Padre Giovanni Taneburgo

MISSIONE: DISPORRE I CUORI ALL’ACCOGLIENZA DELLO SPIRITO SANTO

Il 28 Maggio, prossimo celebreremo la solennità di Pentecoste cioè la venuta dello Spirito Santo che, come diciamo nel Credo, è Signore e dà la vita. Donò la vita agli Apostoli, prendendoli così com’erano e trasformandoli. Così, da deboli, paurosi e ripiegati su sé stessi, diventarono testimoni coraggiosi del Risorto, fino a morire martiri. Lo Spirito ha dato la vita e continua a darla alla Chiesa e quindi a noi, rendendoci capaci di testimoniare Cristo Gesù e il suo Vangelo, “pronti a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in noi” (Colletta della Liturgia Eucaristica odierna).

Nel passo evangelico di oggi, lo Spirito Santo è presente nelle parole di Gesù in modo vivace mentre promette di inviarlo, e chiede agli Apostoli di essere pronti a riceverlo con apertura massima di mente e di cuore. Mentre chiede anche a noi di accoglierlo, è importante per noi avere la consapevolezza che l’accoglienza dello Spirito Santo è legata all’osservanza dei Comandamenti. La mancanza di osservanza ci rende chiusi in noi stessi e rende l’accoglienza dello Spirito Santo impossibile. E’ ciò che Gesù vuol farci capire nel passo evangelico di oggi mentre unisce osservanza dei Comandamenti e accoglienza dello Spirito, nel contesto di un amore donato e accolto e di una presenza misteriosa: Gesù nel Padre, noi in Gesù ed Egli in noi.

Ieri, pensando alla tanta avversione che c’è nel mondo nei confronti di Cristo e dei suoi seguaci, mi è venuto in mente un libro scritto da un teologo canadese; è intitolato, ‘Siamo noi gli ultimi cristiani? Lettera ai cristiani del duemila’. Siamo noi gli ultimi cristiani? Tante persone sono preoccupate e confuse e si chiedono se il Cristianesimo, avversato da tante parti, non stia per scomparire. Tante altre persone vorrebbero vedere la Chiesa Cattolica e il Cristianesimo piombare nell’oblio, e altri ancora sono convinte che la fine della Chiesa Cattolica e del Cristianesimo senz’altro verrà. Io credo proprio di no. Il Cristianesimo e la Chiesa continueranno ad essere e operare nella storia, grazie alla potenza di Dio, grazie al martirio di tanti seguaci di Cristo, grazie all’impegno nella fede di tanti che in essa continuano a cercare e trovare il significato dell’esistenza umana, e grazie a tanti missionari e missionarie che continuano a presentare Cristo come il Salvatore del mondo così tribolato da tanti mali diabolici. Oggi ci chiediamo: Ascoltando la Parola che anche oggi ci è stata data come grande dono, ascoltando i tanti messaggi di Papa Francesco e colpiti come siamo dalle tante tragedie in atto nella nostra società, COSA SIAMO CHIAMATI AD ESSERE E A FARE?

  1. Innanzi tutto siamo chiamati a riappropriarci del primato della fede come figli e figlie del Padre, fratelli e sorelle di Cristo Salvatoree, e come persone che si lasciano animare dallo Spirito di verità. La Trinità è sempre con noi ed è sempre attiva non mettendoci in una serra lontani da difficoltà, imprevisti e pericoli, ma portandoci avanti nelle situazioni concrete della vita assicurandoci la vittoria finale se soltanto viviamo in spirito di apertura e collaborazione.

  2. Siamo chiamati a vivere con nel cuore il distintivo della carità e con nell’azione il servizio per amore, soprattutto per chi ha perso il senso della vita e dell’impegno! Cito il vescovo Bruno Forte: “Nella sequela di Gesù, (…) i cristiani sono chiamati a farsi servi per amore oggi più che mai, in questo tempo di solitudini e di rinuncia ad amare (…). Essi annunciano Cristo soprattutto vivendo l’esodo da sé senza ritorno, sull’esempio di Lui, solidali specialmente con i più deboli e i più poveri dei loro compagni di strada, ai quali Lui si è fatto vicino. Se Cristo è al centro della vita del discepolo, se Egli è colui al quale il cristiano rimane ‘appeso’, avvinto alla sua croce, illuminato dalla sua risurrezione, allora nessun discepolo di Gesù potrà chiamarsi fuori della storia di sofferenze e di lacrime in cui Egli è venuto e dove ha conficcato la Sua Croce per estendervi la potenza della Sua vittoria pasquale. I discepoli della verità che salva non sono mai soli: essi sono con Lui, al servizio del prossimo, vivendo così la compagnia di Dio con noi. Entrando in questo contesto, abbiamo un modo di essere e di agire che offre agli altri motivi per credere. Non possiamo fare questo senza l’energia che lo Spirito Santo dona.

  3. Siamo chiamati ad essere diversi dai tanti che sono caduti nell’appiattimento, vivendo con entusiasmo l’elemento di differenza che il Vangelo mette in noi e che ci spinge verso gli altri con coraggio ed entusiasmo. Ricordiamo ciò che papa Francesco dice così spesso: la fede si propaga mediante l’attrazione dei seguaci di Cristo che sono elementi vivi di ispirazione: pensiamo a San Francesco, a Santa Teresa di Calcutta e ai tanti santi ‘della porta accanto’.

Ecco ciò che la Parola donataci per questa sesta domenica di Pasqua ci comunica: E’ lo Spirito Santo che guidava i discepoli nella proclamazione del Risorto e in tutto il loro agire per la guarigione degli infermi e per la conversione dei cuori. E’ lo Spirito Santo che animava Pietro nell’invito che rivolgeva a coloro che lo ascoltavano ad adorare il Signore Gesù, pronti sempre a dare ragione della speranza che era in loro. E’ lo Spirito Santo il dono per eccellenza che Gesù chiese al Padre per i suoi discepoli perché Egli, lo Spirito, dimorando dentro di loro, fosse per loro energia per celebrare la vita e per aiutare tutti a mettersi in sintonia con Dio. “Vieni, Spirito Santo!”

P. Giovanni Taneburgo
Missionario Comboniano