P. Manuel João

Una Porta aperta verso la libertà e la vita!

Anno A – Pasqua – 4a domenica

  • Prima lettura – Dagli Atti degli Apostoli 2,14a.36-41
    [Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: «Sappia con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».

  • Salmo 22 (23)
    Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

  • Seconda lettura – Dalla prima lettera di san Pietro apostolo 2,20b-25
    Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime

  • Vangelo – Giovanni 10,1-10
    Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo… io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Dove andiamo adesso?

Siamo alla quarta domenica di Pasqua, la cosiddetta domenica del Buon Pastore, a metà percorso del tempo pasquale di cinquanta giorni. Dopo le tre domeniche delle apparizioni del Risorto, ora rischiamo di perdere di vista il filo conduttore del nostro cammino. Mi pare utile ricordare che andiamo verso l’Ascensione del Signore e la Pentecoste, culmine del percorso pasquale. Le letture domenicali intendono prepararci a queste due grandi feste. Lo fanno attraverso tre temi, partendo da tre scritti del Nuovo Testamento:

1. nella prima lettura, il tema della CHIESA, con la lettura del libro degli Atti degli apostoli: ripercorreremo i primi passi della Chiesa, guidata dallo Spirito Santo;
2. nella seconda lettura, il tema della VITA CRISTIANA, con la lettura della prima lettera di S. Pietro: su come vivere da cristiani in un mondo ostile;
3. nel vangelo, una grande catechesi sulla persona di GESÙ, attraverso alcuni brani del vangelo di Giovanni.

Cerchiamo di non perdere di vista l’unità e l’armonia delle letture che la liturgia ci propone per queste domeniche.

In verità, in verità io vi dico!

Il vangelo di oggi inizia con questa introduzione di Gesù: “In verità, in verità vi dico!”; o meglio: “Amen, amen, io vi dico”. È una affermazione che dovrebbe destare la nostra attenzione. Si tratta di una espressione che introduce una rivelazione, a cui il credente risponde con il suo assenso: Amen!
Tale locuzione introduce le parole di Gesù in 49 passi nei vangeli sinottici (Marco, Matteo e Luca) e in 25 passi del vangelo di Giovani.
Prepariamoci a dire il nostro AMEN con le labbra e con il cuore!

Io sono la porta!

“In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore”. Dopo le prime affermazioni nei versetti 1-5, ci attenderemmo che Gesù dicesse: Io sono il pastore delle pecore! e tutto sarebbe stato chiaro subito. Il tema di Dio Pastore del suo popolo è ben presente nella Scrittura (nei salmi e nei profeti: vedi Geremia 23,1-6; Ezechiele 34,1-31; Isaia 40,10). Quindi, si aspettava che il Messia fosse il Grande Pastore. Invece, nello stile enigmatico proprio del vangelo di Giovanni, Gesù dice: “Io sono la porta delle pecore”! Solo in un secondo momento dirà: “Io sono il buon pastore” (versetti 11-18). Ci chiediamo perché.

In realtà, per poter seguire il Pastore, le “pecore” dovevano essere liberate dai recinti che le mantenevano in cattività! Il primo recinto in cui eravamo prigionieri era quello della morte. Cristo con la sua morte e risurrezione ha spalancato le porte degli inferi ed è diventato la Porta verso la vita. E Cristo vuole assumere questo ruolo di essere porta per proteggere il suo gregge, ma soprattutto per garantire la sua libertà di movimento: “Se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo”. Egli vigila sul suo popolo perché leggi o istituzioni non trasformino il suo “ovile” in luogo di cattività o un domicilio di libertà vigilata, perché lui è venuto perché abbiamo la vita e l’abbiamo in abbondanza. Potremmo chiederci come viviamo, nella Chiesa, la libertà e il senso di responsabilità che Dio vuole per i suoi figli. Ed ancora, se gestiamo i nostri rapporti nella libertà, con la porta del cuore aperta per accogliere, sì, ma senza imprigionare nessuno.

Il Signore è il mio pastore!… davvero?

Il salmo di risposta alla prima lettura è il salmo 22, forse il più conosciuto ed amato del Salterio (la raccolta dei 150 salmi): “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla”. Una buona occasione per pregarlo, gustandolo. Ma potremmo chiederci quanto esso sia veritiero nella nostra vita. Non capiterà a noi di recitare con la vita una parodia di questo salmo? Come quel drogato di Harlem (New York) che aveva scritto sul muro della sua cella:

«L’eroina è il mio pastore, / ne avrò sempre bisogno. / Mi conduce ad una dolce demenza, / distrugge la mia anima. / Mi conduce sulla strada dell’inferno / per amore del suo nome. / Sì, anche se camminassi / nella valle dell’ombra della morte, /non temerei alcun male / perché la droga è con me, / la mia siringa e il mio ago mi portano conforto».

Talvolta ci sono delle “droghe” che ci tengono incatenati. E ci sono tanti “ladri e briganti” che pretendono di essere pastori. Sono tante le sirene capaci di sedurci perdutamente, se non siamo ben attaccati, come Ulisse, all’albero maestro della croce!

Pastori e gregge

Le immagini del vangelo di oggi, pastore e pecore, gregge ed ovile, tanto care ai primi cristiani (basta vedere le raffigurazioni di Cristo Buon Pastore nelle catacombe), oggi ci sono piuttosto estranee e poco simpatiche. E con certa ragione, per l’uso che ne è stato fatto in passato, un uso massificante e strumentale, da pastori senza “l’odore delle pecore” (Papa Francesco). Altro che pastori che chiamano ciascuno e ciascuna per nome, che camminano davanti al loro gregge, disposti a sacrificare la vita! Non sono lontani i tempi in cui si scriveva: “La Chiesa per sua natura è una società ineguale, cioè una società formata da due categorie di persone: i pastori e il gregge … Solo nel corpo pastorale risiedono il diritto e l’autorità … la moltitudine ha solo il dovere di lasciarsi condurre e di seguire i suoi pastori come docile gregge” (Pio X, Vehementer nos). Malgrado gli sforzi per cambiare la mentalità (dei pastori e del gregge!), il clericalismo stenta a morire.

Oggi, Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, siamo invitati a pregare, con più assiduità e più convinzione, il Padrone della messe perché ci dia dei pastori con i sentimenti di Cristo Buon Pastore!

P. Manuel João, comboniano
Castel d’Azzano (Verona), 28 aprile 2023

P. Manuel João Pereira Correia mccj
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