioè il riposo promesso da Dio al suo popolo (vedi lettera agli Ebrei 3-4). Di seguito, però, invita a prendere il suo giogo e a imparare da lui, “mite e umile di cuore”. Che possiamo imparare da lui, maestro dal cuore mite e umile, che non fa come gli scribi e i farisei che “legano fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente” (Matteo 23,4) ne siamo certi, ma non ci aspetteremmo questa associazione tra giogo e riposo.

Qual è questo giogo di Gesù? Il giogo era uno strumento di legno che univa due bestie, per arare o tirare il carro. Il giogo di Gesù è la croce, quella che lui ha caricato per noi, quindi è la nostra croce, è il nostro giogo! Gesù è il cireneo che si mette a nostro fianco. È il nostro partner, il nostro… coniuge! Sì, perché il termine coniuge deriva dal latino “cum-iugum”, cioè portare lo stesso giogo, condividere la stessa sorte, “coniugare”! Si tratta, quindi, di un’immagine sponsale!
Gesù afferma: “Il mio giogo è dolce e il mio peso leggero!”. Come mai è dolce? Perché è il giogo dell’amore! Come mai è leggero? Perché lui lo porta con noi!

Davanti a questo invito di Gesù ci sono due tentazioni. La prima è quella di voler spezzare ogni giogo, ogni vincolo, incluso quello “dolce e leggero” dell’amore. Come il falso profeta Anania che spezzò il giogo simbolico di Geremia, di legno, promettendo al popolo libertà e prosperità. Cosa può capitare in questo caso? Ritrovarsi con un giogo di ferro! (vedi Geremia 28).
La seconda tentazione è quella di riporre la nostra fiducia nel giogo delle leggi per assicurare l’ordine e il potere, sia questo in ambito sociale, ecclesiale, familiare o di qualunque altro genere, aumentando la fatica e l’oppressione e sacrificando la solidarietà e l’amore!

Esercizio settimanale di riflessione

– Come reagisco davanti ai fallimenti e delusioni?
– Chi è il mio “coniuge” nel portare la croce: Cristo o il nuovo messianismo culturale?
– “Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita. Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati. A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che anche tu abbia un’ala soltanto. L’altra la tieni nascosta: forse per farmi capire che tu non vuoi volare senza di me” (don Tonino Bello)

P. Manuel João Pereira, comboniano
Castel d’Azzano (Verona) 7 luglio 2023

 

P. Manuel João Pereira Correia mccj
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