Padre Giovanni Taneburgo
DOMENICA DELLA MISERICORDIA DI DIO
Durante il Giubileo dell’anno 2000, San Giovanni Paolo II dedicò la seconda domenica di Pasqua alla Divina Misericordia che, fatta carne in Cristo Crocifisso e Risorto, ci rende capaci di celebrare la vita. ‘Celebrare la vita’ cioè vivere con fede ed entusiasmo.
Iniziamo la nostra riflessione con due proclamazioni forti di San Giovanni Paolo II: “All’umanità, che talora sembra smarrita e dominata dal potere del male, dell’egoismo e della paura, il Signore risorto offre in dono il suo amore che perdona, riconcilia e riapre l’animo alla speranza. Esso è amore che converte i cuori e dona la pace. Quanto bisogno ha il mondo di comprende e di accogliere la Divina Misericordia!” E la seconda citazione: “Passare dalla vita alla morte è la nostra esperienza di ogni giorno; è ciò che vediamo. Passare alla vita attraverso la morte, questo è il mistero, il grande dono di Dio”.
Il passo evangelico di oggi ci presenta Gesù Risorto con nel corpo le ferite della crocifissione. Sì, con le ferite della crocifissione perché indelebili come indelebile è l’amore misericordioso. Il vangelo ci presenta anche i discepoli accolti e amati da Gesù nella concretezza della loro vita. Erano chiusi nel loro piccolo mondo, vittime di tanta paura, in particolare per aver tradito e abbandonato Gesù. Poverini, pensavano che la loro avventura con il Messia, fosse giunta a un capolinea caratterizzato dalla peggiore delle sconfitte. Gesù invece si presenta trasfigurato, avvolto da luce splendente con sulle labbra non parole di accusa e di giudizio, ma parole che parlano di doni al di là di ogni possibile aspettativa da parte dei discepoli. Gesù dona quella pace profonda che niente e nessuno possono togliere dai loro cuori; Egli dona lo Spirito Santo e dona il Mandato Missionario: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo”.
Ciò che segue è una piccola sezione che mi è piaciuto chiamare ‘la sezione dei dubbi’. Credo che tutti, un giorno o l’altro, abbiamo avuto dei dubbi, credo che tutti i discepoli di Gesù ebbero dei dubbi. Soltanto uno, Tommaso, ebbe il coraggio di esprimere il suo grande dubbio in presenza degli altri discepoli nella situazione concreta e particolare descritta dal passo evangelico odierno; il grande dubbio riguardante la Risurrezione di Gesù: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”. Così, quando Gesù entrò in casa, mentre le porte erano chiuse, Tommaso lo vide ed ebbe la grazia di esclamare con una proclamazione mistica: “Signore mio e Dio mio”. Quando abbiamo dubbi di fede, chiediamo la grazia di metterli a nudo alla presenza del Signore ed eventualmente alla presenza della comunità cristiana in preghiera per avere pure noi, ciascuno di noi, la gioia che ebbe Tommaso con la stessa proclamazione mistica: “Signore mio e Dio mio”.
Mentre oggi celebriamo la Domenica della Divina Misericordia, chiediamo allo Spirito Santo la grazia di aprire le nostre menti e spalancare i nostri cuori, per essere rinnovati dall’azione sacramentale della Chiesa, mediante la nostra preghiera e mediante il nostro impegno di vita. Inoltre, pensiamo al Mandato Missionario dato da Gesù ai discepoli: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Il Risorto rinnova lo stesso Mandato per noi, e noi ci apriamo allo Spirito Santo, Animatore della Missione, per poterci impegnare nella crescita del Regno. Per questo, facciamo memoria del nostro Battesimo e di ciò che papa Francesco continua a proclamare con forza: “Ogni seguace del Risorto è in stato di Missione per contagiare tutti con i doni ricevuti fino agli estremi confini della terra”.
Che per intercessione della Madonna, del grande santo Daniele Comboni e di tutti i santi, abbiamo a dare una risposta generosa alla chiamata missionaria che oggi ci viene rinnovata. E che la Missione diventi la nostra Passione.
P. Giovanni Taneburgo
Missionario Comboniano