P. Manuel João

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Anno A – Pasqua – 3a domenica
Vangelo: Luca 24,13-35
Domenica di Èmmaus e del Cristo Pellegrino

La Grande Domenica e le 7 Pasque

La Chiesa celebra il mistero della Pasqua durante 7 settimane, da Pasqua a Pentecoste, un periodo di cinquanta giorni, il tempo della “santa allegrezza”, considerato dagli antichi padri della Chiesa “la grande domenica”. Per tutto questo tempo, la preghiera liturgica era fatta in piedi, come segno della risurrezione: “Noi consideriamo che non ci è permesso digiunare o pregare in ginocchio di domenica. La stessa astensione la pratichiamo con gioia dal giorno di Pasqua fino alla Pentecoste” (Tertulliano).

Queste sette domeniche ci invitano a celebrare la Pasqua… sette volte (la pienezza!). Se domenica scorsa era la Pasqua di Tommaso, oggi è la Pasqua dei due discepoli di Èmmaus, narrata da Luca! Con questo si concludono le (tre) domeniche in cui il vangelo ci presenta dei racconti sulla risurrezione.

Le tre apparizioni di Luca

Nel capitolo 24, conclusivo del suo vangelo, Luca ci racconta tre apparizioni:
1. la prima, al mattino di Pasqua, quella degli angeli alle donne, presso il sepolcro vuoto;
2. la seconda, nel pomeriggio dello stesso giorno, l’apparizione del Risorto ai due discepoli camminando sulla strada da Gerusalemme verso Èmmaus;
3. la terza, in serata, l’apparizione di Gesù agli Undici, a Gerusalemme.

Le tre apparizioni sono per testimoniare la realtà della risurrezione, ma anche per evangelizzare i discepoli sul senso dell’accaduto, che li aveva tanto scandalizzati e lasciati nello sgomento più completo.

Tutto si conclude con l’ascensione in cielo. Notiamo bene che tutto avviene nello stesso giorno, il giorno di Pasqua! È una giornata esageratamente lunga! Come mai? Come conciliare questo con quanto raccontano gli altri evangelisti? Bisogna ricordare che i vangeli sono stati scritti diverse decine di anni dopo. I fatti erano ormai noti nell’ambito delle comunità cristiane, tramandati oralmente. Gli evangelisti, scrivendo il loro vangelo, tengono conto non solo della storia, ma pensano, soprattutto, alla situazione delle loro comunità. Cioè, hanno un’intenzione teologica e catechetica. Qui Luca vuole presentarci quella che è la domenica tipo del cristiano. Si tratta di un artificio letterario. Infatti, all’inizio degli Atti degli Apostoli presenta le cose un po’ diversamente: “Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni” (1,3). Ma passiamo al testo del vangelo.

Vangelo in miniatura

La narrazione dei viandanti di Èmmaus è uno dei racconti più suggestivi dei vangeli. Dice il card. Martini: “Vangelo in miniatura, è un racconto dove fede ed emozione, ragione e sentimento, dolore e gioia, dubbio e certezza si fondono, toccando le corde più profonde del lettore, sia esso credente o soltanto in ricerca, creando profonde risonanze al desiderio di mettersi in cammino verso Colui che offre la pienezza della felicità.”

Chi sono i due discepoli?

Uno si chiama Clèopa. Secondo una tradizione del II secolo, Clèopa sarebbe uno zio di Gesù, fratello di San Giuseppe, una persona nota nella comunità cristiana. Dell’altro discepolo non viene dato il nome. Questo ci permette di identificarci con lui o… con lei! Sì, perché – secondo Giovanni 19,25, nella versione della Bibbia di Gerusalemme -, Clèopa avrebbe per moglie Maria, sorella di Maria, la madre di Gesù. L’altro discepolo, dunque, potrebbe essere… sua moglie! Quindi, una coppia?

Il viaggio verso Èmmaus non è una passeggiata di svago, ma piuttosto il ritorno al loro villaggio, al proprio passato, dopo la grande delusione; la fuga dal crocifisso, dopo la clamorosa sconfitta. “Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele”.

Il tema della strada è caro a Luca. Parlare camminando è quello che fa Gesù nel suo “grande viaggio” verso Gerusalemme, che occupa ben dieci capitoli (9,51-19,27). Mentre Gesù saliva a Gerusalemme, luogo della manifestazione di Dio, questi due si allontanano. La fuga è il peccato originale dell’uomo ed ognuno ha la sua Èmmaus. Non si tratta di un luogo, ma di un meccanismo di fuga che spesso si ripete nella nostra vita. Qual è la mia Èmmaus?

Un compagno di viaggio

“Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro”. Ma loro erano troppo tristi e delusi per poter riconoscerlo. Il Signore si fa raccontare la loro (Sua) storia e con la Parola della Scrittura li aiuta a rileggerla, a capirla; la illumina e le dà senso. E allora il cuore si riscalda e la speranza ritorna: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?”.

È la parola che interpreta la vita. Il nostro sguardo sul senso dell’esistenza, sul significato degli eventi della nostra storia, tutto dipende dalla parola che ascoltiamo. Quale parola ascolto per rileggere la mia vita? Quella del ‘mondo’ o quella di Cristo?

Il Signore risorto ci segue nelle nostre fughe, come il buon Pastore che cerca la pecorella smarrita che si è allontanata dalla comunità. Il teologo P. A. Sequeri dice, addirittura, che Dio ci precede nei nostri sentieri di smarrimento per prepararci una trappola e cadere così nelle sue braccia. Egli è “il Dio dei mille agguati”.

Una presenza invisibile!

Attratti dal misterioso Pellegrino, i due viandanti lo invitano a rimanere con loro: “Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto”. E, allo “spezzare il pane” (una espressione dell’Eucaristia), “si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista”. Quando lo “vedono”, finalmente, egli può rendersi invisibile. Perché non è più fuori di loro, ma dentro di loro! E ritornano a Gerusalemme, alla comunità, per condividere la loro gioia ed essere, a loro volta, rinvigoriti dalla testimonianza degli altri. Perché la gioia, come la fede, si moltiplica condividendola.

Questo racconto è un raffinato sunto della domenica, con l’allusione alla comunità cristiana, alla liturgia della Parola che illumina gli eventi della vita, alla liturgia eucaristica che ci nutre e alla missione del cristiano di testimoniare che Cristo è risorto. Siamo noi cristiani di questa domenica pasquale?

P. Manuel João, missionario comboniano
Castel d’Azzano (Verona), 20 aprile 2023

P. Manuel João Pereira Correia mccj
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